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Qual è la tua priorità assoluta?

«Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». A questa domanda Gesù rispose indicando proprio il comandamento che sottolinea l’importanza suprema della nostra relazione personale con Dio: «Ama il Signore Iddio tuo con tutto il cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua» (Matteo 22:35-38, Deuteronomio 6:5). Gesù si riferiva sicuramente al primo dei Dieci Comandamenti: «Non avere altri dèi nel mio cospetto» (Esodo 20: 3).

Stabilire, sviluppare e mantenere questa relazione personale con il vero Dio è il più grande impegno che prima o dopo dovrai affrontare anche tu, se non l’hai ancora fatto.
Per i veri credenti, l’oggetto delle loro preghiere è L’ETERNO IDDIO, Colui che crea e sostiene le nostre vite, e che ispira i nostri ideali. Molti idoli, purtroppo, possono prendere il posto del vero Dio nei nostri cuori e nelle nostre menti. L’adorazione o venerazione di questi idoli impedisce ogni possibilità di stabilire e mantenere una relazione vera, sincera con il vero Dio. Come possiamo riparare?

Le basi della nostra relazione con Dio

La Bibbia è molto chiara circa le vere basi del nostro rapporto con Dio: Egli è il nostro Creatore! Il profeta Isaia denunciò gli antichi Israeliti di non esser riusciti a cogliere il vero significato di avere fede ed onorare il loro Creatore. «Levate gli occhi in alto, e guardate: Chi ha creato queste cose? Colui che fa uscir fuori, e conta il loro esercito, che le chiama tutte per nome; e per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non una manca» (Isaia 40:26).
«Perché dici tu, o Giacobbe, e perché parli così, o Israele: La mia via è occulta all’Eterno e al mio diritto non bada il mio Dio? Non lo sai tu? Non l’hai tu udito? L’Eterno è l’Iddio d’eternità, il creatore degli estremi confini della terra. Egli non s’affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile» (versetti 27-28).
Tutto ciò che noi siamo, e tutto ciò che noi abbiamo, in ultima analisi deriva da un’unica fonte: L’ETERNO IDDIO CREATORE. L’apostolo Paolo ci avverte di non «essere d’animo altero, di non riporre la nostra speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci somministra copiosamente ogni cosa perché ne godiamo» (I Timoteo 6:17). La sola assicurazione affidabile che il nostro futuro sia garantito risiede nella nostra relazione con il nostro Creatore.
La Bibbia afferma che il nostro Creatore è tanto reale quanto vivente, il solo ed unico vero Dio. «Ma il Signore è il vero Dio; Egli è il Dio vivente e il Re che durerà in eterno…» (Geremia 10:10).
Egli ha creato per noi una dimora meravigliosa, il nostro bellissimo pianeta. Egli lo ha plasmato in modo tale da procurarci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per il nostro benessere e la nostra sopravvivenza materiale. Egli desidera che noi apprezziamo, godiamo e curiamo i Suoi doni.
Allo stesso tempo, Egli desidera che evitiamo di indirizzare le nostre adorazioni o venerazioni verso nessuna delle cose che Egli ha creato, e che evitiamo a maggior ragione di rivolgerci a qualsiasi creatura umana o angelica – né statuta né immagine – come se fosse la fonte della nostra vita e della nostra benedizione. Soltanto l’Eterno Iddio Creatore, quindi, e MAI ciò che è stato invece creato, può ricevere la nostra adorazione o venerazione.

Venerare la natura?

