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Gesù ci chiama a vincere! Ma vincere cosa?

Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita che sta nel paradiso di Dio… A chi vince io darò di seder con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Apocalisse 2:7; 3:21).

Queste parole di Gesù sono chiare: noi siamo chiamati a «vincere» come ha fatto Lui. Ma esattamente che cosa dobbiamo vincere? e come?
Siamo chiamati a sconfiggere il dominio che la nostra carnalità ha sulla nostra mente. Siamo chiamati a sconfiggere «il peccato che così facilmente ci avvolge», scriveva l’apostolo Paolo ai suoi connazionali (Ebrei 12:1).
Parlare di peccati è oggi fuori moda, ma le fasce dei mali che infiammano la vita sono tante, dall’invidia alla menzogna e alla frode, dall’odio all’omicidio, dall’avarizia all’ingratitudine, dall’indifferenza alla superbia, dalla vanità alla corruzione, dall’amore per il denaro o per il potere alla dissolutezza morale, per citarne sole alcune.
Non c’è essere umano sulla faccia della terra che non sia schiavo, consciamente o inconsapevolmente, almeno di uno di questi peccati. Negare questa verità ci danneggia. «Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (I Giovanni 1:8).
Se invece diciamo la verità, camminiamo uniti nella luce di Dio e «il sangue di Gesù, suo figliuolo, ci purifica da ogni peccato» (v. 7). «Se confessiamo i nostri peccati» – se manifestiamo il desiderio di disfarcene – «Iddio è fedele è giusto da purificarci da ogni iniquità» (v. 9). Ma «se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la Sua parola non è in noi» (v. 10).
«Tutto quello che è generato da Dio vince il mondo; e questa è la sconfitta del mondo: la nostra fede! La nostra fede in Gesù Cristo, quale «figliuolo di Dio» (I Giovanni 5:6-12). Che cos’è la fede in Cristo esattamente?
Iddio ispirò l’apostolo Paolo a scrivere che, sebbene la nostra salvezza dipenda dalla fede che nutriamo in Cristo, noi siamo chiamati a vincere il male con la Sua stessa fede, facendo la nostra parte: «Così miei cari, come sempre siete stati ubbidienti … compiete la vostra salvezza con timore e tremore; poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la Sua benevolenza» (Filippesi 2:12-13). Questo stupendo miracolo avviene quando la nostra volontà diventa uguale a quella di Dio. Il «volere e l’operare» di Dio sono espressi nei Suoi comandamenti: questi devono diventare, pienamente e con tutto il cuore, il nostro volere ed il nostro operare!

Una falsa libertà

La maggior parte della gente non ha «orecchio per udire» e si è disfatta dei comandamenti di Dio. Secondo loro Gesù Cristo avrebbe abolito «la legge od i profeti», quando Lui ha in realtà affermato proprio il contrario (Matteo 5:17). Perché dunque meravigliarsi se quasi nessuno sa che cos’è il «peccato»?
I popoli sono stati istruiti ad obbedire più ai loro stessi codici umani, piuttosto che a riconoscere la differenza tra il bene e il male e a seguire la via del bene. Con quale risultato? Nelle società più opulente e tecnologicamente progredite il peccato è sempre più glorificato, mentre la virtù è sempre più oggetto di derisione. Il tutto nel nome del dio denaro, della libertà e dei piaceri materiali. Ma i peccati del nostro secolo sono gravissimi (Romani 1:24-31) e preannunciano distruzioni simili a quelle che colpirono le antiche città di Sodoma e Gomorra (Genesi 19).
Eppure molti si sentono «liberi ed emancipati», reclamando di accettarsi tutti così come sono, compiaciuti di se stessi, proprio come i farisei del tempo di Gesù, i quali non credevano d’essere succubi del peccato e negavano perfino d’essere schiavi dei romani. Il film Jesus, per citare un solo esempio, propina l’errata convinzione secondo la quale il mondo moderno, specie quello occidentale, rappresenterebbe il «regno di Dio». Illusione!
La verità? C’è più ignoranza e schiavitù spirituale nel nostro secolo che in quello di duemila anni fa! E il malcostume, andrà di male in peggio, fino a quando non sarà tornato Gesù Cristo (II Timoteo 3:1-5).
Quelli che rispondono con un «sì» alla santa chiamata del Padre Eterno non considerano questo mondo come un “loro mondo”. «Essi» – affermava Gesù – «non sono del mondo, come io non sono del mondo» (Giovanni 17:16). «Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati … Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno … Santificali nella verità: la Tua parola è verità» (vv. 14-17). Gesù si riferiva a quanto «sta scritto» nella Bibbia; questa è la verità (Matteo 4:4).
La verità è che, senza Gesù Cristo nella nostra vita, noi siamo ancora schiavi del peccato e del maligno, «il seduttore di tutto il mondo» (Apocalisse 12:9).
Se invece ci ravvediamo sinceramente, Iddio Padre ci perdona e copre i nostri peccati passati cancellandoli mediante il sangue di Cristo. Egli ci dona anche il Suo «Spirito Santo», che renderà possibile la nostra libertà dalla schiavitù della morte mediante la risurrezione futura dei nostri corpi mortali alla vita eterna (Romani 8:11).

