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Qual è il nome di Dio? e quando è usato invano?

Qual è il corretto nome di Dio Creatore?

 

La disputa su quale sia la corretta pronuncia dei nomi di Dio è di vitale importanza oppure è molto più importante il significato di quei nomi e l’uso che se ne fa?


L’antico Testamento e il Nuovo Testamento usano molti nomi per indicare Dio Creatore. Per trascrivere la Parola di Dio sono state usate principalmente la lingua ebraica, aramaica e greca, la cui antica pronuncia è stata in gran parte mutata o perduta. 

 

I nomi sono sempre stati usati per chiamare le cose e le persone secondo le loro caratteristiche principali.  Il Creatore dà alle Sue creature nomi descrittivi della loro natura o origine. Nella Bibbia il Creatore si rivela all’uomo con vari nomi. Alcuni Suoi nomi, da Lui usati nel rivelarsi all’uomo in diverse circostanze, come riportato nella Bibbia, si riferiscono alle Sue caratteristiche, ai Suoi attributi divini oppure ai Suoi titoli di potere e di autorità.
Per comprendere l’importanza del significato dei vari appellativi attribuiti al Creatore, possiamo esaminare alcuni fra i più significativi nomi riportati in Genesi e in Esodo. Nelle antichissime lingue semitiche, uno dei nomi più comunemente usati per invocare il Creatore era El Shaddaj, che significa l’Onnipotente (Genesi 4:26; 17:1). Nei tempi dell’Antico Testamento, per non nominare il nome di Dio invano, gli Israeliti Lo chiamavanol’Altissimo e Adonai (Signore). Nel Nuovo Testamento, Dio si fa chiamare anche PadreProvveditore,ProtettoreReRedentoreSalvatore e molti altri appellativi che descrivono le Sue virtù, la Sua volontà e azione salvifica.

Ai tempi di Mosè, il nome di Dio fu trascritto con il tetragramma YHWH (Esodo 3:14; 6:3), un appellativo ebraico privo di vocali nella versione scritturale, ma che ha subito mutamenti fonetici nel corso dei secoli, fino ad oggi in gran parte sconosciuti e quindi soggetto a una pronuncia ricostruibile solo arbitrariamente e soggettivamente. Ad alcuni è piaciuto tradurlo con il termine “Geova”. Noi crediamo che ciò che più conta non è la pronuncia del tetragramma, ma il suo profondo significato. Infatti, YHWH significa L’Eterno ovvero l’Essere per antonomasia, “Colui che era, che è e sempre sarà” (Genesi 21:33). Inoltre, nel Nuovo Testamento, i Cristiani sono istruiti a pregare nel nome di Gesù Cristo, “la Parola” che sin dal principio era nel seno di Dio, ovvero “Dio con Dio” (Giovanni 1:1-3).
Bisogna tener presente che le lingue dei popoli sono sempre state soggette a mutare nel corso dei secoli. Fu soltanto nei primi secoli dopo Cristo che i Masoreti, (i principali traduttori responsabili della versione e preservazione della Bibbia ufficialmente in uso fra gli Ebrei), aggiunsero delle vocali al tetragramma YHWH, secondo la fonetica in uso nel loro secolo. Ma i linguaggi umani sono mutati nel tempo. Il tentativo di riscoprire il suono originale al tetragramma YHWH è stato tanto arbitrario quanto fonte di incomprensione e divisione. C’è chi lo chiama Yahweh, oppure Iahvé o Yehova. In Italia alcuni lo hanno arbitrariamente chiamato Geova, un’infelice traduzione che richiama Giove, un dio dei pagani, anziché il vero Dio Creatore. I maggiori traduttori della Bibbia affermano che tutte queste traduzioni sono arbitrarie e spurie, perché non trasmettono alle nuove generazioni il significato dell’Essenza di Dio in maniera intellegibile. Nessuna lingua moderna indica adeguatamente il nome di Dio Creatore. Nella lingua italiana corrente, la traduzione più vicina al significato originale dell’antico tetragramma è L’Eterno!

 

Alcuni gruppi religiosi insistono nell’affermare che il tetragramma YHWH debba essere scritto e pronunciato “Geova”, altrimenti, a loro dire, non si può essere salvati. Nulla può essere di più errato e fuorviante! In primo luogo perché il secondo comandamento dice “Non nominare il nome di Dio invano”, ed è probabilmente per questa ragione che si è perso il suono originale di quell’appellativo (Esodo 3:14-15, 6:3 ). Secondariamente perché è scritto che, oggi, l’uomo è salvato mediante il nome di Gesù Cristo e che “in nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12). Nella qualità di Unigenito venuto dal Padre e asceso alla destra del Padre, Gesù Cristo ha lo stesso nome del Padre.
In riferimento a Gesù Cristo, il tetragramma YHWH ha anche il significato di «Alfa e Omega», il «Principio e la Fine», il «Primo e l’Ultimo» (Apocalisse 22:13), perché Cristo, nel segno di YHWH, è l’autore della nostra esistenza attuale, l’unico Mediatore tra noi e il Padre Eterno, oltre che il compimento della nostra eterna salvezza. Nella più corretta traduzione italiana il nome di Dio Creatore è L’Eterno.
In conclusione, i vari nomi con cui Dio si presenta ai Suoi figli, Lo distinguono dalle false divinità e Lo indicano come l’unico vero Dio Padre, Creatore dell’Universo e del genere umano. Quando si traducono i nomi attribuiti solitamente a Dio nelle diverse lingue, è molto importante mantenerne il significato, più che cercare di riscoprire il suono originario, come se la nostra salvezza dipendesse dalla “magia” di un suono. La nostra identità di Cristiani e la nostra salvezza eterna non dipendono da come pronunciamo l’antico tetragramma YHWH,  ma dalla nostra sincera osservanza dei comandamenti di Dio, dalla nostra fede nel sangue di Gesù Cristo e dal nostro reale camminare con il nostro Creatore ogni istante della vita.

Come abbiamo detto, l’Antico Testamento fu redatto prevalentemente in ebraico, il Nuovo Testamento, invece, prevalentemente in greco. I nomi di Dio furono tradotti liberamente dall’ebraico al greco, il che significa che la traduzione dei nomi di Dio da una lingua all’altra è un’operazione certamente legittima ma non sempre accurata. In ogni caso, la salvezza non dipende dalla presunta magia nel suono di voce che esce dalla bocca dell’uomo.
“Come è vero che vivo”, dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio”. È quindi importante ricordare che Dio riconosce l’esistenza delle varie lingue e che il Suo desiderio è che “ogni lingua” Lo chiami con appellativi intellegibili, descrittivi di ciò che  Egli è.

 

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