L’adorazione o venerazione della natura, o di alcuni suoi aspetti, da parte dell’uomo è stata alla base di tutte le religioni idolatriche. Il manuale Erdemans sulla Bibbia spiega in modo sintetico i fondamenti di quel tipo di religioni, cronologicamente contemporanee e geograficamente vicine all’antico Israele. «Le grandi culture pagane dell’Egitto e della Mesopotamia rispecchiavano fedelmente i loro rispettivi ambienti fisici, geografici. La loro religione, come quella dei popoli confinanti, ad esempio gli Ittiti, riguardava per lo più la natura. Queste civiltà non avevano nessuna vera concezione di un Dio-Creatore unico ed onnipotente. Per questo esse spiegavano le variazioni del tempo, dei fenomeni agriculturali e della geografia del mondo che li circondava rifacendosi ad una lunga serie di divinità» (Erdemans, pag. 10, 1973).
Gli egiziani e le popolazioni mesopotamiche concepivano le forze della natura come spiriti molto potenti che potevano facilmente governare l’ambiente che li circondava. Ancora oggi si possono osservare, in alcune zone remote del mondo, questi tipi di adorazione superstiziosa del sole, della luna e delle stelle, così come la venerazione della “madre” terra e della maggior parte delle sue forze naturali, come il fulmine, il tuono, la pioggia e il fuoco. Per ironia della sorte, questa concezione di base è stata adottata anche dalle religioni contemporanee, che insegnano come Dio sia più o meno la somma totale dei poteri naturali dell’universo. Purtroppo tutte queste religioni, antiche e presenti, condividono un errore: non riescono a distinguere il Creatore dalla Sua creazione.
Molte persone credono nell’astrologia. Sia che queste persone se ne rendano conto o meno, esse attribuiscono in questo modo dei veri e propri poteri divini alla creazione, per esempio le stelle, piuttosto che al Creatore. Per non parlare dle fatto che gli oroscopi illudono l’uomo togliendogli la responsabilità delle proprie scelte e decisioni. Essi dicono: “Questo o quest’altro accadrà per una posizione circostanziale degli astri”, ecc.
Ma Dio ci ammonisce contro la continuazione di queste pratiche, «…ed anche affinché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito celeste, tu non sia tratto a prostrarti davanti a quelle cose e ad offrir loro un culto. Quelle cose sono il retaggio che l’Eterno, l’Iddio tuo, ha assegnato a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli» (Deuteronomio 4:19). L’astrologia e gli oroscopi sono un modo di cercare una guida sovrannaturale, guardando alla creazione invece che al Creatore.
L’esaltazione della creazione è il tassello fondamentale della concezione materialistica e secolare dell’universo tipico dei nostri giorni. La teoria che la vita si sia evoluta a partire dalla materia inerte è un tentativo di spiegare la creazione, l’incredibile universo in cui viviamo, senza dover ricorrere al progetto e all’intelligenza di un Creatore.
Eppure, anche gli scienziati, perlomeno quelli di una certa serietà, rifiutano di credere nella generazione spontanea della vita. Alcuni di essi hanno addirittura dimostrato l’impossibilità scientifica dell’evoluzione della vita a partire dalla materia non vivente. La ricerca ha dimostrato che le cellule, i componenti costitutivi della vita, sono composte da così tanti sistemi complessi, interattivi ed irriducibili che la possibilità che la vita abbia avuto origine in forme spontanee sfida perfino le più ardite interpretazioni delle leggi di probabilità.
Michael Behe, professore associato di biochimica presso l’università di Leigh, a Bethlehem, in Pennsylvania, ha scritto: «Il risultato di questi sforzi cumulativi di indagine sulla cellula, per analizzare la vita al livello delle molecole, non può che essere l’affermazione chiara e forte di un vero e proprio “disegno”! Il risultato è così incontrovertibile che deve essere considerato uno dei più grandi ritrovamenti nella storia della scienza» (Darwin’s Black Box, 1996, pagg. 232-233).
Il dottor Behe rifiuta anche solo la possibilità che la vita possa essersi evoluta a partire da qualcosa di tipo materiale. In altri termini, una serie di prove scientifiche ormai certe, conferma che l’esistenza della creazione è necessariamente legata ad un Creatore.

Perché la gente si rivolge alla superstizione e all’idolatria?

