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La «longanimità» che cos’è esattamente?

La virtù della pazienza sembra aver abbandonato questo mondo, nonostante ora più che mai se ne senta il bisogno, in una società ormai dominata dall’impazienza, dall’intolleranza e dall’aggressività.

Rabbia e rancore sono l’espressione delle varie forze negative che albergano in noi, prima tra tutte la nostra natura egoista, di cui tutti siamo in balia e che annulla la nostra capacità di migliorare. Abbiamo tutti bisogno dell’aiuto di Dio!
In Galati 5:19-21, l’apostolo Paolo usa il termine «carne» per descrivere le nostre tendenze egoiste come alle «opere della carne», che includono «inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose». Tutta questa negatività può essere neutralizzata soltanto con un unico antidoto, lo Spirito di Dio.
Paolo continua, dicendo che «il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, longanimità , benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo» (Galati 5:22-23). Come potete notare, il contrasto con le «opere della carne» è netto.
Le virtù [frutto] dello Spirito operano insieme, in quanto strettamente collegate tra di loro. La longanimità è usata per indicare la «pazienza», dal greco makrothumia, l’insieme di «forza», «perseveranza» e «amore», qualità indissolubilmente legati tra di loro. L’opposto della longanimità è l’essere «impulsivi», «irascibili» e «collerici».
Senza longanimità o pazienza, tendiamo ad essere instabili, a sviluppare cioè un pessimo carattere ed un temperamento aggressivo che ci portano a “perdere la calma” fino al punto di “scoppiare”, proprio come succede ai fiori di vetro.
Focalizziamo perciò la nostra attenzione sulla longanimità o pazienza, dal momento che questo è il termine usato in Galati 5:22.

Pazienza e amore contro rabbia e odio

La pazienza si oppone alla rabbia, e più precisamente all’«ira» (2 Corinzi 12:20). Ad esempio, quando siamo al volante e siamo fermi al semaforo rosso, vi sarà capitato tantissime volte di sentire qualcuno suonare insistentemente il clacson nel momento in cui scatta il verde se la macchina di fronte non parte immediatamente. E’ evidente che queste persone non sanno nemmeno cosa sia la pazienza. Maggior preoccupazione destano gli ormai tantissimi guidatori che si lasciano letteralmente accecare dall’ira, che spesso sfocia in un acceso turpiloquio e talvolta addirittura in vera e propria violenza.
Spesso questo atteggiamento è il frutto di un’aggressività a lungo repressa, pronta ad affiorare ed esplodere alla minima provocazione. La rabbia si manifesta solitamente attraverso atti rancorosi e vendicativi, che però sono l’opposto della misericordia e del perdono che siamo chiamati ad esprimere: «Benedite quelli che vi perseguitano… Non rendete a nessuno male per male… Non fate le vostre vendette» (Romani 12:14, 17, 19).
La gente tende a giustificare i propri scatti d’ira, che il più delle volte sono provocati dall’egocentrismo e dal peccato. «L’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio» (Giacomo 1:20).
Malgrado quasi nessuno sia disposto ad ammettere il proprio odio nei confronti di qualcun altro, la Bibbia definisce i concetti di amore e odio proprio in base alle azioni che compiamo. Quando offriamo il nostro aiuto agli altri esprimiamo amore, mentre quando facciamo deliberatamente del male al nostro prossimo esprimiamo odio (Romani 13:10).
Paolo descrive così la manifestazione dell’amore: «L’amore è lento all’ira, è benigno… Non opera disonestamente, non cerca le cose sue proprie, non s’inasprisce, non addebita il male» (1 Corinzi 13:4-5).
Altrettanto importanti sono i nostri pensieri, dai quali hanno origine le nostre parole e le nostre azioni: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l’uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca» (Luca 6:45).
E’ giunto il momento di essere sinceri con noi stessi e di farci un esame di coscienza, chiedendoci se le nostre azioni siano motivate dall’amore, dal rispetto, dalla pazienza e dalla compassione o se, quando agiamo, siamo mossi solo dal risentimento, dal disprezzo, dall’intolleranza e dalla durezza d’animo.

