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Avventure da vivere

Ero disperatamente aggrappata a un dirupo nel cuore delle Alpi, e sarebbe stato opportuno avere una buona attrezzatura e un pò d’esperienza, ma non avevo nessuna delle due. Con la mano destra afferrai un ciuffo d’erba, con la mano sinistra spostai qualche sasso che ostacolava la mia scalata, i piedi erano attanagliati alla roccia quando sentii una lenta perdita di presa. Ero sola, non c’era nessun altro nelle immediate vicinanze, avevo due possibilità: andare avanti o cadere!

Mi ero persa e quando mi accorsi dell’errore il pendio era ormai troppo ripido per scendere in sicurezza. Proseguii, ma realizzai troppo tardi che un mix di incauto ottimismo e ostinazione mi avevano portato in una posizione decisamente pericolosa, appesa alla forza dei muscoli che stavano cedendo rapidamente.
Ero in tour per l’Europa da due settimane per una gita di un mese durante la quale avrei visitato anche alcuni paesi dell’Est europeo. Negli ultimi cinque giorni mi ero imbattuta in sei diverse lingue, quattro monete e avevo attraversato vari confini.
Quando partii da casa, in molti commentarono il mio viaggio come un’esperienza coraggiosa. In realtà non sono un’impavida avventuriera, ma piuttosto una perfezionista metodica, organizzata e riservata con una profonda necessità di sentirmi capace, non avevo ancora trovato la tanto ambita serenità.
Ma di questo me ne accorsi solo quando tornai a casa. Quando partii dagli Stati Uniti non ero completamente sicura di come sarei sopravvissuta un mese da sola; tornai da viaggiatrice con una discreta esperienza e un bagaglio di lezioni di vita dal valore inestimabile e una più profonda conoscenza di me stessa alla quale non sarei mai potuta arrivare se non affrontando determinate difficili situazioni. Sebbene alcune mie scelte siano state discutibili (ho apprezzato moltissimo l’amore e la protezione di Dio!), le lezioni imparate durante il viaggio sono state estremamente importanti.
Sia da un punto di vista fisico e spirituale, capita a tutti di affrontare situazioni difficili e spesso accade che, per diversi motivi, si voglia evitare un problema magari perché la previsione è il raggiungimento di risultati mediocri. Eppure le paure si superano solo agendo, evitarle non fa altro che intensificarle.
Un tentativo fallito può essere doloroso e umiliante, ma rifiutarsi di provare a raggiungere un obiettivo valido porta a un fallimento maggiore, in questo modo abbandoniamo la possibilità di capire chi siamo veramente. Dopotutto la Bibbia dice molto chiaramente che Dio non ci ha dato questa facoltà perché la ignorassimo! Egli desidera che ogni essere umano prenda il controllo della propria vita anche e soprattutto quando è in discussione la serenità dell’individuo.
Tutti i genitori amano i propri figli, ma per quanto siano adorabili da bambini, non vogliono che rimangano tali per tutta la vita. Quando un bambino impara a camminare inciampa, cade, si rialza e riprova fino a quando si sente sicuro di andare da solo.
Allo stesso modo, quando si tratta delle nostre azioni e del nostro carattere, Dio non gradisce lunghi periodi di stallo. Dobbiamo vedere le debolezze come aree di crescita potenziale invece di rassegnarci e dire «e beh, io sono fatto così!» Cristo ci ricorda che «chi vince» sarà ricompensato al Suo ritorno (Apocalisse 21:7).