L’analogia con l’antico Israele

Noi possiamo essere liberati spiritualmente dalle mani dei demoni, come gli Israeliti lo furono fisicamente dalle milizie di faraone. Il presentare la libertà spirituale come una prospettiva è onestà intellettuale, perché forse esiste essere umano sulla faccia della terra che possa onestamente asserire di essere totalmente libero dal peccato?
Nessuno ha definitivamente vinto il peccato, anche se il sangue di Cristo copre i nostri peccati involontari e noi siamo giustificati per fede.
Grazie al sacrificio di Cristo ora possiamo essere «riconconciliati» col Padre e quindi camminare verso la libertà piena, verso il regno di Dio. Ma la vita attuale è come un deserto pieno di difficoltà da superare: è un cammino durante il quale possiamo però imparare ad esercitare il giusto discernimento e fare le scelte giuste, assieme a Dio, il nostro vero amico e fedele compagno di viaggio.
Come l’antica «Terra Promessa» era stata dominata da popoli corrotti quali gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Filistei, allo stesso modo il «regno dei cieli» non c’è sul nostro pianeta, perché è stato «preso a forza» dal «maligno» e dai suoi seguaci, fino ad oggi! (Matteo 11:12; Efesini 6:12; II Corinzi 11:14-15). Un giorno però il maligno sarà giudicato e condannato; «gli sarà tolto il dominio, che verrà distrutto ed annientato per sempre. E il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno» (Daniele 7:26-27).
E noi? Riusciremo nel frattempo ad attraversare il nostro «deserto» senza fare gli stessi peccati degli antichi Israeliti? Riusciremo a giungere al «Regno di Dio» invece che seguire la moderna idolatria delle nazioni? Saremo ribelli e traditori come Dathan e Kore, i quali congiurarono contro Mosè (Numeri 16), oppure saremo mansueti e fedeli come Caleb e Giosuè, ai quali fu dato di entrare nella terra promessa? (Deuteronomio 1:34-38).
Molti morirono nel deserto, senza mai arrivare alla Terra Promessa. Erano stati liberati dall’Egitto, non dalla loro carnalità. Dovevano rendersi conto che esiste la schiavitù del peccato, la quale è più subdola ed insidiosa di quella fisica, perché invisibile. La loro mente era schiava di un determinato modo di pensare che faceva loro compiere sempre «le opere della carne» (Galati 5:19-21).
Erano incapaci di fare delle scelte giudiziose. L’istinto faceva loro desiderare di tornare schiavi in Egitto. Non volevano scegliere e foggiare il proprio destino, né coinvolgere il loro Creatore nel loro cammino.
Noi siamo diversi? Quanti di noi hanno creduto il falso insegnamento secondo il quale Gesù Cristo avrebbe combattuto al posto nostro esonerandoci da ogni battaglia spirituale! Quanti di noi, senza rendersene conto, ripudiano la verità seguendo l’andazzo di questo mondo e dei suoi dominatori occulti? oppure quanti hanno rinunciato di acquisire la conoscenza della verità biblica con la convinzione che è “meglio non sapere certe cose”, rimanendo in questo modo schiavi dei falsi valori del mondo!
Iddio ci chiama a combattere e a «vincere» i dominatori occulti di questo mondo di tenebre. Come gli Israeliti dovettero sconfiggere gli Hittiti, gli Amorrei e i Cananei, prima di prendere possesso della Terra Promessa, noi siamo chiamati a combattere per vincere un’altra schiavitù: la nostra natura carnale!
La carnalità umana non coinvolge soltanto il sesso, ma anche la vanità intellettuale che impedisce di giungere alla conoscenza delle cose di Dio. «Il cuore dell’uomo è ingannevole più d’ogni altra cosa» (Geremia 17:9), proprio come il cuore di Lucifero. Nella presunzione di poter vanitosamente diventare più «intelligenti» di Dio, gli esseri umani sono diventati «ciechi», «superbi» e «ribelli alla parola di Dio» fin dal principio, come Lucifero.
Dathan e Kore, nella loro natura carnale, forse non si rendevano conto che le loro contestazioni discreditavano Aronne, Mosé e perfino l’Eterno! Secondo Dathan e Kore il popolo sbagliava a considerare Mosé come un unto del Signore. Infiltravano il seme del dubbio e della divisione.
Caleb e Giosuè, invece, sorreggevano in alto le braccia di Aronne e Mosè. Dio ci chiama ora a lottare come i Suoi fedeli per vincere la nostra natura carnale!

