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Dio come si manifesta?

La voce di Dio tuonò: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra…; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità … e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti» (Esodo 20:4-6).

Per essersi espresso così Dio deve avere certamente una ragione. Quale?
Il Secondo Comandamento va dritto al cuore del nostro rapporto con il Creatore. Infatti, questo comandamento riguarda alcune questioni cruciali: come possiamo sentire Dio? Come lo potremmo spiegare a noi stessi e agli altri? Gli idoli sono delle rappresentazioni di divinità false, inesistenti: eppure, non sarebbe forse meglio per noi utilizzare delle figure o delle immagini che rappresentino il vero Dio? In fondo, qual è il modo appropriato per adorare o venerare l’unico vero Dio?

Nel Primo dei Dieci Comandamenti abbiamo appreso quanto sia sbagliato permettere a qualsivoglia cosa creata di diventare più importante ai nostri occhi del nostro Creatore. Il Secondo Comandamento si differenzia dal Primo per il fatto che spiega come, nella nostra adorazione o venerazione, non dobbiamo ridurre Dio a qualcosa che assomigli ad un oggetto fisico o ad una qualsiasi creatura umana o angelica. In effetti, una tale adorazione o venerazione è senz’ombra di dubbio disapprovata da Dio e per Lui totalmente inaccettabile. Infatti, questo Secondo Comandamento vieta esplicitamente l’adorazione o venerazione anche di qualsiasi tipo di scultura o immagine, sia materiale sia spirituale, e «qualsiasi somiglianza con ogni cosa che sta sopra il cielo, o che è sotto la terra».

Dio ha ciononostante creato una “immagine” di Sé Stesso sulla terra, rappresentata dall’essere umano. Egli ci dice espressamente di aver creato «l’uomo a sua immagine e somiglianza; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Genesi 1:27). Allo stesso tempo Dio ci dice di non adorare né venerare alcuna immagine, nemmeno quella umana. L’essere umano, in quanto creatura, deve essere rispettato, valorizzato e amato, ma mai oggetto di adorazione o venerazione.

Il nostro Creatore non è una creatura, non è nemmeno una statua, non una figura o un dipinto senza vita. Qualsiasi tentativo di riconoscere Dio in creature angeliche o presunti santi in paradiso, o di rappresentarlo con immagini e sculture, distorce e limita la nostra percezione di ciò che Egli è realmente: in questo modo anche il rapporto con Lui risulta danneggiato.

Di tutte le cose sulla terra o nei cieli, soltanto gli esseri umani viventi riflettono un’immagine dell’Iddio Creatore. Nonostante ciò Dio ne proibisce l’adorazione o la venerazione. Allo stesso modo, come essere umano, Gesù Cristo è stato “l’immagine” di Suo Padre. Gesù stesso, durante la Sua esperienza terrena di essere umano, non permise mai di essere adorato prima di tornare alla gloria divina dalla quale era provenuto.
Ma allora perché Dio ha creato gli esseri umani a Sua immagine e somiglianza? Per darci il potenziale di diventare letteralmente Suoi FIGLI! Sviluppare in noi stessi il santo e giusto carattere di Dio è lo scopo per cui Egli ci ha messo al mondo. Questa è la ragione per cui è così importante comprendere bene l’intento del Secondo Comandamento.

Solo Dio decide come rivelare Se Stesso

In un certo senso, Dio, attraverso il Secondo Comandamento, dice all’umanità: «Non provate a dirmi a che cosa io assomigli. Sono io a dirvi come mi manifesto a voi! È importante che voi comprendiate in tutta chiarezza che non accetterò alcuna umana rappresentazione di me stesso». Abbiamo comunque bisogno di capire appieno quanto siamo simili a Dio nel nostro stato attuale. Dobbiamo anche sapere come siamo destinati a divenire ancora più simili a Lui.

Dio ci concede alcune capacità creative e di comando che corrispondono alle Sue stesse capacità, sebbene su scala molto più ridotta. Di tutta la Sua Creazione materiale, noi siamo le Sue uniche creature in grado di esercitare poteri intellettivi, arbitrali, d’agenzia morale. Le nostre menti possono ragionare, analizzare, programmare e immaginare il passato e il futuro. Noi possiamo progettare e costruire, creare letteratura, arte, musica e poesia. Possiamo organizzare, amministrare e governare. Insomma siamo molto simili a Dio, anche se molto lontani dall’eguagliarlo.

