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Onorare tuo padre e tua madre:è indispensabile per una vita stabile e serena

Dio ha dato il quinto comandamento principalmente per regolare i rapporti tra figli e genitori umani. Naturalmente il nostro Creatore è anche il nostro «Padre Eterno», da onorare più d’ogni genitore umano (Matteo 10:37). Sei comandamenti, dal quinto al decimo, stabiliscono le regole di condotta proprio in quelle aree del comportamento umano che producono gli effetti più profondi sugli individui, sulle famiglie, sui gruppi e sulla società in generale.

Ogni abuso e sfruttamento degli uni sugli altri è considerato una cosa abominevole. L’intensità e la portata delle violenze spesso praticate all’interno delle famiglie e nella società non possono essere facilmente dimenticate. Abbiamo un bisogno impellente di invertire le tremende conseguenze della nostra incapacità di convivere pacificamente con gli altri. Abbiamo la necessità di imparare a lavorare insieme in armonia, in tutti i campi della vita, insomma, di costruire rapporti stabili, duraturi e amorevoli.
L’obiettivo degli ultimi sei dei Dieci Comandamenti sta proprio nel tentativo di stabilire i principi essenziali grazie ai quali si possono costruire rapporti interpersonali armoniosi e durevoli. Tutti questi comandamenti definiscono con estrema chiarezza le aree di comportamento in cui è proprio la stessa natura umana a creare gli ostacoli più grossi alla pace e alla cooperazione. Allo stesso tempo questi stessi comandamenti ci forniscono anche gli strumenti per liberarci da tutti quegli ostacoli.

 

Imparare a rispettare gli altri

Il modo migliore per incominciare un buon rapporto è imparare a responsabilizzarsi nella propria condotta e nel proprio carattere. Il nostro temperamento, il fattore che più di ogni altro ispira la nostra condotta, inizia a formarsi e poi lentamente a stabilizzarsi durante la nostra infanzia e la nostra adolescenza. È proprio in queste fasi della formazione che le nostre attitudini, dovute ai nostri desideri personali, si formano e poi vengono modellate in rapporto ai desideri e ai bisogni degli altri. Questo, per l’appunto, è il nocciolo fondamentale del Quinto Comandamento: l’importanza d’iniziare ad imparare a rispettare gli altri fin da quando siamo ancora bambini. Il Quinto Comandamento ci mostra da chi e in che modo sono meglio appresi i fondamenti del rispetto e dell’onore. Esso ci aiuta ad agire correttamente nei confronti degli altri, a sottometterci nel modo appropriato alle autorità e, infine, ad accettare l’influenza di chi ci può meglio consigliare, generalmente, al di sopra d’ogni interesse personale: il genitore. Questo è il motivo per cui l’apostolo Paolo ha scritto: «Onora tuo padre e tua madre (è questo il primo comandamento con promessa) affinché ti sia bene e tu abbia lunga vita sulla terra» (Efesini 6:2-3).
Il rispetto per gli altri inizia con l’imparare ad avere rispetto verso i propri genitori. Imparare ad obbedire a questo comandamento aiuta i bambini a stabilire un modello di vita che rispetti le regole, le tradizioni, i principi e le leggi appropriate. Imparare ad onorare altre persone non dovrebbe essere nient’altro che un’abitudine normale, spontanea, appresa durante l’infanzia nel rapporto con i propri genitori. L’applicazione universale di questo principio biblico, sebbene sia di importanza fondamentale, è piuttosto semplice. Leggiamo: «Onorate tutti. Amate la fratellanza. Temete Iddio. Rendete onore al re» (I Pietro 2:17). Tutto prende inizio dal rispetto e dall’onore che noi dimostriamo nei confronti dei nostri genitori.

