registrati
accedi

Non usare il nome di Dio invano

ll Terzo dei Dieci Comandamento recita: «Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.nome» (Esodo 20:7).

Ma che cosa significa esattamente usare il nome di Dio invano?
E quali sono le conseguenze?
Usare il nome di Dio invano significa vanificare il tuo credo nel Creatore dell’intero Universo e di tutta la vita sulla Terra e nei cieli. E’ una grave offesa a te stesso, oltre che a Dio, il quale ti ha creato a Sua immagine e somiglianza per ereditare proprio il Suo santo nome: L’ETERNO, “Colui che è, che è sempre stato e sempre sarà”.
Chiamare in causa Dio invano, anche quando ne disconosciamo il Suo il santo nome, significa predicare nel Suo nome e non fare le cose che Lui ci comanda, significa infangare noi stessi, perché questa cattiva abitudine è spesso sorella anche della nostra impazienza, irascibilità, malizia e vanità.
Intrattenere un rapporto con Dio Creatore o il chiamarlo in causa ci richiede di rappresentarlo fedelmente, sinceramente e con il dovuto rispetto. Il Terzo dei Dieci Comandamenti si concentra infatti sulle manifestazioni del rispetto che dobbiamo al nostro Creatore.

Alla base dei buoni rapporti interpersonali c’è sempre il rispetto. La qualità del nostro rapporto con Dio dipende dall’amore e dal rispetto che abbiamo nei Suoi confronti. Dipende anche dai modi in cui manifestiamo il rispetto nei Suoi confronti alla presenza degli altri. Dobbiamo sempre avere cura di rispettarlo profondamente, sia come persona divina sia per ciò ch’Egli rappresenta.

Viceversa, l’uso del nome di Dio in maniera irriverente, degradante o, ad ogni modo, irrispettosa testimonia un atteggiamento di disprezzo del buon rapporto che dovremmo invece mantenere con Lui. Atteggiamenti che scaturiscono dalla noncuranza oppure da sentimenti di vera e propria ostilità o disprezzo: insomma, un uso improprio del nome di Dio in entrambi i casi.

Rispettare Dio e il Suo nome

Consideriamo alcuni modi in cui potremmo essere associati all’ETERNO Dio Creatore, a Colui che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza per darci l’opportunità di diventare Suoi figli, e di ereditare il Suo nome.
Quando ci ravvediamo dei nostri peccati e ci facciamo battezzare, Dio dona al nostro spirito parte del Suo Spirito, in altre parole ci “genera” spiritualemente e ci fa diventare membri della Sua Chiesa, futuri eredi del Suo Regno e della Sua Famiglia divina ed eterna. Le leggi di Dio definiscono i modelli, i valori giusti e adatti a noi umani, e la nostra beata speranza consiste nell’entrare e partecipare al Regno di Dio. «Tutto ciò che è per noi importante è un dono che viene da Dio, poiché viviamo, ci muoviamo ed esistiamo grazie a Lui…» (Atti 17:28).

Notate come il libro dei Salmi esprima il massimo rispetto per Dio: «Anima mia, benedici l’Eterno! O Eterno, mio Dio, tu sei sommamente grande, sei vestito di splendore e di maestà» (Salmo 104:1). «Tutta la terra tema l’Eterno; lo paventino tutti gli abitanti del mondo» (Salmo 33:8). Re Davide scrisse: «Io ti esalterò, o mio Dio, mio Re, e benedirò il tuo nome in sempiterno. Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome in sempiterno. L’Eterno è grande e degno di somma lode, e la sua grandezza non si può investigare» (Salmo 145:1-3).

La bestemmia e l’uso volgare della parola

Probabilmente, il modo più diretto di infrangere il Terzo Comandamento è rappresentato dalla bestemmia, vale a dire l’uso del nome di Dio associato a parole e modi di dire sconci, irriverenti e volgari. La contaminazione del nome di Dio, o di quello di Suo Figlio, Gesù Cristo, è diffusa quasi dappertutto. Fin dalle origini della storia, la maggior parte dell’umanità non ha mai mostrato, nei confronti di Dio, il rispetto dovuto.

