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Sei un genitore single? Educare bene i tuoi figli è possibile!

Fra i molti lettori di questo articolo ci sono sicuramente genitori single e quelli che non lo sono conoscono per certo un familiare o amico in questa condizione ormai ampiamente diffusa.

Un terzo dei bambini occidentali nasce al di fuori del matrimonio. Secondo le statistiche, la metà della popolazione nord-occidentale di età inferiore ai 18 anni a un certo punto della vita vivrà in un nucleo familiare con un solo genitore.
Attualmente circa un quinto dei bambini canadesi e sudafricani vive con un solo genitore. Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Australia non registrano dati tanto diversi, specialmente nelle regioni più industrializzate. In Giamaica, Santa Lucia e Haiti, più di quattro famiglie su dieci sono gestite da genitori single, in Danimarca e Norvegia, circa la metà.
Molti dei nostri lettori non hanno certamente scelto di diventare genitori single: alcuni sono vedovi, altri hanno concepito figli al di fuori del matrimonio, alcuni hanno chiesto o subito il divorzio, altri sono separati. L’obiettivo di questo articolo non è di giudicare i motivi che hanno portato a tale condizione. Quello su cui vogliamo concentrarci è quale direzione prendere in queste circostanze.
Iniziamo cercando di capire che cosa si intende per “genitore single”: se sei quotidianamente responsabile della crescita e educazione di uno o più figli senza il costante e concreto supporto di un/a compagno/a, allora sei un genitore single.
Anche una persona sposata potrebbe essere un genitore single se il/la compagno/a è fisicamente disabile o ha disfunzioni comportamentali dovute per esempio all’uso di sostanze stupefacenti. La stessa cosa vale quando il lavoro di uno dei due coniugi obbliga l’interessato a lunghe assenze.
L’alto numero di divorzi contribuisce a radicare il fenomeno dei genitori single nella nostra società occidentale. Uno studio sconvolgente ha rivelato che la maggior parte dei giovani nati negli ultimi anni avrà, nel corso della propria vita, un numero di partner superiore a quello dei figli che metterà al mondo.
Proviamo a pensare per qualche secondo a cosa significa tutto questo per i nostri figli e nipoti. Significa molto dolore, per loro e per noi! Dato che probabilmente avranno a loro volta almeno uno o più figli, rischiano anche loro di diventare genitori single.

Madri single 

Fra i genitori single ci sono più donne che uomini, forse per diversi motivi, il principale è probabilmente legato al fatto che la madre accudisce i figli sin dai primi giorni di vita.
Le leggi che regolano la famiglia  sono state a volte più a favore della figura paterna altre volte a favore della figura materna cui affidare per l’educazione dei figli. Tuttavia, dopo la Prima Guerra Mondiale, il diritto di famiglia adottò l’idea che la madre fosse la principale allevatrice dei figli già dai primi anni di vita il che significò la concessione a quest’ultima della custodia dei figli piccoli.
Dal 1970, i tribunali hanno fatto un piccolo passo indietro nel tentativo teorico di concedere la custodia dei figli ai padri tanto quanto alle madri.
In realtà, pochi padri hanno la custodia unica dei figli per vari motivi. Ad ogni modo, l’approccio antagonistico non sempre vincente dei tribunali del divorzio non risponde alle esigenze dei  figli i quali hanno effettivamente bisogno di entrambi i genitori, anche di chi li ha voluto abbandonare.
Si osserva quindi una maggior tendenza verso l’affidamento congiunto secondo il quale i figli dividono equamente il loro tempo fra entrambi i genitori. E’ un tentativo di far si che “le cose vadano bene”.
In opposizione alla figura della madre allevatrice, il contributo del padre è percepito come un supporto finanziario di cui i suoi figli hanno bisogno. Il ruolo di «padre sovvenzionatore» sembra poter essere svolto in maniera soddisfacente anche a distanza nel caso di genitore responsabile.
In un libro pubblicato nel 1995, l’autore David Blankenhorn sostiene che gli Stati Uniti d’America, più di ogni altra nazione al mondo, stiano diventando una società orfana di padri. Secondo lo scrittore, nella passata generazione un bambino americano sapeva di poter crescere con il proprio padre mentre oggi è possibile che ciò non accada.
Le statistiche dell’anno 2003 rivelano che un bambino o adolescente americano su quattro di età inferiore ai 18 anni vive solo con la madre.
In passato, quando in una famiglia veniva a mancare il padre, la società sosteneva l’importanza del ruolo paterno confortando e aiutando la famiglia. Oggi, quando un padre abbandona la famiglia, la nostra società disconosce l’importanza della figura paterna accettando l’abbandono con logica imparzialità. In altre parole, un padre che abbandona la propria famiglia compie un gesto a cui è possibile abituarsi. Ma l’abbandono o la morte del padre è sempre stata come una delle peggiori tragedie possibili nella vita di un figlio.
L’idea moderna è che un nucleo familiare gestito da un solo genitore è uguale a uno gestito da due genitori. Eppure il comportamento dei figli, i sentimenti e la situazione finanziaria rivelano una sostanziale differenza! Non dimentichiamo che secondo le statistiche i nuclei familiari gestiti da madri single hanno redditi bassi.

