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La legge del nuovo amore

La fede cristiana si fonda sui principi dell’amore: l’amore verso Dio e verso il nostro prossimo. L’amore cristiano è puro ed è vissuto con il cuore. «E noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi dimora nell’amore dimora in Dio, e Dio dimora in lui» (1Giovanni 4:16). Giovanni, il discepolo, era anche intimo amico di Cristo e scrisse queste parole quando era ormai quasi giunto alla fine dei suoi giorni.

Ma che cosa è l’amore?
E’ difficile trovare una definizione univoca dell’amore. L’amore nell’immaginario dell’umanità si trova associato ad elementi disparati: l’amore solidaristico, l’amore terreno fatto di sensualità, l’amore per le idee, l’amore per sé stessi.
É subito chiaro che la parola amore non significa sempre la stessa cosa. Una persona potrebbe dire «io amo i gelati» e voler con questo semplicemente intendere che ha una passione per i gelati. Qualcun altro potrebbe dire «Oh, amo la tua immagine», come segno di ammirazione e, perché no, di apprezzamento verso i vestiti che l’interlocutore sta indossando.
Non sarebbe forse meraviglioso se potessimo tutti usare la stessa definizione di amore, in particolar modo riferendoci all’amore che Dio nutre per noi e a quello che dovremmo esprimere gli uni verso gli altri?
Ma oggi l’accordo sul significato delle parole sembra precario tanto quanto la stabilità dei sentimenti. La maggior parte delle persone riconoscerà di sicuro che l’amore, o perlomeno un certo grado di rispetto, siano essenziali per i rapporti interpersonali. Ma l’esistenza di definizioni così eterogenee di amore ci invita a procedere con cautela. A volte l’amore è interpretato in modo talmente vago da essere confuso con una miriade di comportamenti. In altri casi, l’amore è solo e soltanto una parola accattivante che spinge ad accettare modelli di comportamento trasgressivi, se non addirittura distruttivi.
Molti sposano l’idea di amare gli altri come sé stessi, ma rimangono beatamente ignari del modo in cui la Bibbia definisce l’amore. Queste persone non capiscono la necessità di attuare i principi biblici che determinano il successo o il fallimento delle loro relazioni.

Il VERO AMORE è definito dai Dieci Comandamenti

Affinché acquisisca un senso compiuto, l’amore deve essere definito e compreso accuratamente. Questo è lo scopo della legge di Dio e, in particolare, l’obiettivo dei Dieci Comandamenti.
Conoscete lo scopo ultimo della legge di Dio? Gesù Cristo ha chiarito il vero intendimento della legge di Dio: con essa gli uomini conosceranno i benefici dell’amore per Dio e per il prossimo. Egli lo ha detto a chiare lettere, quando qualcuno Gli ha domandato: «Maestro, qual è il grande comandamento nella Legge?» Gesù ha risposto con la semplicità del cuore: «Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. Il secondo, quasi per similitudine, afferma: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti» (Matteo 22:35-40).
Nel tempo della conoscenza e della comunicazione globale, perché in pochi riescono a comprendere appieno questa fondamentale verità biblica? Quali difficoltà impediscono di convincersi che «tutta la legge ed i profeti», cioè l’intero Antico Testamento, ci insegnano innanzitutto il giusto modo di amare e ci raffigurano con nitidezza i problemi e le difficoltà che derivano dalla povertà di amore? Perché trova consenso unanime la convinzione che il vero amore sia insegnato solo nel Nuovo Testamento?

L’amore nell’Antico Testamento

L’amore sta al centro di tutte le Scritture, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Inaspettatamente, almeno per la maggior parte delle persone, è nell’Antico Testamento che troviamo per la prima volta il comandamento di “amare il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19:18).
Ed è sempre nell’Antico Testamento che Mosè ha scritto: “Ed ora, Israele, che chiede da te l’Eterno, il tuo Dio, se non che tu tema l’Eterno, il tuo Dio, che tu cammini in tutte le sue vie, che tu l’ami e serva all’Eterno, ch’è il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua, che tu osservi per il tuo bene i comandamenti dell’Eterno e le sue leggi che oggi ti do?” (Deuteronomio, 10:12-13).
Ogni comandamento di Dio è concepito per il nostro bene. Avete notato che, nel passaggio precedente, l’esortazione a praticare sia i «comandamenti» e «l’amore» di Dio lega l’ubbidienza e l’amore in modo inscindibile agli occhi di Dio? Ciò è dovuto al fatto che i comandamenti definiscono l’amore, il vero amore su cui tutti i rapporti umani devono basarsi.
L’amore riassume puramente in sé l’intento dei Dieci Comandamenti. L’apostolo Paolo ha scritto: «Infatti il non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: Ama il tuo prossimo come te stesso» (Romani 13:9).

