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Dio è indifferente alla sofferenza umana?

Le religioni in genere descrivono Dio come un essere onnisciente e onnipotente, ma non spiegano perché Egli sembra essere così indifferente alla sofferenza umana.

Una donna sopravvissuta alle devastazioni di New Orleans in un’intervista ha detto: «Dio non abita più qui». Un prete invece, a cui è stato chiesto perché Dio permette simili disastri, ha sostenuto che non c’è una spiegazione.
Davvero non esiste una risposta? Davvero non sapremo mai perché Dio non impedisce che accadono  distruzioni catastrofiche, morti e miserie di livello incalcolabile? O forse ha già spiegato quali sono i motivi per cui talvolta Egli decide di non intervenire e noi semplicemente non abbiamo prestato attenzione?
Il Cristianesimo della Bibbia, a differenza di quello secolarizzato e delle religioni umane, insegna giustamente che ogni effetto ha una causa e, allo stesso tempo, che «Dio è amore; e chi pratica l’amore dimora in Dio e Dio rimane in lui» (I Giovanni 4:16).
Questa grande verità che cosa implica? Semplicemente che questo mondo non dimora in Dio come vanta di fare, perciò Dio a Sua volta non dimora nel mondo. Se dimorasse o regnasse già in questo mondo Egli non lascerebbe l’umanità in balia delle calamità e della sofferenza; cosa che invece farà (Apocalisse 7:16-17).
Il motivo per cui siamo colpiti da disastri, morte e sofferenza è perché il «regno di Dio» non è sulla Terra.
Che cosa aspetta Dio ad instaurare il Suo regno sulla terra? Lasciando il pianeta nello squilibrio ecologico causato dalle scelleratezze umane, Dio desterà sempre più l’attenzione di tutta l’umanità sul fatto che questo martoriato pianeta ed i suoi abitanti hanno bisogno del regno di Dio; e naturalmente Egli sa bene che ci sono molti increduli e schernitori (II Pietro 3:3-7; Matteo 24:14).
Il fatto che Dio lascia la Sua creazione in balia degli elementi della natura non significa ch’Egli sia personalmente responsabile delle morti, delle devastazioni materiali e della sofferenza che le catastrofi lasciano dietro di sé provocando sconcerto per l’apparente indifferenza di Dio nei confronti della sofferenza umana.

Responsabilità collettiva
Una corretta valutazione delle responsabilità per la morte e le sofferenze causate dai disastri naturali, soprattutto quelli prevedibili, dovrebbe sempre includere un’analisi delle responsabilità personali e collettive nella preparazione all’imprevisto.
Quando la società umana definisce le calamità naturali come «atti di Dio», nega le sue responsabilità attuali e quelle storiche dell’umanità e finisce con l’accusare Dio. Ma non è giusto accusare Dio, quando è stato l’uomo ad aver ignorato le misure preventive che avrebbe potuto e dovuto prendere. Questo approccio incolpa Dio della nostra negligenza e ignora completamente il principio della responsabilità collettiva; la colpa, infatti, non è mai di uno solo.
Prendiamo ad esempio i danni causati dall’uragano Katrina alla citta’ di New Orleans. Per anni gli studiosi di emergenze hanno segnalato possibili devastazioni che un uragano di intensità e forza incomparabili avrebbe causato alla costa del golfo degli Stati Uniti. Un esempio di questo tipo di segnalazione è evidente in uno studio condotto nel 2004 sulla vulnerabilità di New Orleans e di tutta la costa del golfo ad uragani della portata distruttiva di Katrina e Rita. Le previsioni di quello studio erano talmente precise da sembrare profetiche.
Robert Longley, guardia statale, spiega: «Durante l’estate del 2004, gli esperti hanno simulato una catastrofe nella quale un finto uragano chiamato “Pam” colpiva l’area di New Orleans. Lo scopo della simulazione “Pam” era aiutare gi addetti alla sicurezza e le autorità locali nelle aree a rischio di uragano a prepararsi ad eventuali disastri futuri.
«Nella simulazione l’uragano “Pam” colpì New Orleans ad una velocità di circa 190 km orari, riversando mezzo metro di pioggia nella zona sud-orientale della Louisiana creando un’ondata di tempesta improvvisa che oltrepassò gli argini nell’area di New Orleans. Dopo che l’uragano “Pam” distrusse quasi seicentomila edifici,furono evacuati oltre un milione di abitanti»
«Gli addetti alla protezione civile provenienti da 50 distretti, organizzazioni statali, federali e di volontariato parteciparono ai cinque giorni di formazione organizzati presso il Centro Operativo Emergenze della Louisiana a Baton Rouge. Furono fatte delle simulazioni di un uragano che avrebbe ipoteticamente potuto colpire New Orleans nel settembre 2004. E’ stata una sorta di “prova generale” dell’uragano Katrina: centinaia di migliaia di persone furono evacuate prima che la tempesta lasciasse la città di New Orleans per colpire la Florida.
La simulazione evidenziò una serie di problemi, che furono sottovalutati e non risolti per tempo. Quando Katrina entrò in scena, era ormai troppo tardi.
A seguito della catastrofe molti funzionari governativi reagirono accusandosi vicendevolmente puntando il dito contro colleghi di livello inferiore o superiore.
Con il passare del tempo, divenne evidente che le persone coinvolte nelle fasi di preparazione dell’emergenza catastrofi erano tutte più o meno responsabili di essere intervenute troppo tardi e inadeguatamente. Fra queste persone c’erano responsabili della pianificazione ai più alti livelli governativi e funzionari delle singole contee o distretti. Le responsabilità cadono su tutti, ad eccezioni dei bambini, che sono innocenti. Una volta chiarito questo concetto è possibile capire più facilmente la «reazione di Dio alle catastrofi naturali. Dio non è indifferente, interviene solo in determinate condizioni. Egli desidera fortemente aiutarci, ma prima noi dobbiamo fare la nostra parte, come ampiamente spiegato nella Bibbia.