L’apostolo Paolo ha spiegato che la tendenza tipicamente umana di attribuire alla creazione fisica un’intelligenza propria e il potere di generare la vita è sempre stata una delle fonti principali di superstizione laica e cecità religiosa. «Ond’è che essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Iddio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato, ma si son dati a vani ragionamenti, e l’insensato loro cuore s’è ottenebrato. Dicendosi savi, son divenuti stolti, e hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Iddio in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, e d’uccelli e di quadrupedi e di rettili. Per questo, Iddio li ha abbandonati, nelle concupiscenze dei loro cuori, alla impurità, perché vituperassero fra loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno» (Romani 1:21-25).
Il Primo comandamento ci ordina di non accettare qualsiasi religione o filosofia che insegni che la nostra vita e il nostro benessere derivino o dipendano da qualunque altra cosa all’infuori di un unico vero Dio. Non esiste alcun pantheon di divinità. Non c’è alcuna altra fonte di vita o di benedizione all’infuori di Dio. Non c’è nessun altro potere che governi sui cieli e sulla terra. «Ecco, all’Eterno, al tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene» (Deuteronomio 10:14). Egli solo ha creato e sorregge l’universo in cui scorrono le nostre vite.
Questo è il messaggio forte del Primo Comandamento. Dobbiamo onorare e servire il nostro Creatore, Iddio che fa i miracoli, che ha guidato l’antico Israele oltre i confini dell’Egitto, come non dobbiamo attribuire le nostre “fortune” né la nostra stessa esistenza a nessun’altra origine all’infuori di Lui. Dobbiamo amarlo, rispettarlo ed onorarlo, dobbiamo mantenere nei Suoi confronti un rapporto personale, genuino. Ma soprattutto dobbiamo onorare e servire il nostro Creatore perché ci ha riscattato dai peccati e riconcoliato a Sé, mediante il Suo Unigenito figliuolo, Gesù Cristo.

Come possiamo avvicinarci al vero Dio?

«Io mediterò sul glorioso splendore della tua maestà e sulle tue opere meravigliose. E gli uomini diranno la potenza dei tuoi atti tremendi, e io racconterò la tua grandezza. Essi proclameranno il ricordo della tua gran bontà, e canteranno con giubilo la tua giustizia. L’Eterno è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di gran benignità. L’Eterno è buono verso tutti, e le sue compassioni s’estendono a tutte le sue opere» (Salmi 145:5-9). Re Davide riportava la sua ammirazione entusiastica per la cura e l’amore che Dio ha nei confronti della Sua Creazione. È attraverso le opere mirabili di Dio che possiamo comprendere meglio il suo carattere.

Un altro Salmo esclama: «Celebrino l’Eterno per la sua benignità, e per le sue meraviglie a pro dei figli degli uomini! Poiché egli ha saziato l’anima assetata, ed ha ricolmato di beni l’anima affamata» (Salmo 107:8-9). Mosè aggiunse che il nostro Creatore «amministra giustizia per gli orfani e le vedove, ed ama lo straniero, cui dà cibo e vestiario» (Deuteronomio 10:18). Gesù spiega che Dio è così amorevole e generoso nei confronti di noi tutti, al punto che «Egli fa sorgere il Suo sole sul male e sul bene, e manda la pioggia sul giusto e sull’ingiusto» per dare tempo alle nopstre riflessioni (Matteo 5:45). Dio si preoccupa del benessere di tutte le persone, anche di quanti vivono nell’ignoranza della Sua esistenza.

Perché è così importante capire i tratti fondamentali dell’animo di Dio? È indispensabile che noi comprendiamo Dio, poiché Egli vuole forgiare in noi lo stesso animo, la Sua stessa natura divina. L’apostolo Pietro scrisse che Dio ha «elargito le sue grandiose e preziosissime promesse onde per loro mezzo voi foste fatti partecipi della natura divina…» (II Pietro 1:4).
Comprendere queste verità comporta un cambiamento fondamentale del proprio atteggiamento mentale. Le parole dell’apostolo Paolo esortano ogni Cristiano: «Non conformarti a questo mondo, ma trasformati rinnovando la tua mente…» (Romani 12:2).
Che tipo di rinnovamento dovrebbe accadere al nostro modo abituale di pensare? L’apostolo Paolo spiegava, «lasciate che sia in voi la stessa mente che è stata anche in Gesù Cristo» (Filippesi 2:5). Dio desidera che noi diventiamo come Lui imitando il modo di pensare, le attitudini e l’approccio alla vita rappresentati dall’esempio perfetto, Gesù Cristo. Come può accadere questo cambiamento nel nostro modo di pensare?