Chiamati a combattere

Il Padre Eterno ha nel corso dei secoli lasciato che il mondo cogliesse i mali che esso stesso ha seminato. Allo stesso tempo, però, Egli sta formando un «piccolo gregge» perché regni con Lui «nell’ultimo giorno», quando anche il resto dell’umanità potrà ereditare la salvezza (Luca 12:32, Apocalisse 20:4-6).
Quelli che vogliono far parte del «piccolo gregge» sanno di essere chiamati per primi a lottare per vincere la loro natura carnale! Una tale vittoria non può avvenire senza una lotta spirituale. Paolo ha scritto: «Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale facesti quella bella confessione in presenza di molti testimoni … Io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signore Gesù Cristo» (I Timoteo 6:12-14).

Combattere contro chi, che cosa?

I demoni invisibili. Naturalmente «il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro le forze spirituali della malvagità» (Efesini 6:12).
Il peccato. Siamo chiamati a vincere il peccato di cui siamo diventati schiavi. «Non sapete voi che se vi date a uno come servi per ubbidirgli, siete servi di colui a cui ubbidite: o del peccato che mena alla morte o dell’ubbidienza che mena alla giustizia?» (Romani 6:16).
La carne. L’apostolo Paolo scrisse questa sua confessione: «Noi sappiamo in fatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Perché io non approvo quello che faccio; poiché non faccio quel che voglio, ma faccio quel che odio … Io vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigione della legge del peccato che è nelle mie membra» (Romani 7:14-15, 23).
La paura. Siamo chiamati a vincere anche «la paura» che incute il mondo. Il diavolo riesce ad incuterci paura a volte anche attraverso parenti o amici che rallentano o impediscono il tuo arruolamento nell’esercito spirituale di Gesù Cristo (Matteo 10:37, Ebrei 2:15, I Pietro 3:14-16). Per iniziare a combattere, quindi, occorre prima disfarsi della paura, convinti che «se Dio è con noi, chi può essere contro di noi?» (Romani 8:31).
L’umiltà del pentimento. La nostra situazione di perdenti inizia a capovolgersi per vederci vittoriosi quando siamo umilmente pentiti e chiediamo perdono a Dio. «Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentr’è vicino. Lasci l’empio la sua via, e l’uomo iniquo i suoi pensieri; e si converta all’Eterno che avrà pietà di lui, e al nostro Dio ch’è largo nel perdonare» (Isaia 55:7).