L’esempio di Gesù Cristo 

Prima che fosse crocifisso, Gesù osservò la città che lo avrebbe condannato a morte sapendo perfettamente cosa lo attendeva. Sapeva anche che in un futuro non molto lontano gli eserciti romani avrebbero attaccato e devastato Gerusalemme. L’amore e la preoccupazione per gli abitanti di quella città era talmente grande da non poter fare a meno di commuoversi fino alle lacrime.
«E come si fu avvicinato, vedendo la città, pianse su lei, dicendo: Oh se tu pure avessi conosciuto in questo tuo giorno quel ch’è per la tua pace! Ma ora è nascosto agli occhi tuoi. Poiché verranno su te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, e ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; e atterranno te e i tuoi figliuoli dentro di te, e non lasceranno in te pietra sopra pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata» (Luca 19:41-44).
Gesù desiderava fortemente che il Suo popolo gli riconoscesse e capisse il ruolo di capo e guida ricoperto durante il Suo ministero. Con grande dolore disse: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Matteo 23:37-39).
Per tre anni e mezzo Gesù attraversò la terra di Giudea professando un messaggio di pentimento e rinnovamento. Prima di Lui, Giovanni Battista aveva predicato gli stessi cambiamenti. Entrambi erano sconosciuti alla maggior parte della gente ed entrambi furono uccisi per aver predicato un messaggio inteso a riconciliare il popolo con Dio.
All’epoca Roma governava gran parte del mondo con “mano di ferro”. Gli ebrei risentivano di questa autorità opprimente ed erano ossessionati dall’idea di ottenere la propria indipendenza. Volevano che Gesù li guidasse in una sommossa per allontanare l’esercito romano ma rifiutarono le Sue critiche relative al loro comportamento individuale e nazionale. In quelle condizioni, Gesù, messaggero del Padre divino, li ammonì della terribile catastrofe che stavano per provocare con le loro stesse mani.
Il popolo ebreo e la città di Gerusalemme rifiutarono il messaggio di Gesù Cristo che li invitava a pentirsi e ad obbedire ai comandamenti del Padre Eterno.Volevano sentire un messaggio diverso che parlasse dell’allontanamento dell’esercito romano. E invece ciò che ottennero fu la guerra contro quello stesso esercito. Nel 70 d.C., Gerusalemme fu completamente distrutta e molti ebrei sopravvissuti allo scontro furono deportati via come schiavi o fuggirono per mettersi in salvo.
E’ stato Dio a permettere che quel disastro accadesse? Certo! Lo ha persino predetto. Ma chi ne è realmente responsabile?
La colpa fu di ebrei e romani! Entrambi agirono egoisticamente ignorando le parole e il volere di Dio. Le conseguenze del conflitto nato come risultato delle loro scelte si rivelarono essere esattamente quello che Gesù aveva predetto.

