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Quali feste di Gesù rivelano il piano di Dio per l’umanità?

Alcuni possono rimanere sorpresi leggendo che Gesù, il mediatore del Nuovo Testamento, era un fedele osservatore delle feste ordinate da Dio Padre nell’Antico Testamento. Per quale ragione Gesù santificava le feste bibliche? Dovrebbero essere osservate anche oggi dai Cristiani? A cosa servono?

Abbiamo bisogno di rispondere a queste domande, dal momento che il Vangelo ci comanda di «fare le stesse cose che fece Gesù» (1Giovanni 2:6).

Una prima risposta è che Cristo osservava le feste di Dio perché esse erano – e sono – strettamente connesse al «Vangelo del Regno di Dio», da Lui stesso predicato (Matteo 5:17; Luca 2:42; Giovanni 7:14,37-39). Queste feste rivelano il vero piano di Dio per la salvezza dell’umanità di tutti i tempi; svelano anche i misteri arcani delle disgrazie e delle ingiustizie, che hanno indotto milioni di persone a vivere senza fede, o con risentimento verso il Creatore, ritenuto, a torto, responsabile dei mali del mondo. Una volta conosciuto e compreso il significato di queste feste, come espressione della santa e immutevole volontà di Dio, quelli che cercano sinceramente la verità non possono fare a meno di iniziare a santificarle.

Profezie di eventi futuri

L’apostolo Paolo ha scritto che «queste cose [le feste, ecc.,] sono ombra di quelle che devono venire» e che «nessuno» ha diritto di biasimare il «corpo di Cristo», cioè i credenti, per il fatto che essi rispettano queste cose (Colossesi 2:16-17, Nuova Diodati, 1991). Con il «nuovo patto» i fedeli celebrano le feste bibliche senza i ritualismi e i sacrifici
del sacerdozio levitico, ormai superato dal sacerdozio di Gesù Cristo.
Ma ecco, in breve, il significato delle feste bibliche, e la ragione per cui esse sono ancora in vigore:
La Pasqua del Signore. Questa non è solo un memoriale del Sacrificio che Cristo ha compiuto per noi, ma è anche una profezia vivente del tempo attuale e del tempo futuro: «Io vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna , fino al giorno che lo berrò nuovo, con voi, nel regno del Padre mio» (Matteo 26:29; 1Corinzi 11.26). • Festa degli Azzimi. Questa festa, che dura sette giorni, raffigura la vita del credente che deve stare lontano dal
peccato. La parola «azzimi» significa cibo senza lievito, per raffigurare che il peccato, la violazione della legge «spirituale» di Dio (Romani 7:14; 1Giovanni 3:4), dev’essere tenuto lontano dalla nostra
vita, se non vogliamo perdere il favore di Dio. Così l’apostolo Paolo esortava i primi credenti: «Celebriamo dunque la Festa!» (Corinzi 5:6-8).
Festa di Pentecoste. Indica «sette settimane»,volendo significare che, fino a quando non sarà giunto il tempo della «restaurazione di tutte le cose» (Atti 3:21), il genere umano è lasciato libero di fare la stessa esperienza negativa del «figliuol prodigo» (Luca 15:11-24). Nel frattempo, però, Dio dona le «primizie» del Suo Spirito (Rom. 8:22-23; Atti 2:1-4) alle poche persone che rispondono positivamente alla Sua santa chiamata (Atti 2:37-39; Matteo 22:14), affinché siano «le primizie delle Sue creature» (Giacomo 1:18; 1 Giov. 3:1-3).
Festa delle Trombe. Questa festa profetizza gli eventi che accadranno sulla Terra quando il settimo sigillo sarà aperto: «…sette angeli riceveranno sette trombe» (Apocalisse 8:1-2), per annunciare l’intervento tangibile di Gesù Cristo negli affari del mondo. «Al suono dell’ultima tromba», Gesù tornerà sulla Terra con l’immortalità di Dio.
Egli porterà in vita eterna tutti i Suoi santi, i quali regneranno con Lui sulla Terra (1Tessalonicesi 4:15-16; Apocalisse 20:1-5).
Festa dell’Espiazione. Ogni anno durante questa festa, il sacerdote levita doveva tirare a sorte fra due capri, «per vedere quale dei due debba essere dell’Eterno e quale di Azazel» (Levitico 16:8). Il nome «Azazel» indicava, la solitudine, «l’abisso» in cui «Satana» sarà alla fine gettato (Apocalisse 20:1-3).
Satana è stato il seduttore di tutto il mondo (Apocalisse 12:9), ma gli uomini hanno partecipato alla sua colpa. Dio ha perciò ordinato di «umiliare le anime vostre» con un giorno di digiuno (Levitico 23.32). L’apostolo Paolo e altri primi cristiani osservarono questo «Digiuno» festivo anche da prigionieri in alto mare (Atti 27:9). Questa festa preannuncia il giorno in cui l’invisibile «principe di
questa terra», Satana, sarà «gettato nell’abisso» e «i regni del mondo passeranno sotto il potere del Signore e del suo Cristo» (Apocalisse 11:15-18; 20:1-3).
Festa dei Tabernacoli. Questa festa è chiamata anche «festa delle capanne» (Zaccaria 14:16). Per sette giorni (Levitico 23:41), essa prefigura i «mille anni» di regno del Cristo, dopo che sarà tornato sulla terra con la potenza e immortalità di Dio (Apocalisse 20:4-5), «perché bisogna ch’Egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi» (1Corinzi 15:25; Apocalisse 2:27).
Questa festa è profezia dell’era in cui Gesù Cristo raccoglierà i Suoi fedeli, le «spighe di grano», e le metterà nel regno di Dio, il Suo «granaio» (vedere in Giovanni 4:35-36).
Tutti i perseguitati per la testimonianza di Gesù e per la Parola di Dio saranno risuscitati a vita immortale e «regneranno con Cristo mille anni» (Apocalisse 20:4; Luca 19:17). La morte non avrà potere su di loro, perché i loro nuovi corpi saranno gloriosi, «spirituali» (1Corinzi 15:35,44).
E il «resto dei morti»? La risposta è rivelata mediante l’ultima delle feste di Dio, come spiegato qui di seguito.
Festa dell’Ottavo Giorno «Or nell’ultimo giorno, il gran giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: ‘Se qualcuno ha sete venga a me e beva’» (Giovanni 7:37-39).
In questa circostanza Gesù stava osservando un comandamento ancora valido: «L’ottavo giorno avrete una solenne assemblea» (Levitico 23.36;Numeri 29:35).
Gesù sapeva che «l’ottavo giorno della festa» è una profezia concernente la necessità che il genere umano di tutti i tempi ha di ricevere «lo Spirito Santo di Dio» (Giovanni 7:39). Soltanto lo Spirito di Dio può risuscitare i morti, cambiare loro la vita e condurre alla salvezza eterna.
Questo vale anche per «il resto dei morti» che sarà risuscitato alla fine dei mille anni.
Alla fine del regno millenario di Cristo, saranno risuscitati tutti coloro che dal tempo di Adamo non ebbero l’opportunità di conoscere Gesù Cristo, il quale è «l’unico nome per mezzo del quale gli esseri umani possono essere salvati» (Atti 4.12).
Dio rivela che «il resto dei morti» tornerà in vita solo «alla fine» dei mille anni (Apocalisse 20:5). Essi saranno risuscitati fisicamente affinché abbiano la loro prima opportunità di «aprire i libri» di Dio, la Bibbia, di comprenderne il significato e di essere «giudicati secondo le loro opere».
Se disprezzerano dolosamente la via di Dio, subiranno la cosiddetta «morte seconda» (Apocalisse
20:14-15; 21:8). Se sceglieranno la via di Dio, i loro nomi saranno scritti nel «libro della vita»(Apocalisse 20:11-12).
Quant’è immenso l’amore di Dio per le Sue creature! Quant’è meravigliosamente giusto il Suo Piano di redenzione per l’umanità!

