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Uniti nell’Amore di Dio

E’ un atteggiamento spiritualmente distruttivo stare separati o divisi quando si afferma di nutrire la stessa fede in Cristo e di osservare gli stessi comandamenti di Dio. Camminare da soli o preferire di stare in organizzazioni separate, per non parlare di chi fomenta divisioni nella Chiesa di Dio, è una scelta negativa, perché si privilegia il proprio ego a discapito della Missione che Gesù Cristo ci chiede di portare avanti nel mondo. L’autosufficienza mentale e l’individualismo sono un’illusione spiritualmente letale, una pietra d’inciampo, mentre dovremmo tutti avvertire il dovere morale di essere uniti al corpo di Gesù Cristo e operare insieme almeno a livello locale.

Uniti si vince, divisi si perde

Si sa che l’unione fa la forza. Eppure, molti preferiscono restare indipendenti, anche se tale indipendenza non consente loro di «pubblicare il Vangelo del Regno» adeguatamente. Predicare il Vangelo è un comandamento di Gesù Cristo, come pure l’unità. Per intenderci non l’unità indiscriminata o sincretistica, ma l’unità sul fondamento di Gesù Cristo, quale Figlio di Dio alla destra del Padre Eterno e l’unità nell’osservanza dei comandamenti originali di Dio Padre. Questo tipo di unità dev’essere costruita non soltanto perché è un comandamento divino, ma anche per motivi pratici di produttività, come Gesù stesso ha detto:
«Chi di voi infatti, volendo edificare una torre, non si siede prima a calcolarne il costo, per vedere se ha abbastanza per portarla a termine? Che talora, avendo posto il fondamento e non potendola finire, tutti coloro che la vedono non comincino a beffarsi di lui, dicendo: ‘Quest’uomo ha cominciato a costruire e non è stato capace di terminare’» (Luca 14:28-30).Questa è la prima ragione pratica che dovrebbe convincere molti fratelli della medesima fede a diventare membri attivi della Chiesa di Dio Unita, la quale svolge la sua Missione Cristiana a livello mondiale, mediante la rivista La Buona Notizia, i battesimi, le adunanze settimanali e le feste bibliche annuali. Comprendiamo che non è facile costruire l’unità in un modo diviso, ma con Dio tutto è possibile. Occorre costruire legami di reciproca fiducia e rispetto nell’amore di Dio. Alcuni hanno paura dell’aggregazione e restano solitari. Sbagliano. Paura e isolamento indeboliscono, non danno alcun futuro spirituale nemmeno ai nostri figli, i quali hanno, anche loro, bisogno di crescere nella Chiesa vincendo ogni paura, rivolgendosi a Dio quale loro Padre (Romani 8:15).

Davanti a un bivio

Dobbiamo amare l’unità del corpo di Cristo e la predicazione del Regno di Dio, molto più dello spirito individualista o della denominazione ecclesiale in cui ci troviamo, perché non apparteniamo più a noi stessi, ma a Cristo.
Dare priorità all’unità del corpo di Cristo richiede rinunce e scelte coraggiose, come disse Gesù. «Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo» (Luca 14:26-27). Con queste parole Gesù non ci insegna ad odiare i nostri cari. Ci insegna ad abbandonare le regole religiose degli uomini, i modelli liturgici che altri ci hanno in buona fede inculcato, ma che non hanno alcun fondamento biblico.
Purtroppo la buona fede non sempre ha la Parola di Dio per fondamento. Se uno però ama Dio e la Sua opera molto più delle tradizioni umane, troverà il coraggio e la saggezza di assumere una nuova identità, un ruolo nuovo, che gli consente di servire Dio e l’umanità in modo più efficace, soprattutto di essere pienamente approvato da Dio per aver osservato il comandamento che ci vuole uniti nella verità.