Vedere come vede Dio

Dio può facilmente segnalare o prevenire qualsiasi catastrofe naturale e desidera farlo ma solo in determinate condizioni ovvero nel caso in cui coloro a cui si rivolge ascoltino con umile attenzione i Suoi insegnamenti trasformandoli nel proprio modo di essere e di comportarsi.
Dalla creazione di Adamo al diluvio di Noè, un periodo di oltre 1.600 anni, Dio ha osservato intensamente il comportamento umano e i Suoi commenti non sono affatto lusinghieri. «Ora l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo. E l’Eterno si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo» (Genesi 6:5-6).
Anche per Dio è doloroso vedere quanto gli esseri umani possano essere insensibili e indifferenti fra loro e nei Suoi confronti, nonostante la sofferenza spesso ci rende consapevoli di quanto invece abbiamo bisogno uno dell’altro. Quando iniziò il diluvio, Dio salvò dalle devastazioni soltanto Noè con la sua famiglia in quanto li ritenne gli unici sufficientemente degni di essere salvati.
E’ importante capire che Dio non è insensibile, ma realista. Quando la maggior parte della gente ignora i Suoi insegnamenti, o peggio si ribella ad essi allora quella gente rinuncia volontariamente a qualsiasi tipo di protezione e intervento che Dio invece desidera fortemente offrire. Questa amorevole preoccupazione è ben documentata da un incredibile esempio storico.
Dio ha dato al popolo di Israele l’opportunità di rappresentare, attraverso il loro esempio, il tipo di rapporto che ogni nazione dovrebbe avere con Lui (Deuteronomio 4:5-10). Ha fatto un patto con loro, ha promesso loro che li avrebbe protetti da ogni sorta di catastrofe, prevedibile o non prevedibile. Ma ha stabilito anche delle condizioni: loro erano responsabili delle proprie azioni; avrebbero dovuto fare tutto ciò che Dio avrebbe insegnato loro.
In Levitico, uno dei libri del  Pentateuco, è descritto il senso di quello che Dio si aspettava e aveva promesso: «Se vi conducete secondo le mie leggi, se osservate i miei comandamenti e li mettete in pratica, io vi darò le piogge nella loro stagione, la terra darà i suoi prodotti e gli alberi della campagna daranno i loro frutti. La trebbiatura vi durerà fino alla vendemmia, e la vendemmia vi durerà fino alla semina; mangerete a sazietà il vostro pane, e abiterete al sicuro nel vostro paese…
«Io farò regnare la pace nel paese; vi coricherete e nessuno vi spaventerà; farò sparire dal paese le bestie cattive e la spada non passerà per il vostro paese. Voi inseguirete i vostri nemici, ed essi cadranno davanti a voi trafitti dalla spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila, e i vostri nemici cadranno davanti a voi trafitti dalla spada. Io mi volgerò verso di voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò, e confermerò il mio patto con voi…
«Voi mangerete del vecchio raccolto, conservato a lungo e sgombrerete il vecchio per far posto al nuovo. lo stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e …Camminerò tra di voi e sarò il vostro Dio, e voi sarete il mio popolo» (Levitico 26:3-12).
Hai notato quante volte Dio ha promesso di agire direttamente per assicurare loro benedizione e protezione? «Io farò regnare la pace nel paese… Io mi volgerò verso di voi… Confermerò il mio patto ocn voi… Camminerò tra di voi e sarò il vostro Dio»!
La benevolenza di Dio avrebbe garantito condizioni climatiche estremamente favorevoli che avrebbero portato benedizioni e non catastrofi. La Sua benevolenza avrebbe assicurato pace, sicurezza e la vittoria contro gli eventuali nemici. Egli avrebbe garantito la benedizione di abbondanti raccolti.
Le Sue richieste erano semplici. Avrebbero dovuto esclusivamente seguire tutti gli insegnamenti di Dio ascoltando con attenzione e aprendo i loro cuori. Semplice!
Ma Dio aveva anche chiesto che non voltassero le spalle ai Suoi insegnamenti, come continuò a fare la maggior parte dei loro discendenti ai tempi di Gesù.
Dio disse loro: «Abbiate dunque cura di far ciò che l’Eterno, il vostro Dio, vi ha comandato; non deviate né a destra né a sinistra; camminate interamente nella via che l’Eterno, il vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate prosperi e prolunghiate i vostri giorni nel paese che occuperete» (Deuteronomio 5:32-33).