L’amore di Dio per l’umanità

Fin dagli inizi, la relazione di Dio con gli esseri umani è stata motivata dal Suo amore per noi. Come ha detto Gesù, “poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Iddio non ha mandato suo figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3: 16-17).
Dio desidera che noi tutti viviamo in eterno – per raggiungere la vita eterna. Ma dobbiamo soprattutto imparare come comportarci e come amarci gli uni con gli altri. É per questo che l’amore è così importante.
La pace e l’armonia sono impossibili senza il rispetto e l’amore. Se Dio avesse voluto assicurarci la vita eterna senza insegnarci come amarci l’un l’altro, ci avrebbe condannato allo stesso tempo a vivere nella confusione e nel caos eterni.
Dio non permetterà che gli attuali desideri egoistici, i risentimenti, le invidie e l’ostilità della natura umana rimangano per sempre fra gli uomini. L’apostolo Giovanni ha scritto: “Noi sappiamo che siam passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in se stesso” (1Giovanni 3: 14-15).
Così torniamo di nuovo alla domanda: Che cos’è l’amore? Giovanni ci dà la risposta: “L’amore è questo: procedere seguendo i Suoi comandamenti….” (2 Giovanni 1: 6). L’apostolo Paolo ci dice che “l’amore consiste nel rispetto della legge” (Romani 13: 10).
Un altro scrittore biblico, Giacomo, mostra chiaramente che la legge reale di Dio sull’amore include specificamente i Dieci Comandamenti. “Certo, se adempite la legge reale, secondo quello che dice la scrittura: Ama il tuo prossimo come te stesso, fate bene; ma se avete dei riguardi personali, voi commettete un peccato essendo dalla legge convinti quali trasgressori. Poiché chiunque avrà osservato tutta la legge, e avrà fallito in un sol punto, si rende colpevole su tutti i punti” (Giacomo 2: 8-11).

Che cos’è il peccato?

Notate come l’apostolo Giovanni ha definito il peccato: «Chi fa il peccato commette una violazione della legge; e il peccato è la violazione della legge» (I Giovanni 3:4- Ediz. Luzzi). Secondo la Bibbia, dunque, il peccato consiste nella trasgressione di qualsiasi comandamento di Dio.
Come può il peccato danneggiare il nostro rapporto con Gesù Cristo? «E voi sapete ch’egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c’è peccato. Chiunque dimora in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha veduto, né l’ha conosciuto» (I Giovanni 3:5-6).
Quanta verità c’è in queste parole!
L’apostolo continua: «Da questo sono manifesti i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non opera la giustizia non è da Dio; e così pure chi non ama il suo fratello» (versetto 10).
Come possiamo sapere se conosciamo davvero Dio e se possiamo avere un rapporto corretto con Lui? «Chi dice: io l’ho conosciuto e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, l’amor di Dio è in lui veramente compiuto. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo ch’egli camminò, camminare anch’esso» (I Giovanni 2:4-6).
Come procedette Gesù Cristo? Egli ci ha detto: «Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; com’io ho osservato i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel suo amore» (Giovanni 15:10). «Perché io non ho parlato di mio, ma il Padre che mi ha mandato, m’ha comandato lui quel che debbo dire e di che debbo ragionare; ed io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che dico, così le dico, come il Padre me le ha dette» (Giovanni 12:49-50).
Nelle parole usate da Gesù Cristo, il risultato di «dimorare nel vero amore», o di praticare il vero amore, viene raggiunto osservando i comandamenti di Dio. Il Suo esempio ci insegna che l’obbedienza e il vero amore sono inseparabili l’una dall’altro. Il peccato consiste semplicemente nel compromettere l’amore trasgredendo i comandamenti di Dio. Il peccato corrisponde all’assenza di legge, al trascurare o rifiutare di essere fedeli alle regole di Dio che definiscono il vero amore.