La Chiesa fondata da Cristo osservava le feste bibliche
Su quale fondamento è sata edificata la Chiesa del Nuovo Testamento? Essa è stata edificata «sul fondamento dei profeti e degli apostoli, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Efesini 2:20).
La Bibbia e la storia dimostrano che Gesù Cristo, i Suoi Apostoli e i Cristiani dei primi secoli erano osservatori fedeli delle feste sacre ordinate da Dio. Queste feste ancor oggi rivelano il disegno di Dio per la salvezza del genere umano; disegno divino strettamento connesso all’Evangelo del Regno che il popolo di Dio – la Chiesa – ha il compito di proclamare al mondo.

Le prove scritturali

Molti credenti sono stati indotti a credere che l’apostolo Paolo abbia dichiarato obsolete le feste comandate da Dio. Ma è proprio vero? Il credere che Paolo abbia abolito le feste di Dio è una fede blasfema, sia perché presenta l’apostolo Paolo come un ipocrita, sia perché fa disconoscere il vero
disegno di Dio per l’umanità.
L’apostolo Paolo non era ipocrita. Osservava le feste bibliche come comandamenti ancora validi per i cristiani. Volete prove inconfutabili?
• In 1°Corinzi 5:8 e Atti 20:6 troviamo che l’apostolo Paolo comanda ai cristiani di celebrare la «Festa dei pani azzimi».
• In Atti 20:16 e 1°Corinzi 16:8, vediamo l’apostolo di Dio che ci tiene a celebrare la «Festa di Pentecoste».
• In Atti 27:9, leggiamo del «Digiuno» comandato per la «Festa dell’Espiazione»; cosa che Paolo esservò sebbene prigioniero in alto mare.
• In Atti 18:11, 21-22, leggiamo di Paolo, che, dopo un anno e sei mesi di lontananza dai dodici apostoli, sente l’obbligo di «far la festa prossima a Gerusalemme». Da notare che, dopo 18 mesi del suo peregrinare, quella festa non poteva essere altro che la «Festa delle Capanne»!

