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Pasqua uguale salvezza

Perché Gesù Cristo è chiamato «Agnello di Dio»? In che modo il Suo sacrificio dovrebbe cambiare la nostra vita?
A causa dell’epidemia stiamo vivendo chiusi nelle nostre case come la notte in cui passava l’angelo della morte che colpì di tutti i primogeniti egiziani. L’angelo passò oltre e risparmiò i figli d’Israele che credettero nel sangue dell’agnello cosparso sugli stupiti delle loro porte. Quanto di più saremo liberati dal pericolo della morte se crediamo al preziosissimo sangue di Gesù, il Figlio di Dio!
Questo evento dovrebbe essere alla base della fede cristiana per porre fine al peccato e sperare di ricevere il dono della vita eterna.

Purtroppo, ogni anno milioni di credenti tornano a concentrarsi soltanto sulla cosiddetta “Festa della domenica di Pasqua” o “Pasqua di risurrezione”. Così facendo, però, si perde facilmente di vista l’antico contesto del sacrificio di Gesù e della Pasqua del Nuovo Patto, che non era affatto una festa al momento della crocifissione di Gesù. In realtà, la storia e i simboli della Pasqua indicano esclusivamente il momento in cui Gesù Cristo sacrificò la sua vita per riconciliarci con il Padre celeste. Quando si considera la Pasqua di Cristo come “MEMORIALE” e non come “festività” allora si riesce ad avere una prospettiva molto più profonda del sacrificio di Gesù e di ciò che tale sacrificio significa — dovrebbe significare — per i cristiani di tutti i tempi.

L’Agnello di Dio: dall’Esodo alla Crocifissione

Forse avrai avuto modo di vedere il film con l’attore Charlton Heston nel ruolo di Mosè, profeta del popolo di Israele durante la loro oppressione nella terra d’Egitto. Il famoso film hollywoodiano I Dieci Comandamenti è un classico che viene trasmesso quasi ogni anno in narrazione della prima Pasqua. Il film permette sia ai giudei sia ai cristiani di ricordare l’Esodo e il racconto delle piaghe, della fuga di Israele e della divisione del Mar Rosso. L’Esodo però è solo una parte del messaggio insito nella Pasqua. Il simbolo principale della Pasqua nell’Antico Testamento è l’agnello sacrificale. Dio infatti spiegò al popolo di Israele che cosa bisognava fare con l’Agnello Pasquale: «Prendete degli agnelli per voi e per le vostre famiglie, e immolate la Pasqua. Poi prenderete un mazzetto d’issopo, lo intingerete nel sangue che è nel catino, e con il sangue che è nel catino spruzzerete l’architrave e i due stipiti delle porte; e nessuno di voi uscirà dalla porta di casa sua fino al mattino. Poiché l’Eterno passerà per colpire gli Egiziani; quando però vedrà il sangue sull’architrave e sui due stipiti, l’Eterno passerà oltre la porta e non permetterà al distruttore di entrare nelle vostre case per colpirvi» (Esodo 12:21-23).

Il popolo di Israele, dunque, dopo aver immolato l’agnello Pasquale, doveva spruzzarne il sangue sugli stipiti delle porte delle loro case affinché l’angelo di Dio passasse oltre e risparmiasse i loro primogeniti. L’aspersione del sangue dell’agnello sulle case avrebbe garantito la salvezza del popolo. Ed è in questo contesto che si inserisce l’opera di Gesù sulla terra.