Bestemmiare non è però l’unico modo di abusare del nome di Dio. Chiunque utilizzi senza rispetto il nome di Dio, o di Cristo, nei discorsi di tutti i giorni, non conosce Dio come dovrebbe, anche se è in cuor suo convinto di rispettarlo in tutto e per tutto. In un certo senso, questo genere di persone assomigliano a Giobbe, il quale dovette riconoscere la sua limitata concezione di Dio dopo che si rese conto che a volte aveva sottovalutato Dio. Giobbe ha infatti confessato: «Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha veduto. Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Giobbe 42:5). Giobbe si era finalmente reso conto di non aver conosciuto Dio così bene come aveva creduto.

Molte persone che hanno sentito parlare di Dio pensano in maniera superficiale di conoscerlo e di avere un rapporto accettabile con Lui. Eppure, sono proprio le stesse persone che non hanno mai imparato veramente a rispettarlo. Queste persone sminuiscono e degradano la loro interpretazione di Iddio attraverso l’utilizzo scurrile del Suo santo nome nei propri discorsi quotidiani. Questi stessi individui ammettono involontariamente che il rispetto per Dio non è poi così importante per loro, anche se potrebbero benissimo credere che Egli esista.

Non importa quanto la singola persona possa essere indifferente a questo tipo di mancanza di rispetto per Dio: il Terzo Comandamento è molto chiaro nell’affermare che Dio Stesso non considera questo peccato con leggerezza, poiché il Signore non riterrà non libero da colpe colui o colei che ha usato il Suo nome invano. Qualsiasi utilizzo scurrile del nome di Dio ci squalifica spiritualmente agli occhi Suoi.

La maggior parte di noi ha infranto, almeno una volta, il rispetto per Dio. Proprio come Giobbe, abbiamo dovuto probabilmente, o dobbiamo ancora adesso, rivedere i nostri atteggiamenti nei confronti del nostro Creatore. Una volta che Giobbe riuscì a soffocare il suo atteggiamento irriverente, tornò a vedersi sotto una luce più realistica. «Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Giobbe 42:6). Allo stesso modo, noi abbiamo bisogno di pentirci degli atteggiamenti che possono condurre all’irriverenza. Dobbiamo prestare attenzione a come parliamo e trattare il nome di Dio con il dovuto rispetto, pronunciarlo solo quando è indispensabile e non come se fosse un’altra creatura alla pari con noi.

Gesù Cristo ci rivela Dio Padre in modo esauriente

Dio Padre desiderava a tal punto che noi comprendessimo davvero che cosa Egli rappresentasse, in particolare quali fossero il Suo Essere o il Suo Carattere, che decise di inviare la Parola, Gesù Cristo, come esempio perfetto di tutto ciò che Egli appunto ancora oggi è e rappresenta. «Chi mi ha visto, ha visto anche il Padre» diceva Gesù (Giovanni 14:9). Egli è venuto nel mondo come «lo splendore della Sua gloria e l’immagine della Sua essenza» (Ebrei 1:3). Rivelandoci, tramite il Suo stesso esempio, cosa rappresenta il Padre celeste e che cosa Egli si aspetti da noi, Gesù Cristo ci ha aperto il cammino verso la vita eterna (Giovanni 17:1-3).

«Ed è per questo che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre» (Filippesi 2:9-11).

Notate come Gesù rispecchiasse fedelmente la gloria di Dio. «Poiché in Lui si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di Lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce d’esso; per mezzo di Lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli» (Colossesi 1:19-20).

L’importanza del nome «Cristo»

«Cristo» significa «Unto», lo stesso significato della parola Messiah in ebraico. Questo titolo conferisce anche il significato di «Figlio di Dio». In quanto Figlio dell’Iddio Vivente, Gesù Cristo è il nostro «Re» e «Salvatore». Solo grazie a Lui possiamo ricevere la salvezza. «E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto lo stesso cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati» (Atti 4:12). Alla luce di questa Scrittura neotestamentaria, il pregare Maria o qualche altro santo affinché interceda per noi presso Dio Padre è un esempio di come si possa usare il nome di Dio invano.

Il nome di Gesù Cristo è esclusivo e fondamentale per la nostra salvezza. Ma nemmeno il pronunciarlo più volte con le labbra può bastare a rinnovare la nostra vita, se non ne comprendiamo il significato profondo. Occorre impegnarsi a cambiare vita. L’apostolo Paolo ha spiegato a Timoteo: «Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore» (II Timoteo 2:19).

