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Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Cari anziani e fratelli,
anche quest’anno abbiamo celebrato il Giorno del Ringraziamento consapevoli di avere molte cose per cui essere grati in un tempo in cui il mondo è in grande tumulto. Il ringraziamento è un elemento fondamentale per ricevere la pace di Dio che sorpassa ogni intendimento (Filippesi 4:6-7). È importante ricordare però che oltre a essere grati per le tante cose materiali con cui Dio ci ha benedetto, dobbiamo esprimere la nostra immensa gratitudine per le benedizioni più grandi che risiedono nel dominio spirituale, come sottolineato in Efesini 1:3 dall’apostolo Paolo: “Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”.

            La benedizione spirituale più grande è la nostra vocazione. Per entrare nel patto sacrificale con Dio e Cristo dobbiamo udire la Parola e metterla in pratica (Romani 10:10-17). Dobbiamo quindi ravvederci, avere fede nel sacrificio di Cristo, essere battezzati e ricevere l’imposizione di mani. Dobbiamo comprendere in pieno e apprezzare davvero il significato della nostra chiamata. Infatti, siamo stati chiamati: (1) a vincere nella grande battaglia di tutti i tempi; (2) ad avere la speranza eterna; (3) a compiere l’opera di Dio; (4) a stabilire la Chiesa di Dio; e (5) a vivere come corpo di Cristo, come Sua famiglia, nel Regno di Dio. Afferriamo, comprendiamo e apprezziamo in pieno il significato e l’importanza della nostra chiamata?

            L’apostolo Pietro dice che siamo stati scelti secondo la preordinazione di Dio: “Eletti secondo la preordinazione di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per ubbidire e per essere aspersi col sangue di Gesù Cristo” (1 Pietro 1:2). Questo significa che Dio ha chiamato ognuno di noi personalmente. Comprendere d’essere stati chiamati secondo la preordinazione di Dio fa davvero riflettere sul fatto che la nostra chiamata è santa e solenne. Non dobbiamo prenderla per scontato né perdere di vista l’obiettivo di diventare esseri spirituali gloriosi e splendenti nella famiglia di Dio. In Giacomo 1:17-18 leggiamo: “Ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento. Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature”.

            Dio ci ama ed è in virtù del Suo amore e della Sua grazia che siamo stati chiamati per portare a compimento l’opera di Dio e vivere come corpo di Cristo. La grande cura e premura che Dio ha nei nostri confronti e verso tutto il Suo creato sono qualcosa che va oltre la nostra capacità di comprensione. I Suoi pensieri sono sempre rivolti verso di noi (Salmo 139:17-18). Lui sa quanti capelli abbiamo in testa. Non un solo passero cade dal cielo senza che Lui ne sia a conoscenza. Egli chiama le stelle per nome. È perfettamente e appassionatamente consapevole di ogni aspetto riguardante il Suo creato (Matteo 10:29-30).

            Non dobbiamo mai pensare che Dio ci abbia abbandonati, o cadere nell’errore dell’antico popolo di Israele chiedendoci dov’è finito il Dio della giustizia (Malachia 2:17)? Dio è dove è sempre stato: sul Suo trono (Malachia 3:6). Il profeta Geremia ha scritto: “È una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti, perché le sue compassioni non sono esaurite. Si rinnovano ogni mattina; grande è la tua fedeltà” (Lamentazioni 3:22-23).

            Abbiamo un ruolo da svolgere nella speranza eterna. Siamo la pupilla dell’occhio di Dio (Zaccaria 2:8-12). Dio ha chiamato ognuno di noi personalmente, ci ha dato la perla di gran valore e ha messo la Sua grande verità con solenne fiducia nel nostro cuore e nella nostra mente. Lo consideriamo un onore il fatto di essere stati chiamati fin da ora?