Divenire consapevoli del vero Dio

Per arrivare sulla luna, ci sono delle leggi fisiche da vivere e rispettare. Similmente, possiamo arrivare a conoscere Dio mettendo in pratica i Suoi principi di vita ed emulando l’amore per gli altri che sostanzia il Suo pensiero. «Ora per questo sappiamo di conoscerlo, perché ci atteniamo ai Suoi comandamenti» (I Giovanni 2:3). E ancora: «Chi non ama non ha conosciuto Iddio, perché Dio è amore» (I Giovanni 4:8).
La Bibbia è una guida che ci dice cosa dobbiamo conoscere a proposito di Dio. Gesù Cristo ci dice: «L’uomo non può vivere di solo pane, ma della parola di Dio» (Matteo 4:4; vedi inoltre Deuteronomio 8:3). Paolo ha spiegato che «Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona» (II Timoteo 3:16-17).
Per conoscere Dio, dobbiamo studiare le Scritture, così come sono state da Lui stesso ispirate: «Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio; operaio che non abbia a esser confuso, che tagli nettamente la parola della verità» (II Timoteo 2:15).

Un rapporto filiale con Dio Padre

«E vi sarò per padre e voi mi sarete per figli e per figlie, dice il Signore onnipotente» (II Corinzi 6:18). Il rapporto che Dio vuole creare e mantenere con noi è quello dei figli rispetto al loro Padre: lo scopo devoto della nostra esistenza consiste proprio nell’impegno a sviluppare ogni giorno un carattere sempre più giusto, per dare compimento al nostro destino finale come membri della famiglia di Dio (vedi anche Matteo 5: 48). L’apostolo Giovanni sottolinea l’importanza di questo particolare rapporto filiale: «Vedete di quale amore ci è stato largo il Padre, dandoci d’esser chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo non ci conosce il mondo: perché non ha conosciuto Lui. Diletti, ora siamo figli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a Lui, perché lo vedremo com’Egli è. E chiunque ha questa speranza in Lui, si purifica com’esso è puro» (I Giovanni 3:1-3).
É per questo motivo che Gesù Cristo è il Salvatore dell’umanità. «Ben vediamo però colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e d’onore a motivo della morte che ha patita, onde, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti. Infatti, per condurre molti figli alla gloria, ben s’addiceva a Colui per cagion del quale son tutte le cose, e per mezzo del quale son tutte le cose, di rendere perfetto, per via di sofferenze, il capo della loro salvezza. Poiché colui che santifica e quelli che sono santificati, provengono tutti da uno; per la qual ragione egli non si vergogna di chiamarli fratelli» (Ebrei 2:9-11).
Questo è lo scopo divino per cui siamo nati: divenire membri della vera famiglia di Dio! Quale incredibile amore ha in serbo per noi Iddio vivente, il Creatore dell’universo! Egli desidera che noi facciamo parte della Sua famiglia, per vivere in eterno nel Suo Regno. Egli ci dice che, in questa vita, la nostra priorità assoluta consiste nel «cercare prima di tutto il regno di Dio e la Sua giustizia» (Matteo 6:33). Nostro Padre celeste ci ha concesso il tempo di una vita per instaurare un rapporto permanente con Lui, in modo da poter ricevere la vita eterna in qualità di Suoi figli.
Dovremmo amare, onorare e rispettare il Signore affinché Egli solo diventi l’autorità ed il modello supremi delle nostre vite. Egli è il solo Dio. Non dovremmo permettere a niente e a nessuno di impedirci di servirLo e di obbedirgli. (Per eventuali approfondimenti: info@labuonanotizia.org )
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