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…E i figli vengono da Plutone!

Qualche anno fa lo psicologo e scrittore americano John Gray è salito alla ribalta con il bestseller internazionale ‘Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere’ in cui spiegava le difficoltà di comunicazione fra i due sessi. Nel libro, Gray evidenzia alcuni aspetti interessanti che invitano il lettore a riflettere sulle differenze che ostacolano una sana interazione fra uomini e donne. L’immagine di alieni provenienti da due pianeti diversi era sicuramente efficace, forse troppo convenzionale, anche se allo stato attuale non esiste nulla che possa effettivamente aiutare uomini e donne a comunicare gli uni con le altre.

Utilizzando la stessa metafora, se gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, allora è possibile sostenere che i figli vengono da Plutone perché sono ancora più incomprensibili, soprattutto se consideriamo l’umorismo grezzo, il linguaggio tecnologico e informatico con cui si esprimono, la musica che ascoltano e via dicendo…
Talvolta bambini e adolescenti sono eccessivamente suggestionati dal commercialismo e dal materialismo. Gli ideatori di giochi, abiti e musica sembrano conoscere perfettamente la ‘lingua con cui parlare’ ai giovani e come attirare la loro attenzione; dovrebbero vergognarsi di ciò che fanno. Altre volte invece i nostri figli vedono i problemi di questo mondo e ne identificano le soluzioni in modo più chiaro e diretto di quanto non riusciamo a fare noi adulti.
Possiamo imparare molto da queste creature “provenienti da Plutone”. Gesù dedicò molto tempo ai bambini, disse perfino che i grandi devono prendere ad esempio dai più piccoli ed essere come loro. Sono un dono di Dio, sono creature speciali!
Ma per imparare da loro, dobbiamo prima iniziare a saper comunicare con loro e apprendere il loro ‘linguaggio’ comunicativo. Lo so perché in passato ho lavorato per una società che pubblicava materiale informativo su linguaggi e tecnologie. Nel mio ufficio avevo armadietti pieni di programmi software che aiutavano la gente a imparare a parlare spagnolo, giapponese, svedese, vietnamita, ma nulla che riguardasse la ‘lingua di Plutone’.
I software contenevano esercitazioni, dialoghi, video, sessioni interattive e giochi. Esistono diversi modi per imparare a parlare una lingua. Eppure i fattori chiave sono comunque la volontà e il desiderio di imparare dello studente e il tempo dedicato ad ascoltare e parlare. Se vuoi davvero capire questi “alieni provenienti da Plutone”, devi imparare a comunicare con loro.

Attenzione mirata

E’ stato scritto di tutto su come crescere ed educare i figli. Qualche anno fa il dr. Ross Campbell ha pubblicato il libro Come amare realmente tuo figlio (How to Really Love Your Child) in cui sottolineava l’importanza di dare amore ai figli stabilendo un contatto visivo, fisico e dedicando loro un’attenzione specificamente mirata.
«Che cosa significa dedicare attenzione mirata al proprio figlio?» Secondo quanto scritto dal dr. Campbell significa occuparsi di lui in modo che si senta profondamente considerato e amato. Significa guardarlo senza distrarsi, mostrare apprezzamento e rispetto per quello che fa. Significa farlo sentire la persona più importante al mondo agli occhi dei suoi genitori.
Oltre un secolo fa, il libro Gentle Measures (Il gentile senso della misura), di Jacob Abbott, sosteneva che il modo migliore per ottenere la fiducia e l’amore dei figli, oltre che avere autorità nei loro confronti, era quello di ascoltare e mostrare interesse verso le loro speranze e paure, gioie e dolori, e le loro idee, anche quelle più infantili; è un’opportunità per trasmettere i veri valori.
Oltre tremila anni fa Mosé scrisse: «Queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi» (Deuteronomio 6:6-7).

Qualità o quantità?

Imparare a parlare una lingua e a comunicare richiede tempo. Alcuni anni fa psicologi ed esperti supportavano l’importanza della qualità del tempo dedicato ai figli rispetto alla quantità.
Il dibattito non sembra avere più così tanto rilievo, in parte perché i genitori oggi sono troppo occupati e stremati dagli impegni per riuscire a far combaciare le due cose. Eppure talvolta è necessario apportare qualche modifica al nostro stile di vita per riuscire a dedicare tempo ai figli in modo qualitativamente e quantitativamente soddisfacente.
La qualità del tempo è comunque sempre importante. Quando le mie figlie erano piccole, quasi tutte le sere rientravo a casa dal lavoro dopo le 7 di sera e loro andavano a letto alle 9. Quelle due ore erano appena sufficienti per cenare, giocare per qualche minuto, prepararsi per andare a letto, lavare i denti, pettinare i capelli, leggere una storia, un racconto della Bibbia e recitare una preghiera.
Il tempo trascorreva veloce e spesso non ne rimaneva molto per parlare. Eppure credo che se invece di raccontare una storia alle mie bambine mi fossi seduto di fronte alla televisione, avrei creato una ‘spaccatura ancor più grande fra i due pianeti’. Alcune sere, dopo aver bevuto l’ultimo sorso d’acqua e aver rimboccato le coperte arrivava il momento della chiaccherata più importante della giornata, con grande disappunto di mia moglie che si preoccupava affinché le piccole dormissero a sufficienza.
Anche la quantità di tempo ha la sua importanza. Un paio di minuti al telefono durante un viaggio di lavoro non sono molto gratificanti. Uno dei momenti più difficili della mia vita è stato l’anno in cui accettai un nuovo lavoro lontano da casa e dovetti aspettare 5 o 6 settimane prima che la mia famiglia potesse raggiungermi. Gli abitanti di Venere e Plutone riescono a gestire meglio la lontananza di quanto non siano in grado di fare gli alieni di Marte.

Come allineare i pianeti

Per crescere ed educare gli abitanti di Plutone non è sufficiente dedicare loro tempo, parlare con loro e ascoltarli; ma è comunque e decisamente un buon inizio.
Ricordo un anno in cui partecipai ad una maratona insieme a mia figlia Heather che allora aveva otto anni. Non lo dimenticherò mai. Durante i due mesi che precedettero la gara ci allenammo insieme, non tanto spesso quanto lo desideravamo a causa dei vari impegni della vita, i viaggi di lavoro o i piccoli malesseri di stagione.
Abbiamo trascorso momenti davvero indimenticabili. Non abbiamo corso tantissimo, ma sicuramente abbiamo camminato e parlato, e parlare di quello che le passava per la mente mi ha dato una miglior comprensione della ‘vita su Plutone’.
Durante quella maratona non abbiamo battuto nessun record di velocià, né io né mia figlia, nonostante il suo scatto finale in dirittura d’arrivo. Ma ciò che mi ha gratificato più di ogni altra cosa è stato il tempo trascorso insieme a lei prima della gara. Ho imparato ad attendere con gioia e apprezzare quei momenti in cui avevo l’opportunità di approfondire le mie nozioni di “cosmologia” cercando, ogni volta, di avvicinare i due pianeti Marte a Plutone così apparentemente distanti. LaBuonaNotizia.org