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Liberarsi dalla dipendenza

«Pronto, Joe?» Era mercoledì mattina, stavo al telefono con un cliente. «Sono Joe», rispose una voce dall’altra parte del ricevitore.
«Ciao, Joe. Come stai oggi? Come procede la tua lotta contro la droga?»
«Mah, direi bene. Dall’ultima volta che ci siamo sentiti di nuovo c’è che ho trovato un lavoro! Mi danno 10 dollari all’ora, e non è male considerando il mio basso livello di istruzione.»
«L’ultima volta che abbiamo parlato hai detto di essere sobrio da alcuni giorni. Lo sei rimasto veramente anche dopo?»
«Beh, ora sto sorseggiando una birra.» (Erano le 9 del mattino al momento della telefonata!) «Mi aiuta a rilassarmi. Ma non sto bevendo molto, anzi. Mi concedo solo qualche tiro [di marijuana] per affrontare meglio la giornata, ma davvero nulla di ché.»
Di certo Joe conosce bene il significato della parola “dipendenza”. Ha passato da qualche anno i 50, e i suoi problemi di dipendenza sono cominciati durante gli ultimi anni della sua adolescenza. Le prime due sostanze di cui si era reso schiavo sono molto comuni, il tabacco (nicotina) e l’alcol. Non passò molto, tuttavia, prima che la marijuana si aggiungesse alla lista.
Qualche anno dopo fecero la loro comparsa sulla lista anche il “crack” (cocaina) e il “crank” o “speed” (metanfetamina). Joe dice di aver provato anche altre droghe, ma afferma di non esserne per niente dipendente.

La negazione del problema 

Le dipendenze sono diventate un’epidemia grave e in costante diffusione. Colpiscono indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’etnia, dalla situazione finanziaria e da qualsiasi altra condizione. Le statistiche sono scioccanti, e la cosa ancor più sorprendente è che molti degli interessati non sembrano nemmeno essere consapevoli della propria condizione.
La negazione è un meccanismo di autodifesa molto comune. Il dottor Patrick Carnes ci fornisce la descrizione di una reazione tipica:
«Quando il terapista di Dan lo informò che soffriva di una forma di dipendenza sessuale, quest’ultimo si sentì profondamente indignato e pensò che il suo terapista stesse esagerando. Dan infatti era convinto del fatto che il suo vero e unico problema fosse la depressione. Si sentiva semplicemente triste, e l’unica cosa che voleva era riuscire a essere più sereno. Vero, nel corso della sua vita si era lasciato dietro di sé una lunga scia di relazioni bruscamente interrotte, e sicuramente qualche problema a livello sessuale ce l’aveva, ma imputava il tutto solo al suo sentimento di solitudine» (Out of the Shadows: Understanding Sexual Addiction, 2001, pagine 177-178).
Anche se ci sono moltissime forme diverse di dipendenza, i processi mentali che ci stanno dietro riflettono una quantità impressionante di tratti comuni.
La dipendenza può vedere coinvolte sostanze quali l’alcol, il tabacco, la metanfetamina (“meth”), la cocaina, l’eroina, la marijuana, gli psicofarmaci, i tranquillanti, gli allucinogeni come ad esempio l’LSD, la fenciclidina (PCP) e l’ecstasy, e altre ancora, ma non solo; anche il sesso e la pornografia possono creare dipendenza, così come persino determinati atteggiamenti. Indipendentemente dal tipo di dipendenza, il soggetto che ne è affetto diventa molto bravo a negare. «Ma no, non ne sono dipendente! Sto solo attraversando una fase difficile e ho bisogno di un modo per tirarmi un po’ su. E’ tutto sotto controllo.»
Indipendentemente dalla specifica battaglia personale, il rifiuto di ammettere di aver bisogno di aiuto è un fenomeno molto comune, riconosciuto come negazione del problema.

Cos’è una dipendenza? 