Perché Chiesa di Dio «Unita»

Abbiamo scelto l’aggettivo «Unita» a seguito del nome scritturale «Chiesa di Dio», perché aneliamo non soltanto all’unità del «mondo a venire», ma anche all’unità della popolo di Dio oggi! Vogliamo costruire l’unità fra tutti coloro che «custodiscono i comandamenti di Dio e hanno la testimonianza di Gesù Cristo» (Apocalisse 12:17).
Sappiamo per esperienza che Satana odia i credenti che cercano di costruire l’unità della Chiesa sulle basi della verità di Cristo, dei comandamenti e dell’amore di Dio. Il diavolo vuole indebolire e distruggere la Chiesa di Dio per far così sparire la verità dalla faccia della terra. Nel mondo ci sono tante cose che dividono. Le cose peggiori sono proprio le tradizioni e le pratiche religiose inventate dall’uomo. Alcuni amano i loro ritualismi e le loro concezioni più della verità biblica. Satana è il principale ispiratore dei conflitti, delle divisioni e delle guerre in ogni campo dell’esistenza umana. Questo problema sarà definitivamente risolto nel «mondo a venire», quando sarà tornato Gesù Cristo con la potenza e l’immortalità di Dio e ci saranno nel mondo un unico linguaggio, un’unica religione, e una sola liturgia, quella «secondo l’Ordine di Melchisedec» (Ebrei 7)!
Dio ha ispirato per noi il nome di Chiesa di Dio Unita, che è qualcosa di veramente profetico. Anche se rispetto alla popolazione mondiale siamo numericamente esigui, costituiamo e vogliamo continuare ad essere la Chiesa di Cristo veramente unita nell’amore di Dio. Poter crescere di numero è desiderabile, ma ciò che più conta è l’essere uniti sulle basi della verità e dell’amore di Dio. Dio effettua la chiamata, noi semplicemente diamo la testimonianza e ci prendiamo amorevolmente cura di coloro che sono da Lui chiamati.

I vantaggi dell’essere uniti

Purtroppo alcuni parlano di “unità” come fosse una perdita di autonomia, mentre è un “guadagno” di vitale importanza, da promuovere in tutti gli aspetti della vita: nella famiglia fisica, nei rapporti interpersonali, nella società, nel lavoro, nella Chiesa di Dio per l’edificazione del «corpo di Cristo» a livello mondiale. Ogni nazione è solita festeggiare l’anniversario della propria unità geopolitica, perché indubbiamente dall’unità si traggono svariati vantaggi per noi e i nostri figli.
Nonostante gli interessi materialistici continuano a spingere le politiche e le religioni a combattersi a vicenda, nel «mondo a venire» i veri credenti saranno impiegati da Gesù Cristo per costruire l’unità mondiale. E’ quindi importante che, fin da adesso, impariamo a costruire l’unità della fede nella Chiesa di Dio attraverso l’umiltà e il senso di responsabilità.
Il Salmo 133:1 recita «Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino assieme nell’unità!» La parola «assieme» appare molte volte nella Bibbia, proprio perché Dio vuole l’unità dei Suoi figli. Dobbiamo quindi essere persone umili, desiderosi di camminare insieme.
La strategia di Satana il diavolo è «Dividi e distruggi!» Nel corso dei secoli il diavolo ha perseguitato e disperso quelli che custodivano fedelmente i comandamenti di Dio originali. Allora non è stato possibile fare un’evangelizzazione incisiva. Oggi però non abbiamo scuse, perché stiamo vivendo nel secolo d’oro della libertà, tempo in cui Dio sta permettendo la predicazione della Sua verità, anche mediante i moderni sistemi di comunicazione di massa, nonostante il riaffermarsi dell’apocalittica «Babilonia la grande».
Oggi siamo chiamati a unire le forze, perché ci è possibile farlo. Se prendiamo un foglio di carta lo possiamo strappare facilmente, ma se prendiamo più fogli di carta insieme, ci riuscirà difficile strapparli, ecco perché dobbiamo essere uniti. Dice l’Ecclesiaste 4:12: «Se uno può sopraffare chi è solo, due gli possono resistere; una corda a tre capi non si rompe tanto presto». Pensate a quanto più grande sarà la missione della Chiesa nel mondo quando sarà completata l’unità globale di coloro che serbano i comandamenti orginali di Dio e la vera testimonianza di Gesù! Allora «la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dalle acque che lo coprono» (Isaia 11:9).
Naturalmente l’unità non può essere costruita a discapito della fede nelle dottrine principali, quelle dalle quali dipende la nostra salvezza eterna. L’amore per l’unità dovrebbe però generare la buona volontà di iniziare a praticare nuovi modelli organizzativi e liturgici, quando vediamo che tali cambiamenti non mettono in crisi la spiritualità del nostro Credo ma invece la rafforzano. Tutto questo richiede buon discernimento, flessibilità, umiltà e saggezza. Modificare la forma per privilegiare ciò che è spiritualmente profittevole per tutti.
Dio è un Dio di cuore e vuole che fra noi ci sia una unità di cuore, che è il risultato del vero amore, della vera umiltà. «Umiltà e amore» sono queste le virtù che promuovono l’unità vera, che viene dalla conversione, quando noi ci sottomettiamo alla santa volontà di Dio. Ricordiamo che l’opposto dell’unità è la divisione, una «opera della carne» che dobbiamo sempre più sradicare dalla nostra vita.
Su questo tema l’apostolo Paolo scrisse: «Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto d’amore, qualche comunione di Spirito, qualche tenerezza e compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente, non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù» (Filippesi 2:2-5).
Queste parole mettono alla prova il nostro amore per l’unità e per la missione che Cristo ha affidato alla Sua Chiesa. Gesù si è umiliato sino a sacrificarsi per noi. Rinunciò alla sua gloria per venire come un comune mortale sulla terra e subire così tante umiliazioni sino alla sua morte in nostra vece. Cristo sceglie sempre persone deboli per portare avanti la Sua grande missione sulla terra. Poteva senz’altro fare a meno di noi che siamo deboli, eppure Egli ci ha incluso nel suo meraviglioso disegno, per prepararci a una missione ancora più grande, da portare avanti nel «mondo a venire». Gesù azzerò Se Stesso per portarci all’unità dello Spirito! E noi?