            Dio ci ha chiamati a portare frutto. Ognuno di noi ha ricevuto dei doni da Dio e non dobbiamo mai sottovalutarli, in quanto significherebbe prendere alla leggera la nostra chiamata. Dio non ci ha chiamati per stare semplicemente seduti in panchina a osservare ciò che accade nel mondo. Si aspetta di vederci nell’arena a combattere il buon combattimento della fede con tutta la nostra forza. Si aspetta di vederci usare qualunque dono ci abbia dato per edificare, esortare e consolare il prossimo. I doni spirituali, infatti, servono per edificare, consolare ed esortare il corpo di Cristo (1 Corinzi 14:3). È importante dare il giusto valore alle nostre adunanze nel giorno del Sabato del Signore: la fratellanza, infatti, ci permette di trarre e dare forza e incoraggiamento gli uni gli altri.

            Forse qualcuno si starà chiedendo: Come faccio a portare frutto se non ho talenti? Credere di non avere talenti significa rinnegare la misericordia e la generosità di Dio. Dio dà talenti a tutti (1 Corinzi 12:4-11) e si aspetta che questi doni e talenti vengano usati per portare frutto: “Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede; se di ministero, attendiamo al ministero; similmente il dottore attenda all’insegnamento; e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà, le faccia con gioia. L’amore sia senza ipocrisia; detestate il male e attenetevi fermamente al bene. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri; nell’onore usate riguardo gli uni verso gli altri” (Romani 12:6-10).

            Di solito, in qualunque chiesa io vada, se non vedono mia moglie accanto a me, mi chiedono subito: “La signora Ward non c’è?” I suoi doni sono totalmente diversi dai miei, ma sono importanti tanto quanto i miei, se non di più.

            Una carezza, un colpetto sulla spalla, una buona parola e un sorriso possono fare la differenza nella vita delle persone. Dio ci ha chiamato a portare molto frutto e il modo migliore per misurare quanto frutto portiamo è valutare quanto riusciamo ad aiutare una persona a raggiungere il suo potenziale stabilito da Dio. Cristo ha detto che faremo opere più grandi di Lui (Giovanni 14:12). Il compito della leadership cristiana consiste proprio nell’aiutare il prossimo a raggiungere il proprio potenziale stabilito da Dio, ovvero la vita eterna nel Regno di Dio.

            Non bisogna mai tirarsi indietro. Farlo significherebbe rinnegare Colui che ci ha redenti e benedetti con doni spirituali per portare molto frutto e adempiere la nostra chiamata stabilita da Dio. Non dobbiamo permettere che una così grande salvezza vada persa.

L’apostolo Pietro ci avverte di rendere la nostra chiamata ed elezione sicure. Infatti, in 2 Pietro 1:3-12 leggiamo: “Poiché la sua divina potenza ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà, per mezzo della conoscenza di colui che ci ha chiamati mediante la sua gloria e virtù, attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza. Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’auto-controllo, all’auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore. Perché, se queste cose si trovano in voi abbondantemente, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, perché ha dimenticato di essere stato purificato dai suoi vecchi peccati. Perciò, fratelli, sforzatevi sempre maggiormente di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione perché, facendo queste cose, non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Perciò non tralascerò di ricordarvi del continuo queste cose, benché le conosciate già e siate saldi nella verità che ora avete”.

            L’apostolo Paolo ha scritto in Romani 8:31: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” Dio ci comanda di camminare nel modo degno della vocazione a cui siamo stati chiamati (Efesini 4:1-6; 1 Tessalonicesi 2:10-14). Il Dio e Creatore dell’universo ci ha chiamati per mezzo di Cristo a partecipare al banchetto nuziale dell’Agnello (Matteo 22:1-14). Siamo la sposa di Cristo (2 Corinzi 11:2) e il matrimonio verrà celebrato alla cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:6-11). Attendiamo con grande aspettativa quel giorno in cui ci sentiremo dire: “Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore” (Matteo 25:21).

           Servendo Cristo,

           Donald L. Ward – Chairman UCGIA.