Rabbia e senso di colpa

Molti genitori single provano un forte senso di colpa nell’essere in questa condizione, un sentimento forse ancora più accentuato per coloro che cercano di seguire i principi cristiani.
Anche quando sono parzialmente o per nulla responsabili della rottura del nucleo familiare, si scatenano forti sensi di colpa. Hanno sempre dato una grande valore al matrimonio “finché morte non ci separi” non soltanto in termini di fedeltà verso il coniuge, ma anche come senso di devozione a Dio. Persone così devote desiderano compiacere il Signore sopra ogni altra cosa, pertanto vivono il fallimento del matrimonio come una forma di tradimento nei Suoi confronti.
I genitori single devono anche gestire l’amarezza che consegue dalla collera non appianata. E’ possibile provare rabbia nei confronti del comportamento dell’ex coniuge che ha causato l’attuale situazione o per essere stati respinti come moglie o marito. Non è facile mettere in pratica uno dei principali insegnamenti divini sulla gestione della collera: «Adiratevi, e non peccate; il sole non tramonti sopra il vostro cruccio» (Efesini 4:26).
E’ necessario imparare ad affrontare il proprio risentimento affinché non si trasformi in una «radice velenosa» in grado di distruggerci spiritualmente e ferire i nostri figli (Ebrei 12:15).
Un genitore che nutre risentimento verso l’ex coniuge trasmette questo sentimento al figlio, anche inconsciamente attraverso il tono di voce o l’espressione degli occhi. E’ molto meglio sfogare il risentimento chiedendo in preghiera l’aiuto di Dio.
Capire il motivo della propria ira può essere d’aiuto. Il divorzio è spesso definito come “la morte senza fine”. Ci si sente afflitti per la perdita e l’amarezza diventa uno dei sentimenti più sentiti, accompagnata dalla sensazione di essere stati traditi, che accresce e si trasforma in ira. Il coniuge che ha causato la fine del matrimonio è colui che ha tradito la fiducia del/la compagno/a abbandonato/a.
Il matrimonio è un accordo che si stipula per tutta la vita. Quando un uomo chiede a una donna di sposarlo e lei accetta, si onorano a vicenda. Fondamentalmente è come se si dicessero: «Ti conosco bene e amo quello che conosco. Ripongo in te i miei sentimenti, le mie speranze, i sogni e il mio futuro. Mi fido di te in quanto futuro padre o futura madre dei miei figli. Mi fido della tua opinione. Sto bene con te in ogni momento».
La frase «voglio il divorzio» è di fatto la cancellazione di quanto sopra. Nessun essere umano con una mente sana si unirebbe in matrimonio semplicemente per provare un anno come se prendesse in leasing un’automobile invece di acquistarla. Il matrimonio è per natura un’acquisizione compiuta con tutto il cuore. Quindi, quando due persone unite in un’unica cosa tornano ad essere due unità separate, è inevitabile che uno dei due cuori si spezzi.