Tutti coloro che si pentono dei propri peccati e sono stati battezzati nel nome di Cristo ricevono il medesimo Spirito Santo e Nome del Padre e del Figlio e, nel corso della loro vita, devono maturare in se stessi il medesimo carattere di Gesù Cristo (Atti 2:38). Questo può avvenire soltanto mediante un stretto rapporto con Dio, che onori il Suo nome anziché usarlo invano. L’apostolo Paolo ha scritto: «E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signor Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui» (Colossesi 3:17). In altre parole, qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla secondo l’approvazione, l’autorità o l’autorizzazione di Gesù Cristo, “nel Suo nome”. Tuttavia, l’uso improprio o l’abuso del nome di Gesù, in qualsiasi modo che possa portare ad una certa mancanza di rispetto, al disprezzo o alla vergogna, è un peccato e viola il Terzo Comandamento.

Onorare Dio con il nostro esempio

Quelli che vogliono apertamente seguire Gesù Cristo si riconoscono grazie anche al fatto che tutto quello che fanno chiama in causa il nome di Dio; il loro comportamento quindi deve quindi onorare il santo nome di Dio. Diversamente lo disonorano. La Parola di Dio, la Bibbia, descrive coloro che obbediscono ai Suoi comandamenti come il «sale della terra» e «luce del mondo» (Matteo 5:13-14, 18). Questi rappresentano Dio, gli ingredienti essenziali alla sopravvivenza spirituale dell’umanità. Sono persone che portano il Suo nome in quanto «gente che rappresenta il Suo popolo speciale, cultore di buone opere» (Tito 2:14). Dobbiamo quindi onorare il Suo nome con la nostra vita.

Mosè ha spiegato questo punto al popolo dell’antico Israele: «Ecco, io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come l’Eterno, l’Iddio mio, mi ha insegnato, affinché le mettiate in pratica nel paese nel quale state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica; poiché quella sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente! Qual è infatti la gran nazione alla quale la divinità sia così vicina come l’Eterno, l’Iddio nostro, è vicino a noi, ogni volta che l’invochiamo?» (Deuteronomio 4:5-7). Mosè desiderava che la loro condotta onorasse Dio al punto tale da diffondere il rispetto per Lui presso tutte le nazioni.

Esempi che disonorano Dio

L’antico Israele, ad ogni modo, ha fallito quando si è trattato di onorare Dio. Gli Israeliti in realtà hanno finito per portare discredito al nome di Dio ad un livello tale che Egli ha permesso ai loro nemici di sradicarli dalla loro terra, prima imprigionandoli e poi facendoli schiavi.
Ma Egli ha anche promesso di riportare in patria i loro discendenti per ricostituire una nazione, allo scopo poi di reclamare la santificazione del Suo nome. Egli ha detto: «Così parla il Signore, l’Eterno: ‘Io agisco così, non per cagion di voi, o casa d’Israele, ma per amore del nome mio santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati. E io santificherò il mio gran nome che è stato profanato fra le nazioni, in mezzo alle quali voi l’avete profanato; e le nazioni conosceranno che io sono L’ETERNO’, dice il Signore, l’Eterno, quando io mi santificherò in voi, sotto gli occhi di loro» (Ezechiele 36:22-23).
In che modo succederà tutto ciò? Dio attribuirà ancora una volta ai discendenti di Giacobbe la responsabilità di santificare il Suo nome in testimonianza a tutte le nazioni. «Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso. Molti popoli v’accorreranno, e diranno: Venite, saliamo al monte dell’Eterno, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell’Eterno. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro, e delle loro lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra» (Isaia 2:2-4). A quel punto gli abitanti della terra comprenderanno la realtà del vero Dio e onoreranno il Suo nome.

Una fede senza opere può onorare il nome di Dio?