I risultati di un comportamento sbagliato

Le pagine profetiche del Nuovo Testamento offrono un quadro illuminante della società del tempo in cui tornerà Gesù Cristo. Ma proprio come nel periodo antecedente al diluvio di Noè, questo non può certo definirsi un quadro lusinghiero, nonostante sia caratterizzato dalla frenesia delle attività commerciali dell’umanità.
Il libro Apocalisse, nel cap. 18°, descrive le attività commerciali del tempo della fine come incredibilmente prospere e di portata globale. Molti prodotti sono spediti da un porto all’altro. Si guadagnano molti soldi. La prosperità abbonda, come pure l’egoismo, l’avidità e la violenza.
Scrivendo al suo allievo Timoteo, l’apostolo Paolo predisse che «…negli ultimi giorni verranno tempi difficili, perché gli uomini saranno amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, scellerati, senza affetto, implacabili, calunniatori, intemperanti, crudeli, senza amore per il bene, traditori, temerari, orgogliosi, amanti dei piaceri invece che amanti di Dio, aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza; da costoro allontanati!» (II Timoteo 3:1-5).
Questa profezia descrive un periodo in cui la gente ritiene che sia opportuno dichiararsi credente ma non altrettanto importante vivere la vita secondo il volere di Dio. Ma Dio legge nei nostri cuori e giudica secondo le nostre opere. Concede o nega le sue benedizioni secondo questo principio: «La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli» (Proverbi 14:34). Per Dio è importante che i Suoi figli vivano una vita giusta, retta e virtuosa, e non che assumano un semplice atteggiamento religioso.
Ogni paese che desidera l’aiuto e la protezione di Dio deve seguire questo insegnamento: «Guardati bene dal dimenticare l’Eterno, il tuo Dio, giungendo a non osservare i suoi comandamenti… perché non avvenga, dopo aver mangiato a sazietà e aver costruito e abitato belle case… e il tuo argento e il tuo oro aumentare, e tutti i tuoi beni crescere… Guardati dunque dal dire in cuor tuo: ‘La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze’»
«Ricordati invece dell’Eterno, perché è lui che ti dà la forza per acquistare ricchezze… ma se tu lo dimentichi… io dichiaro contro di voi quest’oggi che per certo perirete» (Deuteronomio 8:11-19). In altre parole, quelli che ignorano gli avvertimenti di Dio sono da Lui lasciati in balia della natura e dei loro nemici. Chi sdegna il comportamento divino raccoglie i frutti del proprio pensiero, spesso senza sapere realmente quanto sia fragile la propria sicurezza.
Gesù ha predetto che la maggior parte della generazione che vedrà il glorioso ritorno di Gesù Cristo, non crederà alla minaccia di imminenti catastrofi: «E, come avvenne ai giorni di Noè, così avverrà anche nei giorni del Figlio dell’uomo. Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio e li fece perire tutti. Lo stesso avvenne anche ai giorni di Lot: la gente mangiava, beveva, comperava, vendeva, piantava ed edificava… Così sarà nel giorno in cui il Figliuolo dell’uomo sarà manifestato» (Luca 17:26-30).

La risposta di Dio ai comportamenti dannosi

Dio permette e talvolta causa sofferenza anche per un altro motivo. Lo fa per correggere comportamenti sbagliati.Osserviamo questo suggerimento tratto dalle Scritture bibliche e rivolto a coloro che si allontanano dagli insegnamenti di Dio:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non perderti d’animo quando sei da lui ripreso, perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce».
«Se voi sostenete la correzione, Dio vi tratta come figli; qual è infatti il figlio che il padre non corregga?… Ma se rimanete senza correzione, di cui tutti hanno avuta la parte loro, allora siete dei bastardi e non dei figli. Inoltre ben abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo molto di più ora al Padre degli spiriti, per vivere? Costoro infatti ci corressero per pochi giorni, come sembrava loro bene, ma egli ci corregge per il nostro bene affinché siamo partecipi della sua santità» (Ebrei 12:5-10).
Dio tiene molto alla nostra vita e al fatto che dobbiamo sviluppare il senso della responsabilità e la capacità di usare correttamente il libero arbitrio; questo richiede esperienza nel tempo; perciò ci lascia liberi di fare perfino scelte sbagliate, finché non ci accorgiamo dei risultati.  (Deuteronomio 30:15-19).
Dio vuole che impariamo dalle conseguenze di scelte sbagliate, che vediamo e sappiamo distinguere gli effetti negativi di decisioni insensate. E se ancora non capiamo è possibile che provi con un approccio più diretto riversando su di noi conseguenze negative. Ma il Suo obiettivo è sempre quello di riportarci sulla Sua strada e verso i Suoi insegnamenti.
George Barna, uno dei più grandi esperti americani di sondaggi di modelli comportamentali nel mondo della cristianità, ha osservato che le tradizioni inventate dall’uomo sono oggi molto più praticate e  radicate di quanto non lo siano gli insegnamenti della Bibba e di Gesù Cristo.
Capire e mettere in pratica gli insegnamenti biblici sembra essere poco importante oggi, non soltanto in America ma anche in Europa e nel resto del mondo. Le varie espressioni di devozione religiosa che vediamo nella nostra epoca sono tanto superficiali quanto quella dell’antico popolo d’Israele, il quale aveva abbandonato Dio ma continuava a considerarsi «popolo eletto».
Rivolgendosi direttamente ai sacerdoti che all’epoca avevano abbandonato le Sue leggi per predicare tradizioni umane, Dio esclamo:
«Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai rifiutato la conoscenza, anch’io ti rifiuterò come mio sacerdote; poiché tu hai dimenticato la legge del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figli. Più si sono moltiplicati, più hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in vituperio. Si nutrono del peccato del mio popolo e attaccano il loro cuore alla sua iniquità. Come del popolo così sarà del sacerdote: li punirò per la loro condotta e li ripagherò delle loro azioni» (Osea 4:6-9).
Oggi i semplici insegnamenti cristiani non sono più di “gran moda”, nemmeno fra quanti si reputano cristiani praticanti. Nonostante il mondo occidentale è quello che più d’ogni altro si trova coinvolto nella battaglia fra valori religiosi e laici, dove il laicismo ha vinto praticamente quasi ovunque, solo pochissima gente – un «piccolo gregge» – si ritrova attivamente impegnata a vivere esplicitamente secondo gli insegnamenti della Bibbia, dando così la propria «testimonianza» al mondo.