La legge e la libertà

Dio non ci concede la libertà di comportarci nel modo che più ci piace e aggrada. Sebbene la Bibbia rappresenti la legge di Dio come una legge di libertà, essa definisce poi la libertà semplicemente come liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze nefaste, e non, al contrario, come libertà di soddisfare i propri desideri personali.
I nostri peccati ci infliggono pene terribili. Deprecando la peccaminosità dell’uomo, Paolo ha scritto: «Sulle loro vie è pena e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace» (Romani 3:16-17). L’apostolo paragona gli effetti del peccato alla schiavitù, che è esattamente l’opposto della libertà. «Poiché, quando eravate servi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia. Qual frutto dunque avevate allora delle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché la fine loro è la morte» (Romani 6:20-21).
Il peccato, la trasgressione della legge di Dio, non solo ci rende schiavi, ma, se si persevera nello sbaglio, ci rende impossibile ottenere la vita eterna (Matteo 19:17). Questa è la ragione per la quale uno dei fratelli di Gesù ha scritto: «Ordunque, parla e agisci allo stesso modo di coloro che verranno giudicati dalla legge della libertà» (Giacomo 2:12). I comandamenti di Dio stabiliscono il modello fondamentale rispetto al quale Egli avrà modo in seguito di giudicarci.
Solo quando noi ci pentiamo, e cessiamo subito di trasgredire la legge di Dio, solo allora possiamo essere davvero liberati dalle conseguenze del peccato attraverso il sacrificio di Cristo, che da solo può pulirci dai nostri peccati (Atti 2:38; I Giovanni 1:7). Paolo spiega che questa autentica libertà dalle conseguenze del peccato è accessibile solo a quanti obbediscono in tutta sincerità al comando di Dio, «Ma sia ringraziato Iddio che eravate bensì servi del peccato, ma avete di cuore ubbidito a quel tenore d’insegnamento che v’è stato trasmesso» (Romani 6:17).
L’apostolo Giovanni lega tutte queste considerazioni insieme, e ci spiega che alla fine, se si obbedisce con il cuore ai comandamenti di Dio, in quello stesso momento si mette in pratica anche il Suo vero amore. «Perché questo è l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (I Giovanni 5:3). Invece di essere di peso, i comandamenti di Dio alleggeriscono il cammino verso il vero amore e la vera libertà.
Questa verità viene illustrata in maniera particolarmente efficace dai Salmi (119:98-105): «I tuoi comandamenti mi rendono più savio dei miei nemici; perché sono sempre meco. Io ho più intelletto dei miei maestri, perché le tue testimonianze son la mia meditazione. Io ho più intelligenza dei vecchi, perché ho osservato i tuoi precetti. Io ho trattenuto i miei piedi da ogni sentiero malvagio, per osservare la tua parola. Io non mi sono distolto dai tuoi giudizi, perché tu mi hai ammaestrato. Oh come son dolci le tue parole al mio palato! Son più dolci del miele alla mia bocca. Mediante i tuoi precetti io divento intelligente; perciò odio ogni sentiero di falsità. La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce sul mio sentiero».
Alla luce di queste rivelazioni, non ci dovrebbe stupire quello che ci dice Gesù: «Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio» (Matteo 4:4, citando Deuteronomio 8:3). I Dieci Comandamenti sono la spina dorsale di tutte le parole ispirate di Dio. E’ l’apostolo Paolo a ribadirlo: «La circoncisione, come pure la non circoncisione, non sono niente; ma obbedire ai comandamenti di Dio è tutto» (I Corinzi 7:19).