Poco prima di iniziare il Suo ministero, Gesù andò a trovare Suo cugino, Giovanni Battista, il quale stava battezzando le persone nel fiume Giordano. Giovanni vide Gesù avvicinarsi alla riva, fece segno ai Suoi seguaci e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!» (Giovanni 1:29). Con questa affermazione, Giovanni preannunciò che Gesù era venuto sulla terra come Messia di Israele. Un ruolo molto più importante di quanto i Suoi seguaci in quel tempo potevano immaginare! Tre anni dopo essere stato chiamato «Agnello di Dio» da Giovanni Battista, Gesù adempì quella dichiarazione lasciando i Suoi discepoli sconcertati quando videro il loro Maestro, l’Agnello, torturato e crocifisso. In realtà, il piano di Dio per salvare l’umanità, e non solo gli ebrei, risale a un tempo ben più antecedente alla creazione dell’universo! (Per approfondimenti leggere l’articolo “L’agnello preconosciuto fin da prima della fondazione del mondo” a pag. 3 della nostra rivista La Buona Notizia di Gennaio-Marzo 2020.
Ma prima di parlare della lezione insita nel sacrificio di Gesù, vediamo come questo evento alla base del cristianesimo secolarizzato viene erroneamente commemorato.

La Pasqua NON commemora la Risurrezione

La maggior parte dei credenti celebrano la cosiddetta “Pasqua di risurrezione’ nonostante questa coniazione sia una forte contraddizione. Le usanze e la concezione della cosiddetta “Pasqua di risurrezione” o “Domenica di risurrezione” sono elementi pagani e affondano le loro radici in antichi simboli di fertilità, come l’uovo e il coniglio, ecc. Inoltre, ci sono problemi teologici ancora più gravi e più profondi quando si abbina la commemorazione della Pasqua al giorno della domenica, primo giorno della settimana, secondo la Parola di Dio, la Bibbia. La domenica è sempre stato il giorno di riposo dei popoli pagani in adorazione del sole, solis invictus, il loro dio. Quando si abbina la Pasqua al giorno di domenica il contesto biblico viene svuotato della vita, della morte e della risurrezione di Gesù, facendo perdere completamente la ricchezza del racconto del piano di Dio per la salvezza dell’umanità. A parte il fatto che Gesù Cristo non fu trovato nella tomba quella domenica (primo giorno della settimana) perché Egli era già risuscitato «all’ora nona» (ore 3 di pomeriggio) il giorno prima, cioè il Sabato!

I discepoli di Gesù non prestarono molta attenzione al fatto che Gesù aveva loro predetto la sua risurrezione, un evento umanamente incredibile per loro anche dopo che questo straordinario evento era accaduto davvero. Anche dopo la risurrezione e ascensione al cielo di Gesù, gli apostoli non perdettero il significato e le implicazioni del «commemorare il sacrificio di Gesù» nel contesto della Pasqua biblica, la quale richiede una fede nel sacrificio di Gesù che deve sortire in noi il ravvedimento dei nostri peccati. Questa esperienza di vitale importanza si perde nella cosiddetta festività “Domenica di pasqua”.

Questo aspetto è sottolineato anche dalle istruzioni dell’apostolo Paolo alla Chiesa in Corinto, costituita prevalentemente da gentili convertiti a Cristo. L’apostolo, infatti, diede loro delle istruzioni specifiche su come commemorare la morte di Gesù: «Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me’. Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: ‘Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me’» (1 Corinzi 11:23-25).
Chiaramente, l’apostolo Paolo non stava istituendo una nuova celebrazione pasquale, né stava inventando un nuovo modo di onorare Cristo. Stava semplicemente ribadendo ciò che fece Gesù stesso nella notte della Pasqua biblica, quando istruì i suoi discepoli su come onorare il Suo sommo sacrificio in quanto «Agnello di Dio».

La cosiddetta “festa di pasqua” o “domenica di pasqua” non tiene conto del chiaro insegnamento che Gesù diede ai Suoi discepoli di «commemorare» la Sua morte e non ha nulla a che fare con il profondo significato e simbolismo racchiuso nelle parole «Fate questo in memoria di me». La cosiddetta “pasqua di risurrezione” è invece carica di antiche tradizioni e simboli delle religioni pagane e la gente la festeggia molto spesso saltando l’esperienza del ravvedimento dei propri peccati e della vera conversione.

Requisiti per ricevere il dono della Risurrezione

Per poter essere risuscitati a vita eterna occorre prima ricevere in dono lo Spirito Santo di Dio. Ma come si può ricevere lo Spirito Santo? L’apostolo Pietro fu ispirato a scrivere: «Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti 2:38).