La definizione di dipendenza varia dall’ambito medico a quello psicologico. Il dottor Howard Shaffer, professore associato alla facoltà di medicina dell’Università di Harward ed editore del giornale Psychology of Addictive Behaviors, ha identificato tre comportamenti caratteristici che sembrano essere comuni a tutte le tipologie di dipendenza:
• Comportamento motivato dalle emozioni, dal desiderio irrefrenabile alla compulsione.
• Perseveranza nel comportamento distruttivo nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative.
• Perdita del controllo sul proprio comportamento.
Le dipendenze sono spesso classificate in due categorie distinte: l’abuso di sostanze e gli atteggiamenti “compulsivi”.  Con questo non si vuole affermare che tutti quelli che hanno qualche difficoltà o un piccolo problema a controllare un particolare atteggiamento o l’uso di una particolare sostanza ne siano dipendenti. Tuttavia, dal momento che molte dipendenze si sviluppano gradualmente, quello che all’inizio può semplicemente sembrare una banalità può in seguito peggiorare e trasformarsi alla fine in una vera e propria dipendenza.

Il fumo 

La dipendenza da nicotina è sicuramente una delle più comuni. Il fumo provoca un numero scioccante di decessi. Ogni anno il tabacco uccide quattro volte tanto rispetto alle altre droghe, ai suicidi, agli omicidi, agli incidenti e all’AIDS messi insieme.
Ogni sei secondi una persona muore a causa di una qualche patologia legata al consumo di tabacco. Cinque milioni di persone in tutto il mondo muoiono prematuramente ogni anno a causa del fumo. Solo negli Stati Uniti, più di 400.000 persone muoiono a causa del fumo ogni anno.
Il fumo in molti casi può persino essere il precursore di altre dipendenze. I fumatori infatti, sono circa 14 volte più inclini all’abuso di alcol rispetto ai non fumatori, circa 100 volte più inclini all’uso di marijuana e circa 32 volte più inclini all’uso di cocaina.

I costi astronomici dell’abuso e della dipendenza da alcol

L’alcol da solo provoca ogni anno circa 1.800.000 morti in tutto il mondo, di cui 100.000 solo negli Stati Uniti. E’ la terza causa di morte nei paesi industrializzati, e in alcuni paesi è la maggiore causa di disturbi e patologie. Circa un terzo degli incidenti provocati da cause legate all’alcol si conclude con un decesso.
Negli Stati Uniti, metà di tutti gli incidenti stradali avviene a causa dall’abuso di alcol. La National Academy of Science (Accademia Nazionale della Scienza) ha stimato che l’alcolismo e l’abuso di alcolici negli Stati Uniti abbia un costo che va dai 40 ai 60 miliardi di dollari all’anno.
Attualmente, circa 14 milioni di americani (1 adulto ogni 13) abusano di alcolici o sono alcolisti. Circa il 43% degli adulti americani (76 milioni di persone) è stato esposto al fenomeno dell’alcolismo all’interno dell’ambiente familiare.
Oggi si stima che più di 3 milioni di adolescenti americani di età compresa tra i 14 e i 17 anni abbiano problemi legati al consumo di alcolici. La situazione è molto simile a quella esistente in molti paesi europei.

Capire le altre dipendenze

Nel suo libro Out of the Shadows: Understanding Sexual Addiction, il dottor Patrick Carnes fornisce degli elementi molto utili per identificare alcuni dei sintomi più comuni della dipendenza sessuale, e li confronta con le caratteristiche tipiche delle altre dipendenze.
«Un modo per capire se una persona è affetta da una dipendenza di tipo sessuale… è confrontare i suoi atteggiamenti con quelli di persone affette da altri tipi di dipendenza. Di solito, si dice che una persona dipendente da alcolici o da sostanze stupefacenti abbia un rapporto patologico con determinati agenti chimici che ne alterano l’umore e quindi il comportamento.
«Tra l’alcolista e l’alcol si instaura un rapporto per cui l’alcol stesso assume un’importanza sempre maggiore rispetto alla famiglia, agli amici e al lavoro, fino al punto in cui l’alcol diventa necessario anche solo per vivere. La “normalità” per l’alcolista include sentimenti di isolamento e solitudine, dato che il soggetto basa il suo senso di adeguatezza sugli effetti provocati da una sostanza chimica e non sui normali rapporti interpersonali instaurati con le persone che lo circondano.
«La dipendenza sessuale si manifesta analogamente. La persona che ne soffre instaura un rapporto morboso con le realtà circostanti, sostituendolo a una sana relazione con gli altri.
«Le vittime di dipendenze attraversano diverse fasi durante le quali si chiudono sempre di più in se stesse, allontanandosi gradualmente dalla realtà degli amici, della famiglia e del lavoro. La loro vita segreta diventa più reale di quella pubblica, e quello che mostrano agli altri è in realtà una falsa identità. Solo il soggetto dipendente conosce il reale sentimento di vergogna che si prova a vivere una doppia vita, ovvero il mondo reale da una parte e l’universo della dipendenza dall’altro» (pagine 14-15).