L’apostolo Paolo spiega che usare il nome di Dio e allo stesso tempo rifiutare di obbedire anche a uno solo dei Suoi comandi è pura ipocrisia! Rivolgendosi ad alcuni suoi compatrioti, l’apostolo ha detto: «Come mai dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso? Tu che predichi che non si deve rubare, rubi? Tu che dici che non si deve commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che hai in abominio gl’idoli, saccheggi i templi? Tu che meni vanto della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? Poiché, siccome è scritto, il nome di Dio, per cagion vostra, è bestemmiato fra i Gentili…» (Romani 2:21-24).
L’apostolo Paolo continua a spiegare che anche alcuni di quelli che si ritengono cristiani possono gettare nel discredito il nome di Dio attraverso una condotta trasgressiva e fede idolatrica. «Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina» (I Timoteo 6:1). Il nostro comportamento dovrebbe quindi essere al di sopra di ogni sospetto. Paolo spiega che i cristiani sono degli «ambasciatori per conto di Cristo» (II Corinzi 5:20). Una condotta scortese o irrispettosa da parte di coloro che si definiscono come servitori di Dio disonora il Suo nome agli occhi degli altri. Ne risulta danneggiato il nome di Dio, che essi dichiarano di portare con sé.

Gesù non approva la doppiezza d’animo

Gesù Cristo ammonì tutti quelli che praticavano la doppiezza d’animo e l’ipocrisia. «Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché nettate il di fuori del calice e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaion belli di fuori, ma dentro son pieni di ossa di morti e di ogni immondizia. Così anche voi, di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (Matteo 23:27-28).
Le persone solitamente sono abbastanza abituate a fare apprezzamenti su Dio, almeno fino a quando sono libere di perseguire il proprio punto di vista e il proprio modo di vivere. Ma Dio, nel corso dei secoli, si è sempre lamentato di come la maggior parte della gente non abbia veramente a cuore la Sua santificazione. Gesù ha detto: «Perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate quel che dico?» (Luca 6: 46), e inoltre «Ipocriti, ben profetò Isaia di voi quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che son precetti di uomini» (Matteo 15:7-9).

Come santificare il Suo nome

Dio desidera molto più di un semplice movimento delle labbra. Non basta pronunciare il nome di Dio in un determinato modo e pensare che per questo si è salvati, come se la pronuncia del Suo nome fosse una parola magica. Inoltre, Dio ha più di un nome. Il nome principale è «L’ETERNO», dal tetragramma ebraico «YHWH». L’ETERNO è una traduzione intellegibile del significato originale del tetragramma ebraico. La pronuncia originale del tetragramma ebraico «YHWH» si è perduta del tutto. Ma la mia o la tua pronuncia non è importante. Ciò che più conta è il significato: «Dio è, era e sarà»! Egli è «YHWH», vale a dire: «L’ETERNO».

Dio è principalmente Spirito infinito ed eterno, perfettamente giusto ed amorevole ed Egli vuole instaurare con ciascuno di noi un rapporto che provenga dal profondo del cuore. Gesù ci dice: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore reca fuori il bene; e l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro reca fuori il male; poiché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca» (Luca 6:45). Dobbiamo quindi tenere a frena il linguaggio sporco e blasfemo.

Ovviamente non è sufficiente evitare di bestemmiare con la bocca. Dio vuole che noi Lo amiamo e Lo rispettiamo intimamente. La Sua santificazione incomincia nei nostri pensieri. Dobbiamo sempre ricordarci chi Egli è, e che cosa Egli rappresenta. Dobbiamo sapere ciò che Egli ci richiede ed i motivi di questa richiesta. Dovremmo ammirare la Sua saggezza, il Suo amore e la Sua giustizia. Dobbiamo avere timore del Suo potere e riconoscere che la nostra esistenza dipende dalla Sua bontà.
Dovremmo rivorgergli la parola durante le preghiere, ogni giorno. Dovremmo seguire l’ammonimento contenuto nei Salmi: onorarlo, esprimendo apertamente ringraziamenti per tutto ciò che ci ha dato. Dovremmo riconoscere con certezza la Sua grandezza. Dovremmo addirittura chiedergli di trasmettere a noi il Suo modo di pensare e il suo carattere, attraverso il dono del ravvedimento e del Suo santo Spirito, senza il quale non potremmo mai riuscire a seguire la Sua santa Via. Amandolo così tanto da dimostrare a noi stessi e agli altri che il nostro desiderio è di assomigliargli il più possibile! Se queste sono le nostre intenzioni, anche il solo pensiero di nominare il Suo santo nome invano, ci farà ribrezzo. La nostra intenzione più sincera sarà di usare il Suo nome per proclamare le Sue virtù attraverso il nostro comportamento personale.
(Per eventuali approfondimenti: info@labuonanotizia.org )
LaBuonaNotizia.org