Diversità di doni, ma un medesimo Spirito

Naturalmente Dio non ha soltanto noi. Chissà quante altre persone al mondo sono da Lui chiamate, senza che noi si abbia conoscenza di loro. Un giorno li conosceremo. Sarà meraviglioso. E siamo certi che l’amore di Dio spingerà all’unità operativa. Nel frattempo, però, dobbiamo continuare a pubblicare il vangelo del Regno in testimonianza a tutte le genti e prenderci cura di quanti Iddio ne chiamerà.
Dio ama l’unità della fede nella Sua Chiesa. Non “l’unità nella diversità delle fedi o pratiche liturgiche”, ma l’unità nella diversità dei talenti e dei ruoli, perché queste ci aiutano davvero a crescere e a compiere un’opera migliore.
«Or vi è diversità di doni, ma v’è un medesimo Spirito, e vi è diversità di ministeri, ma non v’è che un medesimo Signore, e vi è varietà di operazioni, ma non v’è che un medesimo Iddio il quale opera tutte le cose in tutti» (1 Corinzi 12:4-6). Dobbiamo perciò essere uniti nello Spirito di Dio, pregando e digiunando per non permettere allo spirito malefico di dominare la nostra vita. Abbiamo bisogno di coltivare non paura e diffidenza, ma coraggio e fiduciosa speranza di poter operare tutti insieme come una vera «famiglia di Dio», dove ognuno di noi è necessario, perché Dio vuole coinvolgere nella Sua Chiesa tutti i Suoi figli, nessuno escluso.
«Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole. Come infatti il corpo è uno, ma ha molte membra, e tutte le membra di quell’unico corpo, pur essendo molte, formano un solo corpo, così è anche Cristo. Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito» (1 Corinzi 12:11-13). In altre parole, siamo come vari “ingredienti” speciali, usati per formare una “pietanza squisita”. Questo genere di unità è possibile quando facciamo spazio all’umiltà e all’amore di Dio. Quando invece privilegiamo il nostro individualismo e le tradizioni dell’uomo, in realtà non amiamo abbastanza l’opera che Dio ci ha chiamato a sostenere e a svolgere nel mondo.

I miracoli dell’amore di Dio

L’apostolo Paolo scrisse che i doni principali dello Spirito di Dio sono la «Fede», la «Speranza» e «l’Amore». Specificò che «il dono più grande è l’amore». Il termine «amore» o «pietà» è usato nella maggior parte delle versioni per indicare l’Agape, antico termine greco che significa «amore perfetto e altruistico» o «amore divino».
Il vero amore, quello perfetto, è benigno, «l’amore non invidia, l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non si inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» (1 Corinzi 13:4-7).
La «pazienza» è un’espressione dell’amore, eppure spesso no siamo pazienti gli uni verso gli altri. Invece Dio ha moltissima pazienza verso di noi, perciò dobbiamo essere volenterosi nell’usare la pazienza gli uni gli altri.
Il vero Cristiano è un volontario nella pazienza: non disputa per far prevalere la sua opinione sugli altri, e non è neppure un egoista, non provoca, non offende il suo prossimo, ma guarda il meglio delle altre persone per promuovere l’unità dello Spirito. Satana e i demòni provocano diffidenza, sfiducia, odio e divisione, Dio ci dona invece il Suo amore perfetto che tutto unisce come una colla indistruttibile.