Dobbiamo combattere. Ma in che modo?

Dio ci chiama a combattere per la giustizia, con strumenti di giustizia e non con le armi della corruzione. La filosofia machiavellica suggerisce l’idea che il buon fine giustifica l’uso di mezzi o metodi anche poco etici o addirittura disonesti. La parola di Dio insegna invece che i nostri mezzi per sconfiggere il male devono essere sempre la fede in Dio e l’ubbidienza ai Suoi comandamenti.
Forniamo qui di seguito alcuni consigli su come combattere contro il male senza cadere nel male.

Combatti secondo le leggi di Dio. «Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Uno che va alla guerra non s’impaccia delle faccende della vita; e ciò affin di piacere a Colui che l’ha arruolato. Parimente se uno lotta come atleta non è coronato, se non ha lottato secondo le leggi» (II Timoteo 2:3-5).
Gesù ha detto «Non chi mi prega – dicendo: Signore! Signore! – entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio ch’è nei cieli» (Matteo 7:21).
E’ un fatto storico che, nel momento della prova, le religioni del mondo non attuano le leggi di Dio espresse nella Bibbia e si fanno le «guerre sante» a vicenda nel nome di Dio. Organizzazioni impegnate a sconfiggere l’ingiustizia, il dolore e l’infelicità umana ve ne sono molte, ma rappresentano un crogiolo di fedi diverse, dove ciascuna reclama di avere la formula della vita e della felicità, ma finisce sempre nel fallimento più totale. Perché?

La causa del fallimento

Il disconoscere le leggi di Dio porta a lottare contro il male facendo il gioco del male stesso! Dio comanda: «Non essere vinto dal male, ma vinci il male col bene» (Romani 12:19-21). Questa fede supera tutte le altre. E’ la fede di Dio in noi. Quindi…

Combatti indossando «l’armatura di Dio». Si tratta di un’armatura spirituale, naturalmente. In questa analogia la cintura dei fianchi, la corazza, i calzari, lo scudo, l’elmo e la spada simboleggiano rispettivamente «la verità», la «giustizia», la «prontezza del Vangelo della pace», la «fede», il proteggere la nostra «salvezza» mediante «la spada dello Spirito», che è la conoscenza e l’uso della «Parola di Dio» (Efesini 6:11-17).
Nei versetti successivi l’apostolo Paolo aggiunge alla nostra armatura spirituale un elemento importantissimo: lo spirito di squadra! «Pregate in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni a pro di tutti i fratelli, ed anche per me, affinché mi sia dato a predicare con franchezza il mistero dell’Evangelo…» (vv. 18-19).
Senza l’armatura di Dio i dardi infuocati del diavolo ci colpiscono e noi cadiamo, divisi e sconfitti dalle nostre voluttà (Giacomo 4:1-4).
«…Siamo debitori non alla carne per viver secondo la carne; perché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate – mettete a morte – gli atti sbagliati del corpo, voi vivrete» (Romani 8:12-13). Questo richiede una lotta contro le forze invisibili della malvagità e ciò spiega, almeno in parte, il perché il popolo di Dio è un «piccolo gregge» sparso nel mondo. Sono infatti pochisimi quelli che vogliono combattere e che rispondono alla «chiamata alle armi».
Quando si declina la chiamata di Dio o ci si toglie la Sua armatura, si cade subito nel mirino dei «dardi infuocati del diavolo». Il peccato, cioè la trasgressione del comandamento divino, «coglie l’occasione per suscitare ogni malsana concupiscenza» (Romani 7:8).
L’apostolo Giovanni cita tre principali concupiscenze che hanno reso il mondo schiavo del peccato: «la concupiscenza della carne; la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (I Giovanni 2:16).
«Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che è nel mondo … non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno» (vv. 15-17).
Questo è un concetto molto diverso di chi crede che tutte le fedi portano a Dio. I sostenitori del relativismo morale offrono una presunta libertà dalla verità divina, «promettendo la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione; giacché uno diventa schiavo di ciò che l’ha vinto» (II Pietro 2:19). Noi siamo chiamati invece ad uscire dalla corruzione del peccato, come l’antico Israele da una schiavitù fisica.