Crescere in Cristo

In Efesini 4:12-13, ci viene detto di continuare a lavorare per l’opera di Dio e per l’edificazione del corpo di Cristo «finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo».
La Bibbia dice che ignorando un problema non si ottiene alcuna risposta. Dobbiamo affrontare le difficoltà! La conversione non è una meta, ma piuttosto un percorso in continua salita durante il quale ogni giorno impariamo a conoscere meglio nostro Signore Gesù Cristo. Dobbiamo persistere fino al Suo ritorno, tempo in cui saremo ricompensati del duro lavoro.
Quando Dio liberò gli israeliti dall’Egitto, la Terra Promessa non era esattamente un esempio di perfezione, ma piuttosto un territorio in cui peccato e idolatria regnavano sovrani. Il battesimo è solo l’inizio della battaglia. Dobbiamo continuare a camminare con Dio se vogliamo ricevere il Suo aiuto e poter così liberarci del lato oscuro della natura umana rifiutando fermamente l’influenza del male che impera nel mondo in cui viviamo.
Non c’è un’effettiva destinazione in questo lungo tragitto, dobbiamo goderci il cammino senza mai fermarci, non c’è tempo per riposare. La Parola di Dio ci incoraggia e dice che Egli sarà al nostro fianco in tutte le battaglie. Commettiamo un errore se pensiamo che ogni battaglia sia troppo difficile da superare. Le difficoltà invece possono arricchire il nostro apprendimento.
Dio ci ha chiamati a essere combattenti spirituali e un buon combattente deve essere leale, coraggioso, determinato e obbediente. Non dimentichiamo che tutte le difficoltà della vita sono un’opportunità di crescita unica. Non dobbiamo chiedere a Dio di eliminare il problema recitando la lunga lista di motivi per cui non saremmo in grado di risolverlo, ma confidare in Lui affinché ci aiuti e sostenga ad affrontarlo.
Quando Dio chiese chi poteva mandare per portare avanti la Sua opera, Isaia non cercò di evitare la chiamata, ma rispose: «Eccomi! Manda me» (Isaia 6:8). Anche noi, come veri credenti dobbiamo essere impazienti di affrontare nuove sfide per consentire a Dio di perfezionarci e usarci come uno strumento nelle Sue mani.

La montagna

Dopo un’ora di lento progresso, ero sempre arrampicata a quel dirupo nelle Alpi. Sebbene fossi vicina alla cima, il percorso era praticabile solo con una buona attrezzatura… che naturalmente non avevo. Scivolai e caddi slittando indietro verso il sentiero da cui mi ero inavvertitamente allontanata.
Nonostante fossi tornata al punto di partenza, ero felice di aver scalato 300 metri di un sentiero accidentato fino alla cima. Arrivai a 3.000 metri dopo un’escursione di otto ore e decisi di scendere. Rientrata all’ostello, mangiai un buon piatto di pasta insieme ad altri turisti e andai a letto ancora sporca, sudata e leggermente sanguinante senza neanche accorgermene.
Il tour europeo terminò ad Amsterdam. Fra le sale del museo Vincent van Gogh, lessi una frase di Pablo Picasso che credo riassuma perfettamente le difficoltà della vita cristiana: «Faccio sempre quello che non so fare per imparare a farlo».
Questo tipo di approccio alla vita può portare a delusioni e fallimenti, ma la crescita personale non avviene mai in un ambiente familiare e confortevole. Dobbiamo scegliere di continuare a scoprire e imparare cose nuove invece di restare immobili nella posizione che meglio conosciamo, solo così otteremo grandi risultati.
Abbi il coraggio di sfidare te stesso e scopri chi sei realmente! Che si tratti di provare un nuovo sport a scuola, incontrare una nuova persona, imparare il più possibile all’università, trovare un nuovo lavoro in un’altra città, intraprendere il viaggio di una vita o correggere un difetto caratteriale, tutti dobbiamo con saggezza provare ad imboccare nuovi percorsi, anziché restare passivamente, senza cercare la sfida, e senza risolvere i problemi.
Sforziamoci di approfittare di tutte le opportunità che la vita ha in serbo, soprattutto per imparare a conoscere realmente Dio e ad esercitare la capacità umana di rispondere alla Sua divina chiamata dicendo: «Eccomi Signore, manda me!»
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