In quanto esseri umani, siamo molto distanti dall’essere come Dio. Il nostro temperamento tende alla debolezza. I nostri rapporti reciproci lasciano ancora molto a desiderare. La nostra capacità di comprensione spirituale è limitata, se non addirittura deviata o distorta. Le nostre percezioni sono spesso imprecise. Le nostre opinioni sono parziali: coltiviamo pregiudizi e siamo subito pronti ad entrare in conflitto gli uni con gli altri. Siamo davvero lontani dall’essere “degni” figli di Dio. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio.

L’esempio perfetto

Ad ogni modo, non possiamo dire di non avere a disposizione un modello ideale al quale conformarci. Gesù Cristo, in quanto essere umano, ha rappresentato così alla perfezione ciò che è Dio da poter dire ai Suoi discepoli, «Colui che ha veduto Me, ha veduto il Padre…» (Giovanni 14:9).

L’apostolo Paolo descrive Gesù Cristo come «l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di ogni creatura», divenuto tale grazie alla Sua risurrezione (Colossesi 1:15). Egli descrive i veri cristiani come coloro che hanno «svestito l’uomo vecchio coi suoi atti e rivestito il nuovo, che si va rinnovando in conoscenza ad immagine di Colui che l’ha creato» (Colossesi 3:9-10).

Dio vuole cambiare la natura spirituale dell’umanità. Così come Cristo è «l’immagine [il carattere] dell’invisibile Iddio», anche noi siamo potenziali ricevitori del santo carattere di Cristo e del Padre Eterno. Sta per giungere il tempo in cui Dio trasformerà l’esistenza fisica di quelli che sono divenuti nel cuore e nella mente simili a Lui, in una condizione di purezza spirituale, sia nella mente sia nel corpo glorioso della futura risurrezione!

L’apostolo Paolo ha descritto ai credenti di Corinto i modi di questa metamorfosi decisiva. «Or questo dico, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né la corruzione può infestare l’incorruttibilità. Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tromba. Perché la tromba suonerà, e i morti resusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità» (I Corinzi 15:50-53).

Questo passaggio descrive i termini in cui Dio completerà questa incredibile trasformazione degli esseri umani, i quali alla fine erediteranno la Sua stessa essenza. Anche l’Apostolo Giovanni ha descritto lo stesso scenario, quando ha scritto: «Diletti, ora siamo figli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è» (I Giovanni 3:2). Il nostro potenziale destino, quindi, è diventare pienamente «figli di Dio», se ci affidiamo a Lui con fede e in obbedienza ai Suoi comandamenti.

Dio ci chiede senso di responsabilità

Queste considerazioni ci portano all’ultima parte del Secondo Comandamento: «Perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti» (Esodo 20:5-6).

Dobbiamo istruire i nostri figli nella verità. Dio ci ritiene responsabili delle nostre parole e delle nostre azioni. Inchinarsi di fronte ad un idolo, nella pretesa di poter così rendere omaggio a Dio, potrebbe anche apparire un atto di grande devozione, ma è invece una trasgressione della volontà di Dio. Invece, da coloro che lo venerano sinceramente e consapevolmente, Iddio si aspetta una dimostrazione di amore che comporti l’osservanza intimamente sentita dei Suoi comandamenti, e non certo riti inutili verso un qualunque oggetto o creatura umana, angelica o presunto “santo in paradiso”
Gesù lo ha detto chiaramente: «Iddio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità» (Giovanni 4:24). Non dobbiamo venerare Dio con delle immagini e dei rituali privi di senso. Gesù ha ben spiegato che «i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede» (versetto 23). Spirito e verità: vuol dire amare la Sua santa parola e viverla! Questa è l’adorazione approvata da Dio.

La conoscenza e la comprensione della verità di Dio sono essenziali per sviluppare il giusto e santo carattere ch’Egli desidera creare in noi. Questo significa che dobbiamo imparare a crescere (II Pietro 3:18). Leggiamo: «Figlio mio, se ricevi le mie parole e serbi con cura i miei comandamenti, prestando orecchio alla sapienza e inclinando il cuore all’intelligenza; sì, se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti da a scavarla come un tesoro, allora intenderai il timor dell’Eterno, e troverai la conoscenza di Dio» (Proverbi 2:1-5).