L’anatomia della dipendenza

Ma come ha inizio tutto questo? Il circolo vizioso comincia con l’accettazione da parte del soggetto di processi mentali illusori riguardo se stesso, che si instaurano nel proprio sistema di credenze personali. Sono proprio tali erronee convinzioni che, modificando la percezione che il soggetto ha della realtà, danno origine alla dipendenza.
Ogni individuo sviluppa un proprio sistema di credenze, che rappresenta l’insieme delle supposizioni, dei giudizi e delle idee che vengono ritenuti veri dall’individuo stesso. Se queste convinzioni sono errate, il soggetto sviluppa dei pensieri che lo inducono a diventare un potenziale candidato alla dipendenza.
E quali sono queste convinzioni errate? Forse la più comune è la percezione di sé come un essere umano senza valore. Gli individui che sviluppano una dipendenza sono convinti del fatto che se gli altri venissero a conoscenza di determinati aspetti della loro vita, dipendenza compresa, non verrebbero nemmeno presi in considerazione come persone.
Credono anche che la loro scelta, ovvero la dipendenza, rappresenti il loro bisogno primario. Ottenere quel piacere, o forse quel sollievo o quella distrazione dal dolore che ne deriva diventa una vera e propria ossessione, e viene percepita come la sola cosa in grado di rendere sopportabile la condizione di isolamento in cui si trovano. E’ ovvio quindi come questa errata percezione di sé diventi il trampolino per raggiungere livelli sempre più elevati di dipendenza.

Pensiero deviato

L’effetto che l’interazione tra tali convinzioni produce è una visione distorta della realtà. La negazione sta in cima alla lista. Ignorare il problema, incolpare gli altri e minimizzare gli atteggiamenti malati diventa parte del repertorio di autodifesa del soggetto dipendente.
Discussioni, scuse, giustificazioni e ragionamenti circolari diventano all’ordine del giorno. Paradossalmente, persino degli eventi molto gravi, come possono esserlo la perdita del posto di lavoro, l’arresto o la brusca rottura di una relazione, cadono in secondo piano, o vengono attribuiti a fattori non associati alla loro condizione di dipendenza.
Per liberarsi dalla schiavitù della dipendenza e spezzare le sue pesanti catene è necessario diradare la nebbia che offusca le facoltà mentali di chi ne soffre, per riconoscere ed allo stesso tempo contrastare il processo di negazione e di autoinganno.
La Bibbia insegna che comprendere determinati processi mentali può aiutare l’individuo a riconoscere e a respingere questi pensieri deviati. «…Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte. Non v’ingannate, fratelli miei carissimi» (Giacomo 1:14-16).

Essere aiutati è possibile

La dipendenza è come un tiranno malvagio. I tipici sentimenti di vergogna, umiliazione e fallimento personale possono avere il sopravvento.
Se si tenta di combattere la propria battaglia da soli, è probabile che le cose peggiorino ulteriormente. La famiglia e gli amici possono sicuramente rappresentare un sostegno concreto e importante. «Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto» (Ecclesiaste 4:12).
Chiedere aiuto agli altri non è sicuramente cosa facile per la maggior parte di noi, e ingoiare il nostro orgoglio personale ed essere aperti ad accettare un aiuto esterno può essere ancora più difficile.
Aiutando gli altri in quanto consulente, sono stato troppe volte testimone di vite letteralmente devastate e distrutte dalle dipendenze. Un uomo, tempo fa, ha descritto la sua lacerante battaglia contro l’alcol in poche, toccanti parole: «Dopo che avevo iniziato a bere, sembrava che non fossi più in grado di smettere. Sono passati quasi 20 anni da allora. Mia moglie ha voluto il divorzio, e io ho perso la mia famiglia. Dopo aver ignorato i ripetuti avvertimenti che mi erano stati dati, alla fine ho perso anche il posto di lavoro. Ho davvero toccato il fondo. Ormai mi sa che non ho più niente da perdere!»
Ma anche se la situazione sembra ormai definitivamente compromessa e senza speranza, non è mai troppo tardi per chiedere aiuto.