Questione di fede

Lo shock dell’improvvisa condizione di genitore single può anche compromettere la fede spirituale del credente che si chiede «Perché Dio permette che questo accada a me e ai miei figli?» Ma Dio non è responsabile! L’unione matrimoniale avviene con il consenso di due persone, ma ne basta una perché si rompa.
Dio approva e benedice chi decide di legarsi nel vincolo matrimoniale così come Lui lo ha pensato, come descritto in Genesi 2:24: «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e si atterrà alla sua moglie, ed essi diverranno una stessa carne».
Il piano di Dio relativo alla crescita e educazione dei figli è legato al vincolo matrimoniale dei genitori biologici. Due genitori legati in matrimonio si sostengono reciprocamente, si danno coraggio, equilibrio e occasionalmente si riposano. Dio incoraggia fortemente i coniugi a non interrompere il legame coniugale (Marco 10:4-9). Il credente prova una fiducia intrinseca nell’affermazione biblica di Genesi 2:18 «Non è bene che l’uomo sia solo». Si tratta di un concetto che non “funziona solo per alcuni”, è invece il modo in cui Dio ci ha pensati e creato a livello emotivo, mentale e spirituale. La separazione e il divorzio sono una esperienza molto dolorosa.
Ma si può comunque star bene nella condizione di genitore single? Il coniuge abbandonato e i suoi figlioletti possono tornare a gioire o sono condannati ad un’esistenza infelice?
Una madre che pur essendo single ritiene la fede in Dio ed istruisce i suoi figlioletti a seguire i valori morali del Cristianesimo, si rivelerà incredibilmente forte, come pure i suoi figli, e tutti assieme possono rifarsi una famiglia duratura, una vita ricca di successi. E’ inutile minimizzare le difficoltà che certamente sussistono, possiamo però chiarire alcuni fattori che aiuteranno voi e i vostri figli ad affrontare al meglio la situazione.
Il rendimento scolastico sarà simile a quello di qualsiasi altro studente, se non migliore. Ciò è strettamente subordinato a voi in quanto genitore capace e preparato, meno alle possibilità economiche o all’ambiente qualitativo che riuscirete a offrire ai vostri figli.

Che cosa fare

Che cosa accade nella testa e nel cuore dei figli quando i genitori si separano? Essi attraversano tutti gli stadi emotivi, dolore, rifiuto, ira, depressione, si sente un bene da contrattare per poi alla fine, arrivare ad accettare la situazione. Come osservato precedentemente, la perdita dell’immediata presenza di un genitore può essere paragonabile, in un certo senso, alla morte e i figli reagiscono di conseguenza.
Il dolore può trasformarsi in uno shock, è possibile provare tristezza, vergogna e abbandono. Si può anche manifestare con dolore fisico che non ha nulla a che vedere con malattie o infortuni. E’ possibile che il rendimento scolastico ne risenta e si instaurino atteggiamenti aggressivi verso i compagni di classe. Questo non significa dover giustificare comportamenti inadeguati. E’ importante insegnare in modo amorevole ai propri figli i limiti da rispettare per mantenere l’autocontrollo.
E’ probabile che si sentano in colpa e pensino che la separazione dei genitori sia stata causata da qualcosa che abbiano o non abbiano fatto loro in prima persona.
E’ possibile rassicurare i propri figli, è importante che sappiano sempre dove siete, che sarete in orario per andarli a prendere e che manterrete la vostra parola. Se non siete in grado di mantenere una promessa, non fatela.
Assicuratevi che siano ben organizzati dando loro routine e orari da rispettare. Considerando la pressione a cui si è sottoposti in quanto genitore single, la routine è fondamentale per ridurre lo stress anche su di voi. Pianificate pertanto del tempo libero per vostro figlio quotidianamente. Tenere la casa pulita e in ordine è importante, ma trascorrere del tempo con vostro figlio lo è anche di più. Sforzatevi di essere costanti nel dare una disciplina e nel stabilire un buon rapporto con i vostri figli.
La sana lettura è di grande aiuto. Quando i figli sono piccoli, leggete per loro dei libri o fateli leggere, ciò li aiuterà a crescere e migliorare emotivamente e scolasticamente.
E’ necessario capire che i figli hanno bisogno del rapporto con l’altro genitore. Facilitate questo legame laddove è possibile. Non rendete le cose più difficili mostrando ira nei confronti dell’altro genitore perché questo potrebbe confondere i figli i quali, diversamente da voi, continuano ad amare quella persona.
Cercate di resistere alla naturale e inconscia tendenza a provare avversione nei confronti del figlio in cui rivedete il genitore con cui non avete più rapporti affettivi.
Permettete ai figli di andare con il loro padre come stabilito dal giudice. E’ possibile che vostro figlio voglia portar con sé il suo gioco preferito, un peluche o un libro. Non utilizzate queste circostanze per confrontarvi su eventuali disaccordi con l’altro genitore. Appianate i conflitti relativi a orari e non impedite i loro incontri senza un motivo valido o legale.
Se il padre dei vostri figli non può essere presente nella loro vita assicuratevi che ci sia comunque una figura maschile forte, responsabile e matura. Potrebbe essere uno zio, un nonno o un amico fidato. Fate particolare attenzione se la scelta ricade su quest’ultimo.
Coinvolgete i figli nelle decisioni relative alla loro vita, ma non comportatevi da amici. Hanno bisogno che voi siate un genitore. Spesso i genitori cadono nella “trappola dell’amico” probabilmente perché si sentono soli e hanno bisogno di compagnia.
Molti giovani genitori sono cresciuti sentendo parlare di minor fermezza e meno proibizioni verso i figli come buon metodo educativo, quindi tendono a comportarsi di conseguenza, ma i risultati non sono positivi. Molti studiosi in ambito sociale, così come la Bibbia,  hanno sottolineato i danni causati da genitori che non hanno stabilito regole e limiti amorevoli: hanno cresciuto figli indisciplinati, frustati, perennemente insoddisfatti e incapaci di gratitudine.
E’ possibile che il genitore single si accorga del danno causato solo quando il disagio inizia a manifestarsi concretamente ed è necessario l’intervento autorevole del genitore, proprio per il bene del figlio, scoprendo a quel punto di non avere alcuna autorità agli occhi del figlio. Naturalmente il genitore deve relazionarsi con amore e rispetto, ma in qualità di genitore, non di amico o coetaneo.