La sentinella di Dio

In passato, la sentinella di una torre o di una muraglia difensiva aveva il compito di avvertire i suoi compatrioti di eventuali imminenti minacce. Nel corso dei secoli, Dio ha dato ai Suoi più fedeli servitori una simile responsabilità.
In Ezechia leggiamo l’esempio di un simile incarico: «Figlio d’uomo, io t’ho stabilito come sentinella per la casa d’Israele quando udirai una parola dalla mia bocca, li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: ‘Certamente morirai’ e tu non l’avverti e non parli per avvertire l’empio di abbandonare la sua via malvagia perché salvi la sua vita, quell’empio morirà nella sua iniquità, ma del suo sangue domanderò conto a te.
«Ma se tu avverti l’empio, ed egli non si ritrae dalla sua empietà e dalla sua via malvagia, egli morirà nella sua iniquità, ma tu avrai salvato la tua vita» (Ezechia 3:17-19).
Questa rivista, La Buona Notizia,  ha il compito di proclamare gli insegnamenti biblici e di dare avvertimenti appropriati all’umanità del nostro tempo. Le catastrofi e le sofferenze aumenteranno, per questo la nostra missione è quella di aiutare i lettori di questa rivista a comprendere che Dio non sta ignorando ciò che sta accadendo.
Suggeriamo inoltre di consultare altro materiale e altra documentazione realizzati per lo stesso scopo. Speriamo vivamente che tu possa trarre vantaggio da queste risorse informative, cercando non solo di leggere, vedere o ascoltare ma di metterne in pratica il contenuto. Non per appartenere ad una lobby umana, ma per instaurare un rapporto vero e duraturo con Dio.
Viviamo in un’era in cui le catastrofi sono definite “atti di Dio” e solo pochi capiscono perché Egli permette che avvengano. Dio non è negligente o indifferente, ma vuole che riconosciamo quanto Lui e la Sua santa via siano indispensabili alla nostra esistenza.
Tutti quelli che credono e sperano in Dio e che basano la propria vita sui Suoi insegnamenti, riconfermati da Gesù Cristo e fedelmente trascritti ancora nella Bibbia, possono trarre conforto da queste parole: «Non siate amanti del denaro e accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Talché possiamo dire con piena fiducia: Il Signore è il mio aiuto. Che mi potrà far l’uomo» (Ebrei 13:5).
Se vogliamo che Dio ci annoveri nel Suo «piccolo gregge», dobbiamo mettere in pratica Giacomo 1:22-25: diventare «facitori» della Parola di Dio, e non semplici «uditori».
«Perché se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile a un uomo che mira la sua natural faccia in uno specchio; e quando s’è mirato se ne va, e subito dimentica qual era. Ma chi riguarda bene addentro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera. questi, non essendo un uditore dimentichevole ma facitore dell’opera, sarà beato nel suo operare.
«Perciò, deposta ogni lordura e resto di malizia, ricevete con mansuetudine la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre».
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