Combatti tenendo alto il vessillo della Verità. Quel vessillo è Gesù Cristo, la «Parola di Dio». Egli è «la via, la verità e la vita» (Giovanni 14:6). Cristo è la verità assoluta ed eterna (Giovanni 17:17; Ebrei 13:8) mentre «ogni uomo è bugiardo» (Romani 3:4; I Giovanni 2:4).
Gesù disse: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8:32); liberi dall’ignoranza spirituale che ci rende schiavi del peccato. Che cos’è il peccato?
«Il peccato è la violazione della legge» (I Giovanni 3:4). Ignorando questa verità, volontariamente o inconsciamente, il mondo è schiavo del peccato. Se tu tieni sempre alta la verità (II Timoteo 3:16), allora il tuo combattimento non è vano, anche se ti capita di scivolare.

Combatti senza mentire a te stesso. Dobbiamo riconoscere che senza l’aiuto dello Spirito di Dio non potremmo mai vincere il peccato (Romani 8:7). Il renderci conto che da soli siamo troppo deboli per sconfiggere il maligno è un’esperienza essenziale alla nostra vittoria finale.
Combatti chiedendo aiuto a Dio. Riconoscere la nostra debolezza non basta: occorre infatti chiedere aiuto a Dio umilmente, perché «lo Spirito di Dio sovviene alla nostra debolezza» (Romani 7:18; 8:26).

Combatti seguendo le orme di Gesù. «Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; Egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente; Egli, che ha portato i nostri peccati sul suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati. Poiché eravate erranti come pecore; ma ora siete tornati al Pastore e Vescovo delle anime vostre» (I Pietro 2:21-25. Leggere anche Marco 1:17, Giovanni 8:12 ed Ebrei 2:10).

Combatti anche per incoraggiare gli altri. Questa è una delle nostre più importanti responsabilità quotidiane. Nessuno può infatti sperare di vincere il male standosene anche nel campo del «maligno», fomentando divisioni, creando malumori e scoraggiamento. Se proviamo piacere nello stare «isolati» o frequentando quelli che scherniscono la sana dottrina di Dio finiamo col fare il gioco malvagio di Satana il diavolo, «colui che accusa i nostri fratelli giorno e notte» (Apocalisse 12:10).
I veri cristiani sono «arruolati» nell’esercito spirituale di Cristo ed hanno l’obbligo di incoraggiare, difendere e coprire i fratelli dagli attacchi del nemico. Se uno di noi cade prigioniero per la paura, chieda aiuto e tutto il plotone correrà ad aiutarlo per liberarlo. Se invece uno di noi diserta la santa adunanza e spara contro di noi, diventa palese da che parte sta: egli o ella fa il gioco del maligno per scoraggiare e far cadere tutti noi. In tal caso è necessario mettere in atto Romani 16:17-18.

Combatti, per non volgere la grazia di Dio in dissolutezza, per non scadere dalla grazia divina, per non tornare sotto la penalità del peccato e per non morire spiritualmente. Combatti!

In conclusione, dobbiamo diventare soldati fedeli nell’eseguire gli ordini del nostro buon capitano, Gesù Cristo, senza cadere nella paura, nell’omertà, nella codardìa, nella menzogna, nel tradimento, nella calunnia, sconfitti sotto i colpi infocati del nemico.

La vittoria finale

Combattiamo quindi il buon combattimento della fede e afferriamo la vita eterna alla quale siamo chiamati. Se faremo queste cose la nostra vittoria finale è assicurata.
Iddio ha fatto questa promessa: «A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita che sta nel paradiso di Dio. A chi vince io darò di seder con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono» (Apocalisse 2:7; 3:21-22).
«Io abiterò con voi, e asciugherò ogni lagrima dai vostri occhi e la morte non sarà più; né ci sarà più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima sono passate». Iddio non mente. Egli dice il vero. «Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
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