Prendetevi cura di voi stessi e cercate l’aiuto di Dio

Prendersi cura dei figli è fondamentale, ma occuparvi di voi stessi è altrettanto importante. Curate la vostra salute fisica, emotiva e spirituale e mantenete vive le buone amicizie con altri adulti. La convivenza, per esempio, non è una scelta sana sotto molti punti di vista, senza contare il fatto che può rivelarsi estremamente rischiosa per i vostri figli.
Trascorrete del tempo con persone la cui compagnia vi rallegra. Fate esercizio fisico regolarmente, non trascurate il sonno e mangiate in maniera adeguata. Questi due aspetti vi aiuteranno ad essere in forma nell’educare i vostri figli. Non abbandonatevi in abitudini autolesioniste come un consumo eccessivo o improprio di cibo, alcool o droghe.
Il ruolo del genitore è estremamente complesso, non potete pensare di essere sia un padre che una madre per vostro figlio. Potete però essere un buon genitore, dando una sana educazione, struttura e disciplina.
Hal Runkel, un rinomato terapeuta di problemi matrimoniali e familiari, scrive che i genitori che cadono nello stereotipo secondo cui un genitore accudisce il figlio e l’altro impone la disciplina (“Vedrai quando tuo padre torna a casa!”) commettono un errore. Egli consiglia a tutti i genitori di fare ciò che un genitore single dovrebbe fare, assumere un po’ di entrambi i ruoli. Accudite i vostri figli in ogni momento e imponete la disciplina quando necessario.
Diventare un buon genitore single è possibile. Ci sono molte sfide da gestire, ma con l’aiuto di Dio è possibile affrontarle tutte. Pensiamo alla Sua promessa: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Ebrei 13:5). Anche quando qualcuno ci delude, sappiamo che, se continuiamo ad amarlo, Dio non dimenticherà il Suo impegno nei nostri confronti.
Possiamo fidarci di Lui, ma bisogna contraccambiare il Suo amore in modo che Lui possa a Sua volta fidarsi di noi. Riceviamo quindi il Suo supporto in maniera durevole come conseguenza di un rapporto che si è instaurato con Lui e non come se ricevessimo semplice elemosina.
Analizziamo il saggio consiglio che re Davide diede a suo figlio Salomone: «Riconosci l’Iddio di tuo padre, e servilo con tutto il tuo cuore e con animo volenteroso; perciocché il Signore ricerca tutti i cuori, e conosce tutte le immaginazioni dei pensieri; se tu lo cerchi, tu lo troverai; ma, se tu l’abbandoni, egli ti rigetterà in perpetuo» (I Cronache 28:9).
Se restiamo fedeli al Signore, sappiamo che Egli ci ascolta e spiana il sentiero della vita e rende più facile il nostro cammino.
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