Ancora una volta impariamo a comprendere ciò che Dio ci vuole rivelare: Egli ci ritiene responsabili dell’uso che facciamo della conoscenza spirituale che prima o dopo ci è inevitabilmente rivelata. Dobbiamo quindi vivere pienamente la conoscenza che ci è stata rivelata, perché solo così potremo davvero essere annoverati tra i fedeli di Dio (Romani 2:13; Giacomo 1:22-25). L’apostolo Giovanni l’ha detto chiaramente: «Chi dice: io l’ho conosciuto e non osserva i comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui» (I Giovanni 2:4). Obbedire a Dio significa adorarlo imitandolo, pensando e agendo proprio come fa LUI. Significa diventare come Lui a livello interiore. Dobbiamo consentirgli di “modellarci” spiritualmente a Sua immagine e somiglianza. L’adoriamo e lo onoriamo realmente solo credendo e vivendo in armonia con la Sua Parola.

Gli effetti nocivi e letali dell’idolatria

Un’immagine, un dipinto o una rappresentazione materiale di una divinità non può mai avere né vita né potere. Anche se conoscessimo esattamente come Dio appare, non potremmo comunque raffigurare alcuna icona che possa rappresentare le infinite sfaccettature del Suo carattere rivelateci dalla Sua Parola. In determinate occasioni Dio agisce con benevolenza e con generosità, mentre in altre Egli agisce con grande ira e potenza. Egli non vuole che Lo percepiamo come “congelato” in un particolare aspetto della Sua personalità o del Suo temperamento. Egli ci chiede di leggere le Sue parole e di imparare ciò che Egli è realmente, e ci chiede di emularlo!

Dopo aver scritto i Dieci Comandamenti su tavole di pietra, Dio ha spiegato il motivo per cui Egli non voleva che si usasse alcuna immagine per venerare il Suo culto. «Or dunque, siccome non vedeste alcuna figura il giorno che l’Eterno vi parlò in Horeb in mezzo al fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, la rappresentazione di qualche idolo, la figura d’un uomo o di una donna, la figura di un animale fra quelli che vi sono sulla terra, la figura d’un uccello che vola nei cieli, la figura d’una bestia che striscia sul suolo, la figura d’un pesce che vive nelle acque sotto la terra; ed anche affinché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito celeste, tu non sia tratto a prostrarti davanti a quelle cose e ad offrir loro un culto. Quelle cose sono il retaggio che l’Eterno, l’Iddio tuo, ha assegnato a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli; ma voi l’Eterno vi ha presi, vi ha tratti fuori dalla fornace di ferro, dall’Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse in proprio, come oggi difatti siete» (Deuteronomio 4:15-20).

Dio voleva che gli Israeliti ricordassero che era loro dovere onorare l’Iddio vivente e non un idolo: Egli chiese quindi a loro di rivolgere sempre le preghiere al Creatore, ma mai ad oggetti che facessero parte della Sua Creazione. Egli ha comandato loro: «Guardatevi dal dimenticare il patto che l’Eterno, il vostro Dio, ha fermato con voi, e dal farvi alcuna immagine scolpita, o rappresentazione di qualsivoglia cosa che l’Eterno, l’Iddio tuo, t’abbia proibita» (Deuteronomio 4:23). Le rappresentazioni di divinità, scolpite o dipinte su muri, su ceramiche o su altri materiali, sono comprese negli oggetti d’idolatria, proibiti dalla Legge divina (Numeri 33:52).

Secoli dopo, in tempi di Nuovo Testamento, il Secondo Comandamento è ancora valido. L’apostolo Giovanni viene ammonito dall’angelo di Dio a non prostrarsi in adorazione nemmeno davanti all’angelo stesso: «Non farlo!» – l’angelo rispose – «Io sono tuo conservo [una creatura come te]. Adora solo Iddio!» (Apocalisse 22:8-9).

Nelle religioni idolatre del mondo antico, l’adorazione di idoli era intrinsecamente connessa alla fertilità degli animali, delle piante e della terra. Associando la fertilità umana alle forze naturali rappresentate dai loro idoli, proprio come il sole, la pioggia e la terra, queste religioni elaborarono riti di fertilità che includevano anche orge sessuali e l’esercizio legalizzato o tollerato della prostituzione nei luoghi di culto. L’immoralità costituiva il centro dei rituali nel tempio. Queste “civiltà” iniziavano alla maturità giovani fanciulle che venivano là rinchiuse, costrette ad indossare le vesti di prostitute del tempio. Gli uomini usavano frequentare i bordelli del tempio in occasione della celebrazione del culto delle loro divinità locali. Immoralità e degenerazione erano rivestite di significato religioso e quindi considerate «virtù», come succede oggi in molti casi.