Il ruolo di ogni genitore

Dio riversa direttamente sulle spalle dei genitori la responsabilità primaria di insegnare ai propri figli i principi basilari della vita. La capacità da parte dei padri e delle madri di adempiere a questa responsabilità dipende in gran parte da quanto essi, a loro volta, si sottomettono agli ordini e all’insegnamento di Dio, mostrandogli rispetto ed amore. Ricordiamo che i primi quattro dei Dieci Comandamenti evidenziano l’importanza di un rapporto personale con Dio e insieme precedono direttamente il comandamento di onorare i nostri genitori umani. Dopo tutto, Dio Stesso è il Padre nostro per eccellenza, e per questa ragione alcuni credenti annoverano questo comandamento fra i primi cinque.
E’ da notare come Dio sfidava quelli dell’antico Israele: «Un figlio onora suo padre, e un servo il suo signore; se dunque io son padre, dov’è l’onore che mi è dovuto? E se son Signore, dov’è il timore che dovresti avere di me? Dice l’Eterno degli eserciti a voi…» (Malachia 1:6). Essendo il nostro Creatore, Dio è il Padre di noi tutti, come è implicito nel primo dei Suoi Comandamenti. Dio ha però dato il quinto comandamento per regolare principalmente il rapporto tra figli e genitori umani.
Quelli che sono già genitori, padri o madri, dovrebbero prima di tutto immaginare se stessi come «figli di Dio». Il nostro rispettare ed obbedire al nostro Padre celeste è importante tanto quanto lo è per i nostri figli rispettare e obbedire a loro volta noi genitori umani; soltanto allora ci è possibile cogliere appieno il nostro ruolo di tutori spirituali dei nostri figli.
Quando siamo noi ad obbedire ed onorare Dio, significa che stiamo dando il giusto esempio ai nostri figli di onorare anche, e soprattutto, il loro Padre celeste. Essi, a quel punto, possono imparare le regole di rispetto e obbedienza mediante l’osservazione del nostro esempio e attraverso l’applicazione degli insegnamenti che essi ricevono. I figli interiorizzano meglio credenze e comportamenti, se vedono una continuità fra l’esempio e le istruzioni dei loro genitori e dei loro insegnanti.

Il legame mancante nella cura dei figli

L’ordine che Dio rivolge ai genitori rende palese quanto abbiamo appena detto: «Tu amerai dunque l’Eterno, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. E questi comandamenti che oggi ti do ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Deuteronomio 6: 5-7). Questo comandamento implica in modo chiaro quanto segue: soltanto quando siamo noi stessi a serbare in cuore principi giusti, possiamo allora, in quanto genitori, istillarli con successo nei nostri figli.
Nei Proverbi della Bibbia troviamo molte istruzioni e molti principi a proposito dei modi in cui dovremmo rapportarci e rispettarci l’un l’altro. Dovremmo discutere regolarmente questi principi all’interno delle nostre famiglie e applicarli alle situazioni di vita che i nostri figli ogni giorno si trovano a fronteggiare. Queste discussioni dovrebbero essere interattive, in modo da permettere ai figli di porre quesiti che noi, in quanto genitori, dovremmo aiutare a risolvere, utilizzando principi biblici con la massima esaustività e accuratezza possibili (Deuteronomio 6:20-21).
Se vengono trattati con dignità e rispetto, entro un processo di interazione, i figli imparano a trattare gli altri nel giusto modo e si rendono coscienti dei motivi per i quali i loro comportamenti e i loro atteggiamenti dovrebbero riflettere amore e cura degli altri. I genitori che aiutano i propri figli a trovare la Parola di Dio per mettere alla prova i valori fondamentali della famiglia, stanno allo stesso tempo insegnando a loro come basarsi sul giudizio di Dio, piuttosto che affidarsi soltanto alle proprie emozioni, alle proprie aspirazioni e ai propri desideri. I figli, specialmente quando sono ancora adolescenti, stanno cercando il proprio posto nella società. Per questo essi hanno bisogno anche e soprattutto di guida, di istruzioni, di amore e di rassicurazioni. I genitori non dovrebbero farsi beffe di loro.
L’apostolo Paolo mette in guardia i genitori, e in particolare i padri, dal «provocare ad ira i vostri figli: ma allevateli in disciplina e in ammonizione del Signore» (Efesini 6:4). I genitori devono combinare, con attenzione, l’insistenza che i figli obbediscano alle regole di rispetto e di cortesia, assieme ad una buona dose di pazienza e di gentilezza. Questa combinazione benefica spesso è proprio quel legame che, purtroppo, tante volte manca nella cura e nell’insegnamento ai figli.

Aiutare i figli a trovare la propria identità

I figli hanno bisogno di continui incoraggiamenti e riconoscimenti dei loro successi e dei loro risultati; essi hanno bisogno di amore e di apprezzamento perché vengano aiutati a maturare una forte identità personale, capace di riflettere un atteggiamento positivo e fiducioso verso la vita.
Ricordiamo che i figli non rispondono tutti allo stesso modo di fronte a diversi tipi di apprezzamento. Alcuni possono maturare un atteggiamento positivo quando i complimenti sono diretti a loro stessi, alle loro capacità e all’interno delle loro aree di competenza, piuttosto che verso determinati risultati personali. Apprezzare principalmente solo risultati specifici, come ad esempio i voti conseguiti a scuola, potrebbe provocare paradossalmente un sentimento generale di insicurezza, con tutte le conseguenze negative del caso. Alcuni potrebbero pensare di essere accettati come “normali” soltanto se riescono a ottenere risultati eccezionali, di essere amati solo quando i loro sforzi sono perfetti. Questo tipo di gratificazione potrebbe provocare l’effetto opposto a quello desiderato.
In quanto genitori, dovremmo unirci ai nostri figli nelle loro conquiste. Dovremmo condividere i loro successi. Ma dovremmo anche fare attenzione a indirizzare il nostro apprezzamento verso di loro in particolare come individui dotati di una sensibilità tutta personale. Dovremmo dire loro che siamo contenti di loro. Questo comportamento può rafforzare in loro la sensazione che è possibile fare contenti i genitori e quindi anche Dio. I figli iniziano così a sentire di essere accettati e apprezzati. Maturano la speranza nel loro futuro e sono rassicurati nella propria identità personale. A quel punto è molto più probabile che essi abbiano fiducia in noi come genitori e che ricambino l’apprezzamento e l’onore di cui parla il Quinto Comandamento. È l’inizio di un rapporto positivo, e comunque appropriato con il resto dell’umanità e, in ultima analisi, con Dio.