Combattere la dipendenza dalla pornografia

Il sesso vende! La pornografia, una delle piaghe più devastanti che affligge la società odierna, è un’industria da oltre 57 miliardi di dollari.
Per combattere la dipendenza dalla pornografia può essere necessario installare determinate protezioni sul proprio computer. Per esempio, esistono diversi programmi che non consentono pagine porno sul computer e che permettono comunque una normale navigazione. Tre programmi molto buoni possono essere acquistati sui seguenti siti web:
Costano meno di 40 dollari l’uno, e tutti e 3 mettono a disposizione un periodo di prova gratuito, grazie al quale è possibile testarne l’efficienza prima di un eventuale acquisto.

Liberarsi dalla dipendenza

Spezzare le catene di una qualsiasi dipendenza è molto difficile. Tutte le forme di dipendenza sono subdole, perché fanno gradualmente aumentare in chi ne soffre la sfiducia verso gli altri. Tuttavia, senza un aiuto esterno, il più delle volte i tentativi di uscirne e di riconquistare il controllo sulla propria vita falliscono, perché la dipendenza è auto perpetuante: trae la propria energia da se stessa.
Inoltre, le dipendenze vengono di solito giudicate, ridicolizzate o temute, e questo rende la richiesta d’aiuto da parte di chi ne è vittima ancora più difficile. Cercare aiuto professionale è una decisione saggia, ma si deve porre particolare attenzione a trovare una terapia che combini adeguatamente i contenuti, l’approccio e la metodologia. E’ stato provato che uno dei modi migliori per combattere diversi tipi di dipendenza sono i 12 passi del programma degli Alcolisti Anonimi (AA), adattati ovviamente al singolo caso e al tipo di dipendenza.
Questo programma strutturato in 12 passaggi aiuta i partecipanti a ripristinare la propria rete di relazioni interpersonali, specialmente all’interno della propria famiglia. Ai partecipanti viene insegnato come vivere il programma, lasciandosi alle spalle la loro doppia vita, e il dolore e l’illusione che questa comporta. Anche ai coniugi e alle famiglie dei partecipanti viene offerto aiuto e supporto attraverso degli incontri di gruppo, come quelli organizzati da Al-Anon.
Sono attive delle linee telefoniche a livello nazionale, dove del personale competente sarà pronto a offrire aiuto e consigli riguardo alle più svariate forme di dipendenza che affliggono la società odierna. E’ possibile accedere a tutti i programmi di trattamento e di recupero e a tutti i gruppi di supporto. Ricevere aiuto è possibile, e la speranza di recupero per chi lo chiederà è davvero concreta.

Aiuto spirituale

In qualità di consulente, sono estremamente convinto che chi ha fede nel potere di Dio abbia a disposizione un’ulteriore grande fonte di aiuto. Il sentiero che porta alla liberazione da una forte dipendenza può essere minato da sentimenti di solitudine, vulnerabilità, debolezza e sfiducia. Quelli che si rivolgono a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo per avere sostegno nella propria battaglia possono contare anche su un aiuto di tipo spirituale che donerà loro la forza necessaria per combattere.
Gesù semplicemente disse: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo» (Matteo 11:28). Paolo ha descritto con parole di esultanza l’enorme importanza che l’aiuto spirituale ha avuto nella sua vita: «Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica» (Filippesi 4:13).
Non permettete alla dipendenza di sconvolgere e distruggere la vostra vita. Iniziate subito a cercare l’aiuto di cui avete bisogno. La liberazione dalle catene della dipendenza è davvero possibile!

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