Una guida per la condotta

Se pensaste alla Bibbia come ad una guida per il comportamento umano, i Dieci Comandamenti rappresenterebbero i titoli principali dell’indice dei contenuti. Presi da soli, i comandamenti non dicono tutta la storia, ciò nondimeno è chiaro che essi almeno la riassumono.
Gesù ha detto: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti. Non sono venuto ad abolire ma a compiere» (Matteo 5:17). Con il termine «compiere», Egli voleva significare che i Suoi insegnamenti avrebbero compiuto o addirittura esteso l’applicazione dei comandamenti di Dio. La parola greca plerein che viene tradotta con il verbo «compire», significa letteralmente «compiere» oppure «riempire». Altre espressioni appropriate per plerein in questo contesto sono «riempire fino all’orlo», «portare a compimento», «rendere pieno», «adempiere», «completare».
Gesù Cristo ha più volte sottolineato di fronte ai Suoi discepoli che la Sua missione e il Suo scopo erano aggiungere o portare a compimento il significato intrinseco dei Dieci Comandamenti, non certo annullarli o anche solo eliminarli in parte. Per far comprendere questo punto fondamentale, nello stesso passaggio Egli espone alcuni comandamenti, e quindi ne estende notevolmente l’applicazione.
Egli, in particolare, per primo analizza il comandamento che vieta l’omicidio. «Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere, e chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale; ma io vi dico: Chiunque si adira contro al suo fratello, sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto al suo fratello ‘Raca’, sarà sottoposto al Sinedrio; e chi gli avrà detto ‘pazzo’, sarà condannato alla geenna del fuoco» (versetti 21-22).
Gesù Cristo ha mostrato come il principio incarnato da questo comandamento vada ben oltre la portata della vita umana. Questo principio include gli effetti distruttivi della rabbia e dell’amarezza. Cristo ha spiegato che condannare ed odiare qualcuno nel profondo del cuore potrebbe impedirci di ottenere la vita eterna. In altre parole, Gesù ha dimostrato, attraverso i Suoi insegnamenti, di voler analizzare e spiegare dettagliatamente il comportamento richiesto dai Dieci Comandamenti.

I rapporti fra gli uomini, il rapporto con Dio e i Dieci Comandamenti

Quando Gesù ha spiegato che ogni cosa scritta «nella legge e nei profeti» si raggruppa sotto le due tematiche principali dell’amore per Dio e dell’amore per il prossimo, Egli ha voluto sottolineare l’importanza dei rapporti umani e del rapporto che intercorre fra noi e Dio (Matteo 22:35-40); ha voluto insegnarci che ogni comando di Dio definisce un aspetto dei rapporti esemplari che dovremmo mantenere gli uni con gli altri o con Lui.
Quando osserviamo attentamente i Dieci Comandamenti, subito ci accorgiamo che i primi quattro definiscono i modi con cui rapportarsi direttamente a Dio, come mostrare un amore ed un rispetto appropriati nei confronti del nostro Creatore. Gli altri sei definiscono le linee essenziali per un rapporto d’amore verso il nostro prossimo, specialmente verso i nostri genitori umani. Questa divisione è fondamentale per comprendere le leggi di Dio e la loro importanza. Ma basta violarne uno qualsiasi di lor che li abbiamo violati tutti e dieci! Infatti le leggi di Dio non sono solo delle regole di comportamento o dei riti. Coloro che le leggono solo in questa prospettiva, in realtà stanno fraintendendo le vere intenzioni di Dio e il Suo vero scopo, che consiste nell’offrire a noi il Suo carattere.
Dio ci dice semplicemente che tutti i Suoi comandamenti sono rivolti al nostro bene. In altre parole, essi hanno uno scopo preciso: poter rappresentare una benedizione ed un beneficio per il genere umano. I comandamenti configurano quei particolari tipi di rapporto che producono non soltanto fra il Creatore e la Sua creatura, ma anche rispetto, cooperazione e stabilità all’interno di qualsiasi società che li acquisisca e li applichi in modo corretto.
Lo scopo di quest’opuscolo consiste, anche in questo caso, nell’aiutarvi a comprendere e ad applicare più compiutamente i Dieci Comandamenti. Troppe persone concepiscono i comandamenti solo e soltanto come un elenco di divieti, e si lasciano così sfuggire il loro vero scopo. Speriamo che quest’opuscolo riesca a darvi l’ispirazione giusta per poter apprezzare la saggezza e l’amore di Dio, in modo da riuscire ad assumere i Suoi comandamenti come un vero e proprio modello di comportamento. Si tratta anche dell’esempio personale stabilito per noi da Gesù Cristo (Giovanni 15:10; I Pietro 2:21; I Giovanni 2:6).
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