Il nostro “Pastore Generale” è Gesù Cristo

Alcuni credono che la Chiesa, per essere quella vera, debba essere diretta da un solo uomo, detto “Pastore Generale”. Ma noi crediamo di far parte della Chiesa del Nuovo Testamento, dove Gesù Cristo è il vero «Capo vivente» e i credenti non decidono tutto per proprio conto, ma seguono gli insegnamenti dei ministri consacrati a Cristo. Un esempio da seguire ce l’hanno lasciato Paolo e Barnaba, i quali ricercarono «il consiglio degli apostoli e degli anziani in Gerusalemme», come leggiamo in Atti 15:2.
L’apostolo Paolo si rese conto che l’individualismo e svolgere una predicazione senza la guida dei più «ragguardevoli» della Chiesa, equivale a un «correre invano» (Galati 2:2). Eppure Paolo era stato chiamato direttamente da Cristo in modo miracoloso! Avrebbe potuto prtendere totale autonomia. Cosa spinse Paolo a salire a Gerusalemme e conferire con gli altri apostoli? L’amore per l’unità della Chiesa!
Paolo era molto preoccupato perché alcuni fratelli erano divisi per le loro diverse interpretazioni e visioni nazionalistiche. Perciò egli esortava continuamente all’unità, scrivendo: «Ora l’Iddio della pazienza e della consolazione vi dia di avere un medesimo sentimento secondo Gesù Cristo affinché d’un solo animo glorifichiate Iddio» (Romani 15:5), e «Abbiate fra voi un medesimo sentimento, non abbiate l’animo alla cose alte, ma lasciatevi attirare dalle umili. Non vi stimate savi da voi stessi» (Romani 12:16).
Noi tutti abbiamo delle diverse abilità, che dobbiamo usare per amarci maggiormente in Cristo e per cercare di conoscerci sempre di più sotto il comando di Dio che ci ha arruolati! Egli ci chiede di rispettare il governo della Chiesa di Dio così come rispettiamo il governo della nazione. «Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, perché non v’è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono ordinate da Dio» (Romani 13:1).

Accogliere i deboli nella fede

Nella sfera umana succede spesso che non tutti la pensino allo stesso modo in ogni piccolo dettaglio nello stesso momento. Ognuno ha bisogno del suo tempo per riflettere e provare. Perciò l’apostolo Paolo scrisse: «Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo ma non per discutere opinioni» (Romani 14:1).
«L’uno crede di poter mangiare di tutto, mentre altro, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia di tutto non deve disprezzare colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto, non deve giudicare colui che mangia di tutto; perché Dio l’ha accolto» (versetti 2-3).
Perché è «accolto» da Dio? Avendo «ben conosciuto la verità», egli crede di poter mangiare tutti quei cibi che «sono stati creati e santificati dalla parola di Dio», come descritto in Levitico 11 e Deuteronomio 14. Certamente egli non crede di dover mangiare la carne degli «animali immondi e abominevoli» descritti in Apocalisse 18:2, ma i cibi «santificati dalla parola di Dio», li mangia tutti «con rendimento di grazie» (1 Timoteo 4:1-5). Al contrario ci sono anche quelli che sono vegetariani o vegani convinti. L’apostolo Paolo ci dice di accogliere tutti, di dare tempo a tutti.
In altre parole, si devono evitare continue discussioni o dispute su vedute diverse e opinioni personali. La riflessione e l’esperienza richiedono tempo, e molte preghiere.
La natura umana tiene moltissimo alle cose fisiche come il mangiare, ed è portata a fare questioni sul cibo. Per non bruciare ponti o legami di potenziale fratellanza, dobbiamo invece soffermarci di più sulle cose che ci uniscono.
Chi segue veramente Gesù Cristo non alimenta continue discussioni, proprio per non fomentare divisioni nella Chiesa e per non rovinare la serenità dei fratelli che vengono in Chiesa per trovare la pace e la gioia di Cristo. In congregazione dobbiamo tutti soffermarci nelle cose che uniscono. Se ci sono discordanze di vedute, non è profittevole sbandierarle; è molto più saggio ed edificante conferire in privato con il ministro locale o, in mancanza di quest’ultimo, con il pastore.
«Così dunque ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio. Perciò non giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma piuttosto giudicate questo: di non porre intoppo o scandalo al fratello… perché il regno di Dio non consiste in vivanda né bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo» (Romani 14:12-13,17). In altre parole, ci sono cose spirituali molto più importanti dell’essere vegetariani o vegani o indiscriminatamente carnivori. Chi come noi distingue le carni pure da quelle impure, ad esempio, lo fa per il Signore, il cui Spirito vuole i nostri corpi il più possibile sani e puri. Ma ciò non ci autorizza a interrompere il rapporto con quelli che rispettano la nostra fede pur non comprendendola appieno. Anche noi dobbiamo fare altrettanto verso di loro.
«Perseguiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca. Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure in se stesse, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato per l’altro. È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito» (Rom. 14:19-21).

