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“V’ho costituiti perchè andiate e portiate frutto”

A cosa associate la frutta? A uno snack, un dolce o al vostro frutto preferito?
La Bibbia usa spesso termini come «frutto», «olio», «vigna» per indicare simbolicamente delle realtà o condizioni spirituali. I bambini sono, ad esempio, «frutto del ventre materno» così come le parole di un uomo sono il «frutto della sua bocca».
In tempi antichi e moderni le persone devono essere produttive per giustificare il loro guadagno, devono cioè far «fruttare» le loro conoscenze per portare a termine l’incarico loro affidato. Nella Bibbia il termine «frutto» ha lo stesso significato.

Cos’è il «buon frutto»?

La Bibbia paragona le persone agli alberi da frutta o alla vite e raffigura Dio come il proprietario di frutteti e vigneti. Il Maestro ci riconosce dai nostri frutti spirituali così come «dal frutto si conosce l’albero» (Matteo 12:33). Dio desidera che ogni frutto sia buono, cioè «il frutto della giustizia» (Giacomo 3:18). Gesù infatti disse che «Ogni albero che non fa buon frutto, è tagliato e gettato nel fuoco» (Matteo 7:19).
Ma cosa s’intende per «buono»? Solo Dio dispone dell’autorità suprema per definire il bene e il male. Gesù disse anche «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Matteo 7:21). Il «buon frutto» è fare la volontà di Dio, così come è espressa nei Suoi comandamenti (Matteo 22:36-40; 19:17). Dobbiamo mirare in alto per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi e per questo sono necessari lavoro, tempo, pazienza e perseveranza (Giacomo 5:7-11).

Produrre «molto» frutto

Dio desidera non soltanto che portiamo buon frutto ma che ne produciamo in abbondanza. Gesù disse «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli» (Giovanni 15:8). «Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente» (Giovanni 15:16). Ecco perché dobbiamo essere orientati verso delle mete ambiziose lavorando intensamente fino ad ottenere grandi risultati.
Questa parabola è, a questo proposito, molto istruttiva: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; e andò a cercarvi del frutto, e non ne trovò. Disse dunque al vignaiuolo: Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a rendere improduttivo anche il terreno? Ma l’altro rispondendo gli disse: Signore lascialo ancora quest’anno, finch’io l’abbia scalzato e concimato; e forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai» (Luca 13:6-9).
Il vignaiuolo chiede un altro anno al Signore per poter fertilizzare il terreno e stimolarne la produttività. Solo quando sarà il momento l’albero senza frutto sarà tagliato perché improduttivo. Qui leggiamo un chiaro esempio della severità e al tempo stesso della pazienza divina, «non volendo che alcuni periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi» (2 Pietro 3:9).

Come “maturare” in senso spirituale?

Le parabole dei talenti (Matteo 25:14-30) e quella delle mine (Luca 19:11-27) ben illustrano l’interesse di Dio sulla nostra crescita spirituale e su come adempierla. In queste parabole due servi hanno diligentemente investito il denaro del padrone per offrirgli poi un guadagno. Il terzo servo invece lo ha nascosto per metterlo al sicuro, la paura di sbagliare avrebbe “giustificato” il suo gesto.
La parabola, in sostanza, mostra che dobbiamo obbedire alle leggi di Dio e «trafficare» l’Evangelo con fede e coraggio, senza incuria o paura del mondo. Il servo timoroso viene chiamato «disutile» e «malvagio ed infingardo» (Matteo 25:30, 26). Ad ognuno dei servi «utili» invece il padrone dice: «Va bene, buono e fedel servitore; sei stato fedel in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore» (Matteo 25:21, 23). Riusciremo ad essere fedeli a Dio se accogliamo il Suo Spirito in noi.
Durante la Sua vita terrena Gesù disse: «Il Figliuolo non può da se stesso far cosa alcuna» (Giovanni 5:19), infatti «il Padre che dimora in me, fa le opere sue» (Giovanni 14:10). Lo stesso vale per noi! E’ necessario lo Spirito di Dio per produrre buon frutto in abbondanza.
Gesù prosegue dicendo «Io sono la vera vite, e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, Egli lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo rimonda affinchè ne dia di più» (Giovanni 15:1-2). Il termine «rimondare» significa correggerci allo scopo di farci crescere spiritualmente (Ebrei 12:5-11).
«Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppur voi, se non dimorate in me. Io son la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla» (Giovanni 15:4-5). Il messaggio è chiaro: affidiamoci a Dio e grandi cose accadranno. «Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e bruciano….»
Come possiamo far sì che Dio «dimori» in noi? Dimorando in Cristo! «Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi», dice Gesù, «domandate quel che volete e vi sarà fatto» (Giovanni 15:4-7).  Dimorare in Dio Padre e nel Suo Figliolo significa credere e mettere in pratica gli insegnamenti della Bibbia, pregarlo in ogni tempo e frequentando «il corpo di Cristo» (1 Corinzi 12:27), la Chiesa vera, quella che «custodisce i comandamenti ed ha la testimonianza di Gesù Cristo» (Apocalisse 12:17).
Accettando la luce dello Spirito Santo di Dio, nasce in noi la conoscenza della verità e la disponibilità ad obbedire alla Sua Parola in modo esclusivo, come si può leggere ad esempio in Luca 22:42: «Non la mia volontà, ma la tua sia fatta», e in 2° Timoteo 1:7: «Poiché Iddio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione». L’apostolo Pietro aggiunge: «Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remission dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti 2:38).

Il dono di portare frutto

Lo Spirito Santo è un dono che ci fa iniziare una nuova vita. A questo proposito l’immagine descritta in questo brano biblico è significativa: «Benedetto l’uomo che confida in Dio e la cui fiducia è l’Eterno! Egli è come un albero piantato presso le acque, che distende le sue radici lungo il fiume; non s’accorge quando vien la caldura, e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno, e non cessa di portar frutto» (Geremia 17:7-8 e Salmo 1:3).
Questo concetto è confermato dall’apostolo Paolo:  «Camminate per lo Spirito… Se viviamo per lo Spirito, camminiamo altresì per lo Spirito» (Galati 5:16, 25). Lo Spirito di Dio quindi ci consente di agire secondo i Suoi principi per vivere la nostra vita di conseguenza.
Senza lo Spirito di Dio saremmo semplicemente carnali e ci comporteremmo secondo i desideri disordinati della carne (Galati 5:19-21). Dopo averli elencati l’apostolo ammonisce «quelli che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio» (v. 21), poi continua: «Il frutto dello Spirito, invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza» (vv. 22-23).
Questi sono in sostanza i buoni frutti prodotti da coloro che si relazionano con gli altri mediante lo Spirito di Dio, il quale (in Giovanni 7:38) è paragonato ad un «fiume d’acqua viva» che sgorga dal seno di quelli che credono in Lui.
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