Gesù fu risuscitato dal Padre Celeste perché durante la sua vita terrena si fece battezzare (pur non avendo mai peccato) e adempì tutta la legge, mettendo cioè in pratica sia la legge sacrificale sia l’eterna legge spirituale. Questo gli permise di rimanere nella grazia e nella conoscenza del Padre Celeste e di essere risuscitato da morte. Perciò «se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali mediante il suo Spirito che abita in voi» (Romani 8:11). Tristemente, ci sono delle organizzazioni i cui dirigenti si arrogano l’esclusiva di prendere i simboli del corpo e del sangue di Cristo, precludendo la vita eterna ai loro adepti. Gesù ha detto: “Questo è il pane che è disceso dal cielo; non come quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Giovanni 6:58).

Siamo chiamati a seguire l’esempio di Cristo. Nella sua misericordia, il Padre Eterno ci chiama a «presentare i nostri corpi quali sacrifici viventi» (Romani 12:1) — il che significa ravvederci dei nostri peccati, che il sangue di Cristo copre e cancella a seguito del nostro sincero ravvedimento! Il peccato è la trasgressione dell’eterna legge spirituale di Dio (1Giovanni 3:4).

L’apostolo Paolo scrisse in 1 Corinzi 5:7-8: «La nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Celebriamo perciò la festa [dei Pani Azzimi] non con vecchio lievito, né con lievito di malvagità e di malizia, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1 Corinzi 5:7-8). Celebrare la Festa dei Pani Azzimi è un preciso comando per i cristiani, ma quanti conoscono questa festa? Quanti ne conoscono il significato? Soprattutto, quanti ne vivono il significato?

Commemorare il sommo sacrificio di Gesù Cristo mediante il pane azzimo e il vino – simboli del Suo corpo e del Suo sangue – è una responsabilità che va presa sul serio. La risurrezione di Gesù Cristo, dunque, non ha nulla a che vedere con il festeggiare il giorno pagano della domenica. Ha invece a che fare con il dono dello Spirito di Cristo nella nostra vita individuale — vita da vivere come «pane azzimo», cioè “senza malizia né malvagità, ma con sincerità e verità”, a seguito del ravvedimento dei nostri peccati e della nostra fede nel sangue di Cristo.

L’Agnello di Dio – fin da prima del mondo all’eternità!

Per comprendere davvero la profondità e la vastità del sacrificio di Cristo dobbiamo guardare non solo al passato ma anche al futuro. Abbiamo detto che i seguaci di Gesù riconobbero nella Sua persona l’adempimento di ciò che era stato stabilito nella Pasqua in Egitto con l’agnello immolato per salvare il popolo. Gesù adempì il Suo ruolo come Agnello sacrificale offrendo la Sua vita affinché potessimo ravvederci dei nostri peccati ed essere liberati da una morte eterna. Il ruolo di Gesù come Agnello di Dio, però, non terminò con la Sua morte. Il Suo sacrificio, sofferto una volta per tutte, dona libertà ancora oggi!

Il racconto biblico dell’Agnello di Dio continua fino alla fine della Bibbia. Infatti, nel Settimo capitolo del Libro dell’Apocalisse Gesù viene descritto ripetutamente come «l’Agnello di Dio», proiettandoci nel futuro. L’apostolo Giovanni ebbe una visione del tempo in cui una gran folla sarà davanti al trono di Dio: «Vidi una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue; questi stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, coperti di vesti bianche e avevano delle palme nelle mani. E gridavano a gran voce, dicendo: ‘La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono e all’Agnello’…» (Versetti 9-10).

«Poi uno degli anziani si rivolse a me, dicendo: ‘Chi sono costoro che sono coperti di bianche vesti, e da dove sono venuti?’. Ed io gli dissi: ‘Signore mio, tu lo sai’. Egli allora mi disse: ‘Costoro sono quelli che sono venuti dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello… e l’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascolerà e li guiderà alle vive fonti delle acque; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi’» (Versetti 11-17).