Lento all’ira, pronto al perdono

«Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà» (Salmi 145:8), e lo stesso si aspetta da noi.
Leggete con attenzione queste parole, colme di saggezza: «Chi è lento all’ira ha molto buon senso, ma chi è pronto ad andare in collera mostra la sua follia» (Proverbi 14:29). «L’uomo collerico fa nascere contese, ma chi è lento all’ira calma le liti» (Proverbi 15:18). «Il senno rende l’uomo lento all’ira, ed egli considera un suo onore passare sopra le offese» (Proverbi 19:11).
«Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira» (Giacomo 1:19). Così facendo, se e quando la nostra collera sarà realmente giustificata, saremo almeno in grado di dosarla e di esprimerla in modo appropriato.
Nel corso della vita vi sarà probabilmente capitato che qualcuno vi abbia consigliato di fermarvi e “contare fino a dieci”, invece di uscirvene con parole di cui poi avreste potuto pentirvi, parole che alimentano il conflitto invece di ristabilire la pace.
Ebbene, la prima cosa da fare per avvicinarsi alla virtù della pazienza è controllarsi e non fare nulla. Prima bisogna riflettere, e chiedersi cosa Dio vuole che diciamo o facciamo.
Se i vostri sentimenti sono stati feriti e sentite l’incontenibile necessità di dire qualcosa nell’immediato, fatelo dolcemente in modo da non ferire gli altri. «La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira» (Proverbi 15:1).
Prendetevi tutto il tempo che vi serve, pregate e riflettete, affinché possiate arrivare a porvi in modo saggio e costruttivo nei confronti degli altri. L’obiettivo dev’essere agire per amore, e non reagire fomentati dall’odio.
Il fatto di impuntarsi e voler avere ragione a tutti i costi può essere causa di dissapori, che alla lunga possono portare alla rottura di un rapporto di amicizia o di un legame affettivo. Non preoccupatevi troppo di chi ha ragione, e non insistete eccessivamente per far valere i vostri diritti o punti di vista. Imparate invece ad essere accondiscendenti anche quando non siete d’accordo con qualcuno, e pregate Dio affinché vi aiuti a fare questo cambiamento.
Senza l’aiuto di Dio è possibile imparare ad essere più diplomatici, ma l’ideale e praticare quella genuina longanimità che solo Dio può trasmetterci. Infatti, indipendentemente da tutte le buone intenzioni di cui si è armati, i risultati che si ottengono agendo da soli, senza la guida di Dio, non sono nemmeno lontanamente paragonabili al dono della virtù della pazienza che solo Dio può offrire. Se vogliamo che le nostre relazioni interpersonali si fondino su basi solide, dobbiamo innanzitutto impegnarci a coltivarle, e poi affidarci a Dio per quanto riguarda tutto il resto.

La soluzione

Noi esseri umani siamo incompleti senza lo Spirito di Dio. Come si ottiene lo Spirito Santo? L’apostolo Pietro ce lo spiega brevemente in Atti 2:38: «Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo».
Per essere veramente «figli di Dio», dobbiamo accettare di essere «condotti dallo Spirito di Dio» (Romani 8:14). Questa è l’indole di coloro i quali sono condotti dallo Spirito di Dio: «Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi» (Colossesi 3:12-13 e Efesini 4:1-3).
Queste qualità sono profondamente legate tra di loro, e ci forniscono una visione più ampia del concetto di longanimità. Dobbiamo «sopportarci gli uni gli altri» pazientemente, e non lasciarci sopraffare dall’ira e dall’aggressività.
L’attesa può rappresentare un metodo efficace per testare il nostro grado di pazienza e allo stesso tempo un’opportunità per rafforzarlo. La Bibbia dice chiaramente in più punti che l’uomo deve imparare ad aspettare e a rispettare i tempi di Dio. Ogni qualvolta si presenta un problema tutti vorrebbero che Dio intervenisse subito, ma Dio solo conosce il momento giusto per agire, e spesso mette alla prova la nostra pazienza e la nostra perseveranza prima di esaudire le nostre preghiere.
La perseveranza nell’aspettare pazientemente o la «longanimità» di cui la Bibbia parla è spesso messa in relazione alla fiducia che riponiamo in Dio e nel fatto che, prima o poi, Egli interverrà per soddisfare le nostre esigenze. Infatti, «quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano in volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano» (Isaia 40:31). L’attesa e la speranza di cui si parla in questo passaggio si riferiscono principalmente al futuro avvento di Gesù Cristo: «Apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che Lo aspettano per la loro salvezza» (Ebrei 9:28).
Solo a chi si dimostrerà fiducioso nell’avvento di Cristo fino alla morte spetterà una ricompensa, una volta varcata la soglia del Suo Regno. Gesù ci mette in guardia dalle persecuzioni a cui i cristiani saranno sottoposti durante il tempo della fine, ma poi promette: «Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato» (Matteo 10:22).
«Perseverare» significa continuare a lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio e a portare dentro di noi il Suo frutto fino alla fine della nostra vita, o fino al momento in cui Cristo tornerà, a seconda di quale dei due eventi si verificherà prima.
Giacomo 5:7-8 ci esorta: «Siate dunque pazienti [letteralmente longanimi], fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina».
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