Questo è il motivo per cui l’idolatria e l’immoralità sono così spesso associate l’una all’altra nella Bibbia. L’apostolo Paolo ha scritto, a proposito di questo problema: «Fate dunque morire le vostre membra sulla terra, le quali sono: fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia, la quale è idolatria» (Colossesi 3:5). Anche l’apostolo Pietro ha associato il comportamento volto ai piaceri carnali con l’idolatria: «Poiché basta l’aver dato il vostro passato a fare la volontà dei Gentili col vivere nelle lascivie, nelle concupiscenze, nelle ubriachezze, nelle gozzoviglie, negli sbevazzamenti, e nelle idolatrie nefande. Per la qual cosa trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza, e dicono male di voi» (I Pietro 4:4-5).

L’influsso negativo delle potenze occulte della malvagità

L’idolatria, qualunque sia la forma in cui essa si manifesta, è condannata senza alcuna eccezione nel Nuovo Testamento, così come accadeva nel Vecchio Testamento. L’apostolo Paolo lodava quelli che si erano «convertiti dagli idoli a Dio per servire il vero Dio vivente» (I Tessalonicesi 1:9) ed ammoniva gli altri, «Perciò, miei diletti, rifuggite l’idolatria» (I Corinzi 10:14).

In modo ancora più significativo, lo stesso apostolo ha spiegato le ragioni per cui l’utilizzo di immagini di divinità come ausili per il culto sia così sbagliato. «Che dico io dunque? Che la carne sacrificata agli idoli sia qualcosa? Che un idolo sia qualcosa? Tutt’altro: io dico che le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio, or io non voglio che abbiate comunione coi demoni» (I Corinzi 10:19).

Ben nascosta dietro le icone e ogni altra immagine di idolatria, c’è la mano di Satana: «E se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, dei quali l’iddio di questo secolo ha accecato le menti, affinché la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro» (II Corinzi 4:3-4).

Satana condiziona la gente a presenta anche il Figlio di Dio, agli occhi della loro mente, sotto forma di un’immagine senza vita, inanimata. Lo scopo di Satana è quello di distogliere l’attenzione dal vero Gesù Cristo in quanto Parola vivente perfetta e vibrante del vero Dio, così come è descritta nei quattro Vangeli. Rendendo l’umanità cieca di fronte all’importanza dei comandamenti di Dio, Satana ha influenzato sia i Giudei a non riconoscere Gesù di Nazareth come Messia, sia una parte del mondo cristiano, inducendo molte pesone sincere ad adorare o venerare icone, statue e immagini che “piangono”, incluse le “apparizioni mariane”, in netto contrasto con il dettame del Secondo Comandamento di Dio. Il Vangelo, scritto anni dopo l’ascensione di Gesù, afferma che “Nessuno è salito in cielo, se non Colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell’uomo che ora è nel cielo” (Giovanni 3:13). Chi crede davvero al Vangelo deve credere che certi “miracoli” o apparizioni non provengono da Dio, se spingono le masse a praticare l’idolatria, violando il comandamento di Dio.

Ricordiamo lo scopo per cui siamo stati creati

Il Secondo Comandamento è un monito costante espresso per ricordarci che soltanto noi, esseri umani, fra tutte le creature viventi, siamo fatti ad immagine di Dio. Solo noi possiamo essere trasfigurati nell’immagine spirituale di Cristo, che, naturalmente, è venuto sulla terra in quanto immagine perfetta del nostro Padre celeste. Questo comandamento protegge il nostro rapporto speciale con il nostro Creatore, il quale ci ha creato a Sua immagine e somiglianza e ci sta ancora oggi modellando a Sua immagine spirituale, cioè nel Suo santo e perfetto CARATTERE.

Il Secondo Comandamento ci rammenta che Dio è di gran lunga più grande di qualsiasi cosa possiamo vedere o immaginare. Non dobbiamo mai permettere che questa consapevolezza venga rimossa dalla nostra mente ed è necessario fare in modo che il nostro culto al vero Dio non venga più contaminato dall’utilizzo di qualche immagine o di qualcos’altro di analogo.

In conclusione, rappresentare Dio secondo le concezioni umane o attraverso immagini e sculture – o attraverso gli astri del cielo – è come avere di Dio una visione estremamente limitata, perché Dio può corporalmente trasformarsi e trasferirsi come e dove vuole. Inoltre, “Dio è Spirito”. Il Suo Spirito è ONNIPRESENTE e nulla può essere nascosto alla Sua mente. Se mai l’uomo riuscisse a rappresentare l’onnipresenza di Dio, dovrebbe adorare solo quella!

(Per eventuali approfondimenti: info@labuonanotizia.org )
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