Quando Gesù fu crocifisso, il suo compito di agnello pasquale era appena iniziato. Fu risuscitato dai morti e ascese alla destra di Dio Padre, dove ora siede come «Avvocato difensore» (1Giovanni 2:1), «unico mediatore tra Dio e gli uomini» (1Timoteo 2:5) e come nostro «sommo Sacerdote» (Ebrei 8:1). Gesù possiede ora un “sacerdozio eterno”, quindi “non trasmesso a nessun essere umano” (Ebrei 7:24). Gli Apostoli di Gesù erano solo “annunciatori della Parola di Dio”, non sacerdoti (Atti 4:31; 6:4). Diventeranno “sacerdoti” quando saranno risuscitati per regnare sul mondo, al ritorno di Cristo (Apocalisse 20:4-6). Questa verità dichiara totalmente illegittimo il sacerdozio esercitato dagli umani nel nome di Cristo.

Gesù morì davvero, ma risuscitò dopo tre giorni e tre notti! Il Suo corpo «non vide la corruzione» (Salmo 16:10). Gesù Fu risuscitato dal Padre celeste a vita eterna ed è vivo ancora oggi! Egli intercede continuamente per il Suo popolo e vive in loro tramite lo Spirito Santo (Galati 2:20). Il Suo continuo «ministero di riconciliazione» (2 Corinzi 5:18) è ciò che ci dà la speranza di poter essere perdonati dei nostri peccati nel momento in cui li riconosciamo e ci ravvediamo davanti a Dio. Questa è l’unica vera speranza su cui possiamo fondare la nostra fede, e solo Dio può fornirla attraverso il sacrificio dell’Agnello!

Nuovo cielo e nuova terra

L’Agnello di Dio è un filo conduttore che attraversa tutta la Bibbia fino alla fine, in cui vediamo l’adempimento del piano di Dio per l’umanità. L’ultima visione di Giovanni, infatti, ci mostra un tempo futuro in cui il piano di Dio per la salvezza dell’umanità sarà completato e Dio darà inizio a una nuova creazione: «Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati» (Apocalisse 21:1). L’apostolo Giovanni descrive questa nuova creazione dicendo: «Non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore Dio onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio. E la città non ha bisogno del sole né della luna, che risplendano in lei, perché la gloria di Dio la illumina e l’Agnello è il suo luminare» (Apocalisse 21:22-23).

Gesù è il perfetto Agnello Pasquale di Dio, immolato per i nostri peccati ancora oggi! Questa verità ha una valenza eterna. Non c’è da sorprendersi che Gesù abbia istituito la cerimonia pasquale nel «Nuovo Patto» istruendoci ad osservarla ogni anno in Suo onore!

Mentre riflettiamo sulla vita e la morte di Gesù Cristo, e sul Suo ruolo come Agnello Pasquale, è importante rispondere alla seguente domanda: Seguiremo fedelmente il Suo comandamento? La cerimonia pasquale istituita da Gesù ci fa riflettere sul tempo futuro in cui Dio redimerà tutti i credenti per l’eternità.

Gesù è l’Agnello Pasquale di Dio Padre. È stato immolato per te e per me. Come ci è stato dato l’incredibile privilegio di conoscere questa verità, ci è stata data anche l’incredibile responsabilità di adorare il nostro Signore Dio «in spirito e verità» (Giovanni 4:24). Metterai in pratica questa responsabilità adorando Dio nel modo e nel tempo che Egli stesso ha indicato?

Ti sei ravveduto dei tuoi peccati? Credi davvero nella potenza del sangue di Gesù Cristo? In tal caso, unisciti a noi. Chiedici il calendario della Pasqua di Gesù Cristo e l’opuscolo sul significatio delle Feste Bibliche per la salvezza dell’umanità, inviando un SMS allo 338.4097919, oppure un’email a: info@labuonanotizia.org

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