Del modo di pregare

Lo stesso principio vale per quelli che hanno zelo ma sono abituati a pregare tutti insieme, ciascuno gridando a squarciagola la propria supplica. Questo modo di pregare gratifica soltanto chi lo pratica. Il risultato è quello di scandalizzare e allontanare potenziali fratelli, anziché farli avvicinare. Soprattutto non è biblico. E’ scritto, infatti, che a parlare in congregazione «siano soltanto due o al massimo tre» per volta (1 Corinzi 14:4, 9-20, 27). Ma quanti sono disposti a seguire le istruzioni dell’apostolo Paolo per guadagnare dei nuovi fratelli? Speriamo che siano molti.
«Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. Ciascuno di noi compiaccia al prossimo nel bene, per l’edificazione» (Romani 15:1-2). Come edificare la nostra unione?
«Ora il Dio della pazienza e della consolazione vi dia di avere gli uni verso gli altri gli stessi pensieri, secondo Cristo Gesù, affinché con una sola mente e una sola bocca glorifichiate Dio, che è Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Perciò accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo ci ha accolti per la gloria di Dio» (Versetti 5-6).
Durante la santa adunanza è necessario che, di volta in volta, il ministro incarichi due fratelli affinché, uno all’inizio e l’altro alla fine del sacro servizio, siano essi a pregare «nel nome di Gesù», in maniera udibile in rappresentanza dell’intera congregazione. Il sacro servizio contiene due messaggi principali, ed è corredato da musica e canti in lode a Dio, fra un messaggio e l’altro. Nella Bibbia Dio ci rivela ch’Egli ama la pace e l’ordine nella Sua casa, dove tutti possono ascoltare, meditare, capire e fare propria la preghiera del conduttore.
Dio non è sordo. Le nostre preghiere possono essere ferventi anche se fatte nella mente a casa nostra. Dio ascolta e gradisce maggiormente le preghiere fatte con la dovuta discrezione, secondo le istruzioni di Gesù: «Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole» (Matteo 6:5-7). Fratelli, seguiamo l’esempio di Gesù il quale, dopo aver congedato la folla, «salì sul monte in disparte per pregare» Matteo 14:23). In privato possiamo pregare Iddio quanto ci pare e piace, mentre lo scopo principale della santa adunanza non è soltanto quello di suonare e cantare per ore ed ore, ma è quello di nutrire la congregazione della Parola di Dio.

Costruttori di UNITA’

Che cosa identifica la vera Chiesa di Dio oggi? Il fatto di essere la «progenie» spirituale, che ancor oggi «custodisce i comandamenti di Dio ed ha la testimonianza di Gesù Cristo» (Apocalisse 12:17)! Poiché queste caratteristiche spirituali ci rendono fin troppo spesso oggetto della persecuzione di Satana il diavolo, è di vitale importanza che ognuno di noi sia impegnato a costruire l’unità tra tutti coloro che condividono questa stessa fede.
Il «mondo a venire» di cui parla la Bibbia sarà sottoposto a Gesù Cristo e allora l’unità sarà finalmente raggiunta. Allora saremo degli esseri spirituali, parte della famiglia di Dio nel Suo regno, e finalmente godremo di quell’unità perfetta e armoniosa che Dio e la Parola (Gesù Cristo), hanno sempre avuto e sempre avranno. Ma noi dobbiamo adoperarci a costruire L’UNITA’ della Sua Chiesa, fin da ora!
Se dipendesse solo dalla nostra forza personale nessuno sarebbe qui, perché non siamo perfetti. Gesù però ci esorta a essere «perfetti come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli» (Matteo 5:48). Cioè, perfetti nel Suo amore! Perfetti nei frutti del Suo Spirito. Ecco dunque che dobbiamo chiedergli ogni giorno una maggiore dose del Suo Spirito Santo.
Più noi diventiamo uniti nella verità di Cristo, più noi ci avviciniamo al carattere perfetto di Gesù Cristo e alla famiglia spirituale di Dio Padre.
«Voi dunque non siete più forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare, su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito» (Efesini 2:19-22). Stare insieme ben saldi come un unico “edificio”, come unico è anche lo Spirito di Dio.
Costruire l’unità è impossibile senza lo Spirito Santo di Dio. Occorre essere battezzati con lo Spirito Santo, oltre che con acqua. Occorre l’imposizione delle mani. Ravvedimento, umiltà, diligenza, saggezza, tempo e pazienza. In altre parole occorre l’amore di Dio sparso nei nostri cuori!
L’apostolo Paolo sapeva bene tutto questo, quando scrisse: «Vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace. Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione» (Efesini 4:2-4), «….finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo» (Versetto 13).
In Efesini 5:21, l’apostolo Paolo dice: «Sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo». Dobbiamo essere umili e uniti, tanto da divenire sottoposti gli uni agli altri. Siamo «uno» o «uniti» quando abbiamo un unico Spirito: lo stesso Spirito che unisce «la Parola» e «Dio Padre».
Gesù alla fine della sua esistenza umana, prima di essere arrestato e crocifisso, fece una preghiera meravigliosa; la espresse con molto fervore per rimarcare l’importanza dell’unità nel popolo di Dio.
Gesù disse: «Ora io prego non soltanto per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni 17:20-21).
Per essere «uniti» come lo sono il Padre e il Figlio, dobbiamo avere il loro stesso Spirito in noi. Solo così possiamo dare una testimonianza credibile ai nostri figli e al resto del mondo. «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13:35).
In conclusione, dobbiamo imparare ad amarci l’un l’altro, perché l’amore è l’ingrediente essenziale sia all’unità della Chiesa sia alla capacità di quest’ultima di compiere l’opera di Dio sulla terra, prima che venga la fine.
Il camminare da soli o restare divisi è una libera scelta. Dio però dice che non tutto quello che ci è permesso di fare è profittevole o utile.
Saremo chiamati in giudizio per le nostre scelte.
Se scegliamo di edificare, saremo benedetti.
Se scegliamo di camminare da soli o di restare indipendenti e divisi, avremo indebolito la Chiesa e saremo responsabili del fatto che la nostra fede, la nostra testimonianza, non andrà lontano, e non sarà credibile agli occhi del mondo. Il giudizio di Dio non sarà leggero; ecco perché l’unità dei credenti della medesima fede è di vitale importanza.

Un futuro glorioso

La Chiesa del primo secolo crebbe rapidamente, nonostante le avversità, perché c’era l’amore di Dio fra i credenti, specie verso i pellegrini venuti a Gerusalemme per celebrare la Festa di Pentecoste. Stavano bene insieme ed erano tutti pronti a sacrificarsi per gli altri. In quella particolare circostanza, i residenti erano pronti ad aiutare i pellegrini, offrendo loro cibo e ospitalità. Essi predicavano il futuro avvento di Gesù Cristo e del Regno di Dio sulla terra. In effetti Gesù vuole che in noi ci sia sempre questa sublime aspettazione, lo stesso zelo, fede e amore che animò la Chiesa del primo secolo. In questo dobbiamo crescere.
Gesù sta operando in tal senso in diverse parti del mondo, per dare un futuro glorioso alla Sua Chiesa e salvezza anche alle genti. Dipenderà da noi se essere o meno costruttori di unità, figli di cui Dio possa compiacersi.

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