Altra luce sulla verità

• In Galati 4:10-11, l’apostolo Paolo si lamentava di essersi «affaticato invano» per quei fratelli che tornavano ad osservare «giorni e mesi e stagioni ed anni», cioè tradizioni e festività pagane, come quando non avevano ancora ricevuto alcuna conoscenza del vero Dio e delle Sue vere feste santificate dalla Sua parola scritta la Bibbia (versetti 8-9)!
• In Colossesi 2:16-17, Paolo esortava i fratelli a non lasciarsi giudicare da alcuno riguardo alle «feste» e ai «sabati» biblici, perché essi, quale «corpo di Cristo», vivevano in una società ostile alle feste di Dio. Da notare che Paolo non metteva in discussione le feste di Dio, ma il giudizio sbagliato di alcuni. Se avesse messo in discussione le feste sacre da lui stesso osservate, sarebbe stato in contraddizione; ed egli non avrebbe di poi ammonito scrivendo «Siate come son io, fratelli, ve ne
prego…» (Galati 4:12). Com’era Paolo? Era uno che, come abbiamo appurato, osservava fedelmente, tra le altre cose, anche le feste bibliche, decenni dopo il sacrificio di Cristo!

L’ombra delle cose celesti

• In Colossesi 2:17 è scritto che le feste e i sabati sono l’ombra di cose a venire», cioè profezia di avvenimenti futuri (La Nuova Dodati, Rev. 1991).
La Festa di Pentecoste, ordinata da Dio in Levitico 23, era un’ombra delle «primizie dello Spirito» promesso da Dio, una delle cose «che dovevano avvenire». Ma il fatto che la «caparra» dello Spirito sia stata donata alle «primizie delle Sue creature» significa che lo Spirito Santo deve ancora essere ricevuto dal genere umano di tutti i tempi. Per questa ragione la Chiesa fondata da Cristo ha continuato ad osservare la Festa di Pentecoste.
I veri primi cristiani comprendevano che, col sopraggiungere graduale della luce di Dio – cioè il parziale adempimento delle promesse di Dio – non poteva annullare «l’ombra di cose a venire», cioè le feste, le quali prefigurano eventi che ancora attendono di essere adempiuti nella loro pienezza. Per questa stessa ragione alcune chiese celebrano ancora oggi la Festa di Pentecoste. Ma lo stesso principio dovrebbe valere per tutte le altre feste bibliche, di cui Paolo e i primi Cristiani furono fedeli osservatori, lasciandoci un esempio. Naturalmente, il sacrificio di Cristo ha posto fine ai rituali del sacerdozio levitico che coinvolgevano certe vivande nonché sacrifici di animali per la «espiazione dei peccati».
Quei rituali non sono più necessari perché le cose che essi prefiguravano – il sacrificio e l’ascensione del Cristo alla destra del Padre, sono cose avvenute. Ma altri eventi devono ancora adempiersi, e le feste di Dio ne rivelano le fasi, i tempi e le modalità.
I veri fedeli di Gesù Cristo si distinguono dal fatto che non gettano un nuovo, diverso fondamento, ma si limitano a costruire sul fondamento già eretto da Gesù Cristo, dagli Apostoli e dai santi profeti della Bibbia. Questo fondamento è la stessa «fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi», cioè a quelli che accettano la via di Dio!
Cosa fare? Continuare a celebrare feste di origine pagana oppure iniziare a santificare le vere feste istituite da Dio, come hanno fatto Gesù, i Suoi primi Apostoli e i Cristiani del primo secolo?
Quelli che scelgono di celebrare le feste di Gesù, decidono non solo di osservare la volontà di Dio ma anche di «tramandare» quella fede ai posteri, diventando così profezia vivente del disegno divino, che deve essere proclamato «in testimonianza a tutte le genti». L’assenza di queste feste nella vita del credente comporta, invece, una visione sfocata ed errata del carattere e dell’operato di Dio; il che genera anche dubbi fatali alla fede, non sapendo i motivi per cui Dio permette i mali del mondo o sembra non esistere.
L’apostolo Paolo esorta i credenti a non essere idolatri come gli Israeliti che, con la loro disobbedienza, morirono quasi tutti nel deserto. Queste cose «sono state scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi» (1Cor. 10:6-7, 11).
«Questo è il Patto Nuovo che farò con loro: ‘Io porrò le mie leggi nelle loro menti, e le scriverò nei loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo’» (Ebrei 8:10).
I piedi di Gesù Cristo, afferma la profezia, «si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi… E avverrà che tutti quelli che saran rimasti di tutte le nazioni… saliranno d’anno in anno a prostarsi davanti al Re… e a celebare la Festa dei Tabernacoli» (Zaccaria 14:4, 16).
«Allora perfino sui sonagli dei cavalli la brava gente scriverà: ‘SANTITÀ ALL’ETERNO!’», ma i ribelli saranno puniti (v. 19). Beati coloro che sono resi testimoni e
partecipi di questa buona notizia!
LaBuonaNotizia.org

 

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