Onorare i nostri genitori da adulti, produce benefici

Quando diventiamo adulti, il dovere di onorare i nostri genitori non cambia di una virgola; si tratta infatti di un impegno durevole per tutta la vita. A mano a mano che i genitori invecchiano, il nostro dovere nei loro confronti può includere l’assistenza fisica e, se necessario, l’aiuto finanziario.
Gesù criticava quelli che trascuravano di prendersi cura dei loro genitori anziani. E diceva loro ancora: «Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosè, infatti, ha detto: ‘Onora tuo padre e tua madre’; e ‘Chi maledice padre o madre sia punito di morte’. Voi invece, se uno dice a suo padre o sua madre ‘Quello con cui potrei assisterti è Corban (vale a dire, offerta a Dio)’ — gli permettete di non aiutare più il padre e la madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata» (Marco 7:7-13).
Noi e i nostri figli dovremmo essere certi di non trascurare i nostri nonni. Questi ultimi hanno sicuramente contribuito in maniera significativa alle nostre vite. Non dimentichiamo inoltre che la maggior parte dei nonni amano i loro nipoti. Dovremmo trovare il modo e le occasioni per passare il tempo ad ascoltarli e a fare loro domande. Le conversazioni con loro possono rivelarsi veri e propri tesori, perché ci aiutano a capire meglio e ad apprezzare le nostre origini. I nonni amano che i loro nipoti mostrino interesse nei loro confronti. I nipoti che onorano ed amano i loro nonni riescono ad ampliare la propria comprensione delle persone e della vita.
Quando Mosè passò in rassegna i Dieci Comandamenti, assieme al popolo di Israele, parlò di un’altra benedizione oltre alla vita eterna, legata in modo specifico al rispetto del Quinto Comandamento: «Onora tuo padre e tua madre, come l’Eterno, l’Iddio tuo, ti ha comandato, affinché i tuoi giorni siano prolungati, e tu sia felice sulla terra che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà» (Deuteronomio 5:16). Noi, i figli, siamo quelli che traggono il maggiore beneficio dall’onorare i nostri genitori. Questo è il significato del comandamento, con la meravigliosa promessa che la vita migliorerà se noi ci atteniamo ad esso.
Come comportarsi con dei genitori difficili?

Non tutti i genitori o nonni hanno comportamenti degni di rispetto e onore. Portare loro rispetto non è sempre cosa semplice. Per le vittime di abusi verbali, fisici o perfino sessuali è ovviamente molto difficile onorare il genitore che si è reso colpevole di tali efferatezze. Dio ci ingiunge ad onorare i nostri genitori e parenti, ma non ci chiede di continuare a subire i loro abusi. Come comportarsi quando è impossibile approvarli?
Gesù ci dice di amare e pregare anche per i nostri nemici (Matteo 5:44-45). Allo stesso modo un figlio che subisce abusi è tenuto a non odiare o vendicarsi. Ma se l’abuso è grave, il figlio deve allontanarsi da quel genitore, deve pregare Dio e chiedere aiuto a parenti affidabili e responsabili o a persone competenti. Questa è la linea di confine che Dio ha tracciato, perché la vittima rimanga nella parte giusta.
I figli abusati devono pregare per i loro genitori, affinché Dio aiuti questi ultimi a capire i loro errori, così che si possano riconciliare con Lui e, attraverso di Lui, con i loro figli. In questo modo quel tipo di genitori riceve l’onore che da soli non sono stati in grado di guadagnare.

Conclusione

Le famiglie sono i mattoni fondamentali delle società. Famiglie forti costruiscono società e nazioni altrettanto forti. Quando invece le famiglie sono divise e indebolite, il risultato è tragico e fa clamorosamente notizia sulle pagine dei quotidiani e nelle immagini televisive. Ciascun individuo o gruppo, o un’intera nazione che capisca l’importanza di legami familiari solidi ha il vantaggio di un rapporto migliore con Dio e della Sua benevolenza.
(Per eventuali approfondimenti: info@labuonanotizia.